Qual e' l'origine ultima delle leggi della fisica?
Scritto da: Luigi Maxmilian Caligiuri
Fisica dell'incredibile
Qual è l'origine ultima delle leggi della fisica?
Perché esiste tutto ciò che esiste? Perché esiste un
universo fatto di atomi, pianeti, stelle, galassie, esseri viventi e dotato di
tutte quelle specifiche caratteristiche direttamente o indirettamente
sperimentabili? Perché questo universo risulta nel complesso stabile e
ordinato? Ciò che esiste è emerso dal nulla senza una particolare ragione o è,
al contrario, il risultato della creazione attuata da un’entità superiore, sia
essa un Dio o più in generale un Principio primo di natura impersonale? E in
questo caso, potrebbe essere Dio la causa e la spiegazione della sua stessa
esistenza? E se Dio avesse in sé stesso gli attributi e le caratteristiche
della ragione della sua stessa esistenza non potrebbe essere così per
l’universo stesso nella sua interezza, ossia potrebbe il cosmo contenere in se
stesso la giustificazione della sua esistenza ed essere quindi auto-generato in
modo completamente necessario e inevitabile secondo quanto prescritto da un
dato insieme di leggi della fisica? Oppure l’universo esiste senza una
particolare ragione e da un tempo infinito?
Queste sono le domande fondamentali alle quali l’Uomo,
attraverso la Filosofia, la Religione e, soprattutto, la Scienza, cerca da
sempre di dare una risposta. È indubbio che una possibile riposta a tali
quesiti presuppone una specifica visione della realtà nella sua interezza e, in
particolare, di ciò che chiamiamo “Universo”.
Fino a non molto tempo fa si pensava che l’universo
coincidesse con il cosmo osservabile (tecnicamente quello contenuto entro il
nostro “orizzonte” ovvero la porzione a noi accessibile tramite le
osservazioni) ma le teorie cosmologiche basate sulla meccanica quantistica
hanno rivoluzionato tale paradigma permettendo l’introduzione del concetto di
“Multiverso”, ossia di un modello in cui la totalità di ciò che esiste sarebbe
costituita da un insieme, contenente un numero potenzialmente infinito di
elementi, composto da ragioni di spazio-tempo immense, ognuna delle quali
corrispondente ad uno specifico “universo”. Oppure, come altri hanno proposto,
sia noi osservatori coscienti, sia tutta la realtà in cui siamo “immersi”,
saremmo “semplicemente” il risultato di uno schema di attività (o, in altre
parole, di un insieme di algoritmi) eseguito da un ipercomputer (quantistico)
che “simulerebbe” l’esistente. O, ancora, dovremmo preferire una
rappresentazione dell’universo, simile a quella propria da molte religioni,
secondo la quale questo sarebbe una “struttura” o uno “schema” creato da una
divinità infinita e onnipotente?
Probabilmente, il concetto di una realtà che si
auto-giustifica e si auto-genera è quello a prim’acchito più difficile da
comprendere ma che appare, per molti versi, più vicino all’impostazione
suggerita da diversi modelli cosmologici.
Ciò è dovuto alla naturale e logica tendenza nello
spiegare un concetto o un fatto, ricorrendo a un altro concetto o fatto e così
via, conducendo così all’impossibilità di giungere a un punto finale della
catena logica, in cui il passaggio precedente sia il nulla assoluto. Ma le cose
stanno proprio così o si può ammettere che la realtà possa effettivamente
autogenerarsi dal nulla assoluto, ossia dall’assenza non solo di ciò che esiste
ma anche di qualsiasi realtà possibile? Tale conclusione appare, come vedremo,
ragionevolmente non sostenibile.
Dobbiamo rilevare, a questo punto, che qualsiasi
considerazione sull’origine di ciò che esiste non può non tenere conto della
differenza tra ciò che possiamo considerare puramente reale e ciò che invece si
manifesta effettivamente nella realtà. Ad esempio la definizione
dell’operazione aritmetica 2+2=4 può essere senza dubbio considerata come reale
ma ciò è sufficiente a concludere che essa esista nella realtà? Tale questione,
in verità estremamente profonda, si riferisce alla differenza tra ciò che è
logicamente possibile e ciò che, essendo logicamente possibile e non
contraddittorio, si manifesta effettivamente sotto forma di oggetti e/o
fenomeni reali sperimentabili nell’universo. In virtù di tale differenza,
sembrerebbe possibile assumere che non tutto ciò che possiamo considerare reale
dipenda o si basi o implichi l’esistenza di entità reali, escludendo, in tal
modo, la sussistenza di una manifestazione dell’esistente basata su un
principio di necessità a partire da entità logicamente reali. Ciò potrebbe
implicare, in particolare, che la domanda da cui siamo partiti - “perché esiste
ciò che esiste ?” – non abbia necessariamente una risposta definita, ammettendo
così la possibilità che l’universo esista senza una ragione specifica. D’altra
parte, da un punto di vista prettamente logico, appare ovvio che uno scenario
caratterizzato dalla presenza di entità reali risulti più probabile del nulla
assoluto, per il semplice fatto che il primo può manifestarsi in una
moltitudine di modi, in contrasto con il secondo. Tuttavia tale argomentazione
logico-formale non è ovviamente sufficiente a fornire, di per sé, una risposta
esauriente ai nostri interrogativi di partenze e, soprattutto, a spiegare la
complessità, varietà, ordine e armonia dell’universo. Per tentare di dare
riposta a tale profondi interrogativi è necessario allora entrare nel dominio
della Fisica fondamentale e della Cosmologia analizzando, alcune tra le più
significative teorie sinora elaborate.
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