Il potere curativo della Musica
La musica ha poteri curativi ed è in grado di contribuire
al risveglio dal coma e al miglioramento della qualità della vita nei malati di
Alzheimer...
di Silvia C. Turrin - 07/02/2014
Il potere curativo della Musica
In questi ultimi anni, come giornalista e appassionata di
suoni, ho avuto modo di approfondire varie tematiche connesse alla
musicoterapia. Grazie a interviste, incontri e dialoghi con esperti ho raccolto
parecchi dati che confermano quanto la musica abbia la capacità di migliorare
la qualità di vita delle persone, anche affette da alcune patologie gravi come l’Alzheimer
e disturbi (quali stress e insonnia) tipici dei ritmi esistenziali frenetici.
Ricerche che ho voluto sintetizzare in un libro intitolato Viaggi nei suoni che
curano (edizioni Atti Poetici, 2013). Partendo dalle tante informazioni
raccolte in questi anni, più che considerare gli aspetti teorici, vorrei qui
illustrare alcuni casi concreti che testimoniano “il potere curativo della
Musica”.
Il potere della musica nel risveglio dal coma
Nei primi giorni del 2011, negli Stati Uniti si verificò
una strage terribile: l’allora ventiduenne Jared Loughner scatenò una
sparatoria, in cui morirono sei persone e altre dodici furono ferite in modo
grave. L’episodio avvenne durante il comizio di Gabrielle Giffords, deputata
del Partito Democratico, impegnata in ambito sociale ed ecologico. Loughner le
ha sparato alla testa. Un colpo che le avrebbe potuto togliere la vita
immediatamente. Subito le condizioni di salute della donna sono apparse gravissime.
In seguito a un difficile intervento chirurgico, la Giffords è stata attaccata
a un respiratore artificiale. Dopo soli cinque mesi dall’attentato, Gabrielle
era tornata sorprendentemente a sorridere.
A contribuire a questo “miracolo” è stata la musicoterapia,
attraverso il prezioso lavoro della dottoressa Maegan Morrow, che l’ha seguita
sin dall’inizio. Può sembrare incredibile, ma il “risveglio” dell’esponente
democratica è stato accelerato da una determinata canzone, “Twinkle Twinkle
Little Star”, che la musicoterapeuta Morrow diffondeva con voce e chitarra,
mentre la Giffords era distesa, immobile, sul letto di ospedale.
Il brano è una semplice filastrocca che generazioni di
genitori americani hanno cantato ai loro figli. Una canzone che anche la Giffords
sentiva da piccina e che riascoltandola nelle sue difficili condizioni ha
destato in lei una ripresa straordinaria: è come se le parole e la melodia
avessero toccato qualcosa di molto profondo in lei, che non riguarda il corpo,
ma la sfera emotiva, psicologica ed energetica.
Questo risveglio si è verificato in una clinica di
riabilitazione di Houston, l’Institute for Rehabilitation and Research (TIRR)
presso l’ospedale Hermann. Maegan Morrow stava cantando la filastrocca accanto
alla Giffords, quando all’improvviso la dormiente si è ridestata, iniziando lei
stessa a emettere lievemente le parole della canzone. Questi progressi
sorpresero tutti, in primis i medici che l’hanno soccorsa e operata, i quali
ritenevano che avrebbe certamente condotto una vita allo stato vegetativo. Ma
così non si è verificato!
Merito della musicoterapia a livello neurologico, che ha
come azionato “un interruttore” interno, portando la Giffords a reagire e a
riaprire gli occhi, a parlare, a cantare e a camminare. E tutto questo dopo
aver subito un terribile colpo alla testa che ha gravemente lesionato
l’emisfero sinistro del suo cervello, centro del linguaggio e dei movimenti del
corpo nella parte destra. La musicoterapeuta che la segue, la dottoressa
Morrow, ha spiegato come la musica e il ritmo lavorino e interagiscano in ogni
parte del cervello, aiutando il paziente a recuperare la parola, a riprendere a
camminare e ad affrontare le sfide emotive che si manifestano in una delicata
condizione psicologica, fisica, neurologica. Sono trascorsi tre anni (nel
momento in cui scriviamo) da quel terribile attentato e la Giffords, ormai
ripresasi completamente da quel dramma, ha deciso di impegnarsi in una campagna
volta al controllo dell’uso e dell’acquisto delle armi.
La musica per rinsaldare il legame tra madre e figlio nei
parti prematuri
L’incredibile potere, ancora in parte inesplorato, della
Musica lo si tocca con mano nei reparti di neonatologia. In alcuni ospedali
italiani si sono avviati importanti progetti di musicoterapia efficaci per
aiutare le mamme che hanno vissuto un parto pretermine. Un programma in tale
ambito è stato intrapreso da alcuni anni presso l’Ospedale “A. Manzoni” di
Lecco, grazie alla sensibilità del Dott. Rinaldo Zanini, Direttore del
dipartimento materno infantile. Con il coinvolgimento del musicoterapeuta Mauro
Galluccio, le mamme che hanno vissuto un parto pretermine vengono educate al
canto delle ninna nanne: un modo per riallacciare quella simbiosi madre-figlio
interrotta da un parto prematuro. Attraverso le ninna nanne composte dalle
stessi madri con il sostegno del musicoterapeuta, viene riprodotta quella
“prima orchestra sonora” che il bambino percepisce per la prima volta: è
quell’orchestra che il feto sente quando è nel ventre della mamma. Sono i suoni
e le onde del liquido amniotico, il respiro e il pulsare del cuore della mamma.
Tramite le ninna nanne il neonato riconosce quell’ambiente sonoro,
rassicurante, conosciuto, pieno di calore. È proprio grazie a queste musiche
dolci, cantate dalla mamma, che il bimbo ritrova e sviluppa il profondo
attaccamento verso colei che l’ha portato in grembo. Ecco perché sentendo le
vibrazioni vocali della mamma il neonato interrompe il pianto e ritrova più
facilmente la tranquillità.
Con il progetto ninna nanne il dott. Zanini e il suo
staff curano non solo polmoni, cuore, cervello del bimbo nato prematuramente,
ma il neonato nella sua totalità: considerano centrale la relazione che ha con
l’ambiente circostante e cercano di riprodurre i modelli di attaccamento che un
parto patologico in qualche modo interrompe, rendendoli più complessi, ma non
impossibili da rinsaldare. Da questa prospettiva la musicoterapia si rivela
strumento utilissimo, poiché i suoni riproducono in qualche modo le vibrazioni
presenti nel grembo materno, trasmettendo così quel calore che il bimbo ha
conosciuto mentre era immerso nel rassicurante liquido amniotico. Suoni e voce
che fanno bene alla mamma e al bimbo non soltanto a livello energetico e
psicologico. La musica stimola nella madre pace e armonia interiore, migliora
in lei la percezione corporea e favorisce un contatto più profondo con il
proprio mondo interiore. Il calore e la dolcezza della voce materna riporta il
bimbo alla calma e al benessere di quando era immerso nell’ambiente ovattato
del grembo materno. Gli effetti positivi di questo progetto avviato all’interno
del reparto di neonatologia dell’Ospedale di Lecco sono numerosi, stimolati
anche dall’atteggiamento protettivo e attento dell’intero staff composto da
infermiere e dottori verso genitori e neonati. Un atteggiamento che aiuta le
famiglie ad attraversare un lungo periodo pieno di angosce e speranze.
La musica migliora le condizioni psico-fisiche dei malati
di Alzheimer
Il potere curativo della Musica lo si riscontra anche
nella fase della terza età, come testimoniano le ricerche, ancora purtroppo di
nicchia, di David Aldridge. Partendo da casi-studio di cui lui si è occupato,
lo psicologo e musicoterapeuta norvegese sottolinea come l’uso della musica, in
un appropriato contesto clinico, possa migliorare le condizioni psico-fisiche
dei malati di Alzheimer o di chi sperimenta una situazione post-coma. Il suo
lavoro di musicoterapia si fonda sulla conoscenza approfondita della vita del
paziente che ha in cura. Il percorso sonoro scelto da Aldridge ricalcherà le
principali fasi esistenziali dell’individuo con demenza senile o affetto da
Alzheimer: ogni musica corrisponde perciò a un determinato evento, ritenuto
importante per il paziente sul piano psico-emotivo. Attraverso il riascolto di
certi suoni familiari viene stimolata la memoria. In un secondo momento, la
terapia da individuale può trasformarsi in terapia di gruppo, grazie all’uso
collettivo di strumenti musicali, che possono dar vita a una grande orchestra
sonora. L’interscambio fra anziani affetti da demenza senile, o affetti da
Alzheimer, è basilare per allontanare gli spettri della solitudine e della
chiusura. L’interrelazione aiuta a stimolare parti del cervello sopite e sprona
le persone al movimento. Intensificare questo approccio di gruppo è il cammino
individuato da Aldridge per rallentare i processi di deterioramento senile. In
molte situazioni, Aldridge ha constatato quanto la musica riesca a far emergere
emozioni e impulsi vitali dal punto di vista comunicativo: solo attraverso
questo linguaggio basato sulle note e talvolta sul canto l’interazione è
possibile coi suoi pazienti. Grazie ai suoni e al dialogo con vari strumenti
musicali i parenti possono nuovamente comunicare con il familiare, recuperando
così una relazione interpersonale qualitativamente migliore. Da quanto
evidenziato, emerge ancor la necessità di valorizzare la musicoterapia,
diffondendola nel quotidiano, nelle scuole, negli ospedali e nelle cliniche per
anziani.
Sergio D'Alesio, Capitanata
Il Potere Curativo della Musica - Libro + CD >>
http://goo.gl/xO5p88
Allegato il CD di Capitanata "Therapeutic Health
Music" - 432 Hz Natural Notes