Il cervello e' anarchico: intervista a Enzo Soresi
Medicina Non Convenzionale
La mente ci può fare ammalare, ma può anche favorire la
guarigione: un viaggio in medicina olistica, PNEI e fisica quantistica, in
compagnia del professor Enzo Soresi pneumologo e primario emerito all’Ospedale
Cà Granda di Niguarda – Milano
Marianna Gualazzi - 02/06/2018
Lo sento al telefono e mi colpisce subito per la sua
grande disponibilità e per la passione che nutre verso la ricerca e la
divulgazione delle nuove frontiere della medicina. Enzo Soresi, pneumologo e
primario emerito all’Ospedale Cà Granda di Niguarda – Milano, fino alla fine
degli anni Novanta, è sempre stato di larghe vedute: tra i primi in Italia a
interessarsi ed a prescrivere il rimedio antroposofico Viscum Quercus come
terapia adiuvante nei tumori polmonari, oggi parla della medicina come di una
scienza olistica, cosa che in pochi, soprattutto con una carriera così alle
spalle, sono disposti a fare con tanta serenità.
Pioniere della Medicina Integrata, da diversi anni Soresi
si occupa di divulgazione sui temi della prevenzione primaria, della PNEI e
della biologia mitocondriale. Lo abbiamo raggiunto al telefono per affrontare
con lui uno dei suoi temi preferiti: quello del cervello, di come possiamo
mantenerlo giovane e attivo e di come questo si relazioni con la mente, il
corpo e le emozioni.
Dottor Soresi, cosa possiamo dire oggi del rapporto tra
cervello, mente e corpo?
Oggi, alla luce delle nuove conoscenze della Biologia, la
Medicina va intesa come una scienza olistica, nel senso che lo sviluppo della
PNEI (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia) mette in relazione il cervello con
l'intero organismo. La PNEI è la scienza che sviluppa il tema del rapporto fra
il Sistema Immunitario, il Sistema Neuro-Endocrino e le strutture profonde del
cervello, note come "strutture limbiche" o "strutture
emozionali", anche esse, di natura neuro-endocrina. Pensate a una cellula,
pensate alla membrana cellulare e pensate alla comunicazione fra cellule, che
avviene attraverso neuro-trasmettitori, ormoni, neuropeptidi, citochine,
sostanze che fanno comunicare fra di loro i vari tipi di cellule. Calcolate che
nel nostro organismo ci sono 144 tipi diversi di cellule e che vengono prodotti
oltre 1.000 tipi di neuro-trasmettitori, che "comunicano " con i
recettori della cellula.
Tutto questo intenso colloquio che avviene nel nostro
organismo, da chi è governato? È governato dalle emozioni. L'importanza
dell'emozione nel sostenerci, sani o malati, è fondamentale, perché l'emozione
attiva il meccanismo dello stress, che può essere negativo o positivo. Oggi
sappiamo che per mantenerci in salute è importante lavorare sulle emozioni e
sullo stress, e mantenere l’organismo in una condizione di omeostasi.
Che la condizione emozionale sia alla base della salute
di un individuo è dimostrato dal fatto che in Canada, da anni, c'è un
ambulatorio che è inserito in un ambito specialistico, dove il controllo
dell'emozione è la prima osservazione del paziente. Perché l'emozione è alla
base di tutto? Perché nessun atto razionale può prescindere da una spinta
emozionale. Questa affermazione è stato sostenuta da Antonio Damásio,
neuro-fisiologo portoghese, che nel 1995 ha scritto un interessante libro,
edito da Adelphi, dal titolo L'errore di Cartesio.
Se nessun atto decisionale può quindi prescindere da una
spinta emozionale, potete capire l'importanza delle emozioni
nell'organizzazione del nostro organismo.
Nel suo libro Il Cervello Anarchico, ma anche in
Mitocondrio Mon Amour e in Guarire con la Medicina Integrata, lei parla
diffusamente del tema dello sviluppo del cervello: lo vuole accennare anche ai
nostri lettori?
Quanti di noi sanno che quando nasciamo il cervello non è
definito ma pesa sette etti e, nell'Homo Sapiens, diventa maturo nei due
successivi anni di vita? Noi medici studiamo l'embriologia, e successivamente
studiamo il cervello, già formato. In quei primi due anni la costruzione del
cervello avviene su base emozionale, perché in quegli anni non c'è conoscenza,
non c'è il linguaggio, c'è solo l'emozione. L'emozione modulata da chi ci
circonda e si prende carico di noi, in primis la madre e successivamente tutto
l’ambiente che ci circonda. Nel 2010 organizzai, a Milano, al cinema Oberdan un
interessante convegno dal titolo "Perché dobbiamo amare i bambini".
L’idea mi venne a seguito della lettura di un libro dal titolo Perché dobbiamo
amare i bambini scritto da una psicanalista di Oxford, Sue Gerhardt, ed edito
da Cortina nel 2006. La Gerhardt spiega perché l'amore di chi ci circonda e si
prende cura di noi è essenziale per lo sviluppo cerebrale nei primi anni di
vita e in che modo le interazioni precoci tra genitori e figli hanno
conseguenze importanti, e difficilmente reversibili, per il nostro cervello.
Questo fondamentale momento della nostra esistenza non è preso in
considerazione dalla nostra società, mentre dovrebbe essere un periodo di
estrema attenzione e delicatezza la cui conoscenza andrebbe promossa
nell'ambito delle scuole materne e della famiglia. La famiglia è alla base di
tutto. Se ho un nonno violento, o un padre violento, o una madre disaffettiva,
pensate alle conseguenze che può subire il mio cervello nel suo sviluppo.
L'armonia è fondamentale, in quei primi anni, per la costruzione dell’organo
più straordinario e complesso che esista nell’universo conosciuto.
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Scienza e Conoscenza n. 64 - Rivista Cartacea
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