Meno calorie per perdere peso? Un mito da sfatare
Alimentazione e Salute
Perché le diete basate sulla restrizione calorica non
funzionano, anzi spesso ci fanno riprendere i chili con gli interessi? Le
ricerche più all'avanguardia ci spiegano come dimagrire e mantenere il peso
forma nel tempo e senza difficoltà
di Claudio Lombardo - 10/07/2018
Se qualche volta avete seguito una dieta, non è
necessario dirvi quanto il corpo lavori per frustrare ogni sforzo di ridurre
l’adiposità e sabotare il regime alimentare dimagrante.
Studi di follow-up a lungo termine sul trattamento
dell’obesità indicano come il 90% di coloro che perdono peso lo riacquistano
entro pochi anni (Garner, Wooley, 1991), a volte anche con gli interessi
(Sarlio-Lahteenkorva S., Rissanen A., Kaprio J., 2000).
Ma perché accade questo? Perché le diete che propongono
la riduzione progressiva dell’apporto calorico sono destinate a fallire?
Il custode delle riserve di grasso
Ultime ricerche nel campo dell’epigenetica revocano il
primato ai geni, come dispensatori assoluti di ordini, stabilendo che essi sono
sensibili a ciò che si verifica in “periferia”, nel nostro ambiente.
Tuttavia, il nostro organismo possiede veri e propri
“congegni” regolatori che rispondono a leggi primitive. Il corpo umano è
settato geneticamente a decine e decine di migliaia di anni fa, ovvero le
risposte a determinate circostanze, come la riduzione alimentare, vengono
percepite come una minaccia. In quel lontano periodo vissuto dai nostri
progenitori, trovare cibi commestibili – e, soprattutto, in quantità adeguate
da sfamare, oltre sé stessi, l’intero gruppo di cui si faceva parte –
rappresentava una vera e proprio impresa quotidiana. Così, la disponibilità di
cibo era legata più intensamente di quanto avvenga oggi alla sopravvivenza
dell’uomo, sia in termini di reperibilità che di disponibilità di risorse alimentari.
In questa circostanza l’organismo ha maturato dei meccanismi di equilibrio
relativi alla salvaguardia della propria integrità: l’accumulo grasso e la sua
custodia. Questo è il principale motivo per cui è molto più facile ingrassare
che perdere peso.
Comportamenti correlati ai livelli di grasso corporeo
L’associazione tra grasso corporeo e comportamento
alimentare suggerisce l’esistenza di una forma di comunicazione dal tessuto
adiposo al cervello (Bear, Mark F., Barry W. Connors, and Michael A., 2007).
Esiste una sorta di regolazione del peso corporeo intorno a un valore di
riferimento o almeno a un range di peso fisso, che varia a seconda degli
individui, ma che si mantiene in modo relativamente costante per ogni singolo
individuo (Kessey, 2002).
Tutti i meccanismi fisiologici che agiscono attivamente
per ridurre o aumentare il dispendio energetico in risposta ai cali o agli
incrementi di peso sarebbero determinanti nell’attenuare gli effetti sia della
sovralimentazione nei periodi di abbondanza di cibo, sia della denutrizione in
tempi di carestia. Questo spiegherebbe perché coloro che si sottopongono a un
regime alimentare ristretto perdono solo una certa quantità di peso e lo
riguadagnano rapidamente.
Il fat point omeostatico
Il corpo umano è provvisto di un meccanismo di equilibrio
relativo alla perdita o all’aumento di peso definito fat point omeostatico.
Tale meccanismo è stato oggetto di studio; è possibile,
infatti, indurre nel ratto una perdita di peso riducendo drasticamente il suo apporto
calorico. Tuttavia, non appena messo di nuovo in condizione di accedere
liberamente al cibo, l’animale mangerà in eccesso fino a ripristinare
completamente i livelli iniziali di grasso corporeo. Ma ciò è vero anche nel
caso opposto: gli animali sottoposti ad alimentazione forzata per incrementare
la loro massa grassa, una volta messi in condizione di regolare da soli la loro
dieta, mangeranno meno fino al raggiungimento dei livelli di grasso normali.
Questo ci fa comprendere come il cervello tenga sotto controllo la quantità di
grasso corporeo e agisca per difendere dalle minacce dimagranti le riserve
energetiche (ipotesi lipostatica). Il corpo possiede una “memoria” e difende la
sua identità.
Riepilogando, esiste una “memoria” dell’organismo (il nostro
peso attuale) e un meccanismo che lo controlla nelle sue variazioni (fat point
omeostatico’).
I 3 passi fondamentali per perdere peso
Alla luce di queste scoperte, la nuova impostazione
dimagrante agisce prevalentemente su tre punti cardine:
1) la modulazione ormonale tramite la selezione di
specifici alimenti - e non solo rispetto al contenuto calorico (e.g. il pane
integrale ha, in linea di massima, le stesse calorie del pane bianco ma una
differente risposta insulinica)
2) l’aumento del dispendio energetico tramite l’attività
fisica piuttosto che una diminuzione progressiva del contenuto calorico
alimentare;
3) risultati graduali (alternando fasi di dimagrimento a
fasi di consolidamento del nuovo peso raggiunto) modificando in modo opportuno
la “memoria” del corpo evitano di far scattare quella “molla” genetica che
custodisce gelosamente la sua identità.
Questi espedienti risultano indispensabili per evitare
che l’organismo scali le “marce” al metabolismo e saboti la dieta dimagrante
aumentando il senso di fame nel momento in cui avverte una crescente scarsa
disponibilità di cibo.
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Scienza e Conoscenza n. 65 - Luglio-Settembre 2018
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Nuove Scienze, Medicina non Convenzionale, Coscienza