giovedì 12 luglio 2018

Meno calorie per perdere peso? Un mito da sfatare




Meno calorie per perdere peso? Un mito da sfatare

Alimentazione e Salute


Perché le diete basate sulla restrizione calorica non funzionano, anzi spesso ci fanno riprendere i chili con gli interessi? Le ricerche più all'avanguardia ci spiegano come dimagrire e mantenere il peso forma nel tempo e senza difficoltà

di Claudio Lombardo - 10/07/2018

Se qualche volta avete seguito una dieta, non è necessario dirvi quanto il corpo lavori per frustrare ogni sforzo di ridurre l’adiposità e sabotare il regime alimentare dimagrante.

Studi di follow-up a lungo termine sul trattamento dell’obesità indicano come il 90% di coloro che perdono peso lo riacquistano entro pochi anni (Garner, Wooley, 1991), a volte anche con gli interessi (Sarlio-Lahteenkorva S., Rissanen A., Kaprio J., 2000).

Ma perché accade questo? Perché le diete che propongono la riduzione progressiva dell’apporto calorico sono destinate a fallire?

Il custode delle riserve di grasso

Ultime ricerche nel campo dell’epigenetica revocano il primato ai geni, come dispensatori assoluti di ordini, stabilendo che essi sono sensibili a ciò che si verifica in “periferia”, nel nostro ambiente. 

Tuttavia, il nostro organismo possiede veri e propri “congegni” regolatori che rispondono a leggi primitive. Il corpo umano è settato geneticamente a decine e decine di migliaia di anni fa, ovvero le risposte a determinate circostanze, come la riduzione alimentare, vengono percepite come una minaccia. In quel lontano periodo vissuto dai nostri progenitori, trovare cibi commestibili – e, soprattutto, in quantità adeguate da sfamare, oltre sé stessi, l’intero gruppo di cui si faceva parte – rappresentava una vera e proprio impresa quotidiana. Così, la disponibilità di cibo era legata più intensamente di quanto avvenga oggi alla sopravvivenza dell’uomo, sia in termini di reperibilità che di disponibilità di risorse alimentari. In questa circostanza l’organismo ha maturato dei meccanismi di equilibrio relativi alla salvaguardia della propria integrità: l’accumulo grasso e la sua custodia. Questo è il principale motivo per cui è molto più facile ingrassare che perdere peso. 

Comportamenti correlati ai livelli di grasso corporeo
L’associazione tra grasso corporeo e comportamento alimentare suggerisce l’esistenza di una forma di comunicazione dal tessuto adiposo al cervello (Bear, Mark F., Barry W. Connors, and Michael A., 2007). Esiste una sorta di regolazione del peso corporeo intorno a un valore di riferimento o almeno a un range di peso fisso, che varia a seconda degli individui, ma che si mantiene in modo relativamente costante per ogni singolo individuo (Kessey, 2002).

Tutti i meccanismi fisiologici che agiscono attivamente per ridurre o aumentare il dispendio energetico in risposta ai cali o agli incrementi di peso sarebbero determinanti nell’attenuare gli effetti sia della sovralimentazione nei periodi di abbondanza di cibo, sia della denutrizione in tempi di carestia. Questo spiegherebbe perché coloro che si sottopongono a un regime alimentare ristretto perdono solo una certa quantità di peso e lo riguadagnano rapidamente.

Il fat point omeostatico

Il corpo umano è provvisto di un meccanismo di equilibrio relativo alla perdita o all’aumento di peso definito fat point omeostatico.

Tale meccanismo è stato oggetto di studio; è possibile, infatti, indurre nel ratto una perdita di peso riducendo drasticamente il suo apporto calorico. Tuttavia, non appena messo di nuovo in condizione di accedere liberamente al cibo, l’animale mangerà in eccesso fino a ripristinare completamente i livelli iniziali di grasso corporeo. Ma ciò è vero anche nel caso opposto: gli animali sottoposti ad alimentazione forzata per incrementare la loro massa grassa, una volta messi in condizione di regolare da soli la loro dieta, mangeranno meno fino al raggiungimento dei livelli di grasso normali. Questo ci fa comprendere come il cervello tenga sotto controllo la quantità di grasso corporeo e agisca per difendere dalle minacce dimagranti le riserve energetiche (ipotesi lipostatica). Il corpo possiede una “memoria” e difende la sua identità.

Riepilogando, esiste una “memoria” dell’organismo (il nostro peso attuale) e un meccanismo che lo controlla nelle sue variazioni (fat point omeostatico’).

I 3 passi fondamentali per perdere peso

Alla luce di queste scoperte, la nuova impostazione dimagrante agisce prevalentemente su tre punti cardine:

1) la modulazione ormonale tramite la selezione di specifici alimenti - e non solo rispetto al contenuto calorico (e.g. il pane integrale ha, in linea di massima, le stesse calorie del pane bianco ma una differente risposta insulinica)

2) l’aumento del dispendio energetico tramite l’attività fisica piuttosto che una diminuzione progressiva del contenuto calorico alimentare;

3) risultati graduali (alternando fasi di dimagrimento a fasi di consolidamento del nuovo peso raggiunto) modificando in modo opportuno la “memoria” del corpo evitano di far scattare quella “molla” genetica che custodisce gelosamente la sua identità.

Questi espedienti risultano indispensabili per evitare che l’organismo scali le “marce” al metabolismo e saboti la dieta dimagrante aumentando il senso di fame nel momento in cui avverte una crescente scarsa disponibilità di cibo.

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Nuove Scienze, Medicina non Convenzionale, Coscienza