Ghiandola pineale: ecco come attiva i processi di
guarigione
Medicina Integrata
A lungo considerata di poca importanza dalla medicina
occidentale, la ghiandola pineale è in realtà fondamentale per la salute e ha
il compito di salvaguardare i processi di riparazione e guarigione che
avvengono nelle ore notturne
Paolo Giordo - 18/06/2020
La ghiandola pineale o epifisi è situata nella parte più
profonda del cervello, all’estremità posteriore del terzo ventricolo e si
collega mediante fasci nervosi alle strutture adiacenti.
Le sue cellule, dette pinealociti, producono
prevalentemente melatonina che viene riversata sia nel sangue che nel liquido
cefalo-rachidiano.
L’epifisi produce anche delle quantità di serotonina
(5-OH-triptamina) e, inoltre anche la DMT o dimetiltriptamina, una sostanza
dagli effetti allucinogeni contenuta anche nella pianta ayahuasca usata per
scopi mistici, la quale è stata messa in relazione con alterati stati di
coscienza, con esperienze trasformative e stati di consapevolezza mistica,
specialmente presenti durante la fase REM del sonno, fase nella quale sembra che
questa sostanza sia maggiormente prodotta.
La pineale è un organo ontogeneticamente molto vecchio e
appartiene alla famiglia dei cosiddetti organi secretori circumventricolari,
chiamati anche “finestre del cervello” i quali hanno la caratteristica di non
avere la barriera emato-encefalica.
La ghiandola pineale, comunque, è un organo conosciuto da
tempi antichissimi; tra i primi a descriverla fu Galeno (De Usu Partium) che
descrisse la sua forma come quella di una piccola pigna (da cui il nome).
In epoca moderna il filosofo Cartesio identificò la
pineale come sede dell’anima o meglio come il punto d’incontro tra l’anima
immortale (res cogitans) e il corpo caduco (res extensa).
La medicina occidentale non ha mai riservato una grande
attenzione a questa ghiandola osservando, comunque, che essa tende ad
atrofizzarsi e a calcificarsi con il passare degli anni.
La melatonina
Abbiamo detto che l’ormone più importante e conosciuto
secreto dalla pineale è la melatonina, nota per la sua regolazione dei ritmi del
sonno notturno.
La biosintesi della melatonina inizia con la captazione
dell’aminoacido triptofano dal sangue che circola all’interno della ghiandola.
Il triptofano viene idrossilato in posizione 5 e diventa 5-OH-triptofano il
quale viene a sua volta decarbossilato sino a diventare serotonina (5
idrossitriptamina). Attraverso altri passaggi chimici (acetilazione e
metilazione), la serotonina si trasforma in melatonina. La melatonina scompare
poi rapidamente dal plasma e dai tessuti dopo essere stata coniugata dal fegato
ed escreta con le urine.
La ghiandola pineale può essere considerata un
trasduttore neuroendocrino in quanto converte un input nervoso in un output
chimico ormonale.
Il buio è fondamentale perché avvenga la secrezione di
melatonina; maggiore è il buio e maggiore è la secrezione di questo ormone,
mentre la secrezione si attenua man mano che ci si avvicina all’alba.
Durante la notte la ghiandola pineale ripara e risincronizza
i danni e le attività alterate durante la vita diurna. Infatti nelle prime ore
di sonno il livello di cortisolo diminuisce sino all’azzeramento, mentre quello
della melatonina aumenta sino a raggiungere il suo massimo.
In condizioni di stress, veglie prolungate, ecc. il
livello di cortisolo permane alto, bloccando la trasformazione della serotonina
in melatonina e di fatto riducendone la produzione.
Pertanto, dal momento che il corpo riposa e “guarisce” di
notte, questi processi sono bloccati o alterati; di qui la stanchezza al
mattino e la mancata attivazione dei processi di guarigione.
Nei soggetti più anziani il ritmo e l’ampiezza della
secrezione della melatonina si riduce gradualmente, come se la ghiandola
perdesse gradualmente la sua capacità di secrezione di questo ormone.
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