lunedì 28 gennaio 2019

Ricerca della felicita' e campo background




La ricerca della felicita' e il campo magnetico di background

Psicologia Quantistica


La ricerca della felicità vista da un punto di vista diverso: troviamo l'equilibrio dentro di noi e intorno a noi. Come raggiungiamo la vera felicità?

Carmen Di Muro - 25/01/2019

Cosa spinge un individuo a ricercare la felicità? Chi di noi non vorrebbe scoprirne la risposta, così da saziarsi di questa magica sensazione. Se il raggiungimento di questo stato interiore si continuerà a decodificare esclusivamente attraverso molecole, ormoni, profitto o realizzazione, non si giungerà mai ad una soluzione esaustiva, in quanto essa è il sensazionale risultato di emozioni che si ritrovano da uno stato di caos in equilibrio, in periodi diversi della nostra esistenza. Questa, infatti, non è tanto il punto di arrivo, ma di partenza di un viaggio che dura tutta la vita, di cui il segreto è contenuto non tanto nella ricerca non di questo stato in sé, ma di un equilibrato campo di background, ovvero una tela adatta a noi su cui dipingere le nostre emozioni realizzando un capolavoro.

Per “Campo di background” o “Gravitazionale” s’intende un complesso di forze e campi elettromagnetici che fanno da sfondo al nostro procedere giornaliero.
Messa così si potrebbe dedurre che la sperimentazione di diversi campi di background, finché non si trova quello adatto a noi, ci potrebbe condurre e far assaporare questo stato di appagamento vibratorio ed interiore. Ma in realtà, nel misterioso ed elegante mondo dell’informazione quantica, le cose non funzionano proprio così, in quanto non esiste un unico campo esterno stabile che una volta trovato rimane invariato perennemente. Al contrario, siamo noi che, di volta in volta, siamo chiamati ad adattarci ai vari campi di forza a cui siamo sottoposti.

Ognuno è sottoposto a onde energeticamente informate provenienti dagli ambienti in cui viviamo. Esse sono generate in primis dalla natura, che è l’unica ad essere in sintonia con il suo campo di background, ossia la terra, che è molto più dinamica e ricettiva di quanto si possa credere. Essa risponde accuratamente ad ogni segnale ed impulso che la sfiora, inviando, allo stesso tempo, frequenze vibratorie all’intero universo. In presenza di luoghi altamente naturali, le vibrazioni della terra non dovrebbero variare in quanto risuonano alla stessa frequenza del cosmo, ma come oggi possiamo notare guardandoci intorno, la natura è scarsamente presente nei luoghi in cui viviamo. Nelle nostre città le onde di background sono generate da altri fattori che risuonano a frequenze molto più disarmoniche rispetto a quelle terrestri, modificando il campo di energia che diviene confuso e non lineare. Pensiamo per esempio alle onde elettromagnetiche prodotte dalle attuali tecnologie, fino ad arrivare a quelle che noi stessi produciamo ed emaniamo, le quali a loro volta, si rapportano con il campo gravitazionale, alterandolo.

Sorge quindi la necessità di chiedersi come fare a sintonizzarci sulla stessa frequenza del campo di informazione primordiale, se ogni qual volta proviamo a trovare un equilibrio, questo campo si modifica. La risposta potrebbe snodarsi prendendo come esempio l’arte del “ Tai Chi Chuan” , antica disciplina psicofisica cinese basata sui principi della filosofia taoista dello Ying-Yang, l’eterna alleanza degli opposti. Nata come sistema di autodifesa, Tai Chi Chuan significa letteralmente “ suprema arte di combattimento ” e si basa sul controllo e la difesa dalla forza, ovvero opporsi alla potenza meccanica, ma non usando altra forza, ma al contrario la fluidità, la morbidezza, l’impermeabilità, centrandosi sulle proprie radici, nonostante l’energia del mondo si muova continuamente. Proprio prendendo spunto da quest’antica arte, possiamo capire, che sebbene tutto si muove intorno a noi, la nostra energia può rimanere ferma e centrata. Dove? Su sentimenti, valori e convinzioni positive, aspetti che sono funzionali all’evoluzione e alla crescita, malgrado intorno a noi la realtà veicoli messaggi negativi. Seppure la forza della società ci colpisce costantemente, sta a noi avere la capacità di rimanere immobili con le nostre strutture fondanti, ben piantate a terra.

L’immobilità nel Tai chi, come nella vita, è solo una conseguenza di un’azione di fluidità e di morbidezza in risposta agli stimoli esterni. Difatti si potrebbero “evitare i flussi di energia caotica che impattano quotidianamente su di noi” essendo fluidi piuttosto che contratti. Per esempio, quando arriva un’onda di energia elettro-magnetica molto forte, poiché è impossibile sfuggirne, impariamo a percepirla e a conoscerla, la facciamo scivolare su di noi lasciandola scorrere. Se induciamo forza resistiva essa impatta violentemente e, a seconda dell’intensità, arreca danni inevitabili sul nostro campo elettromagnetico vitale e di rimbalzo sul corpo denso.

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Nuove prospettive di guarigione tra fisica quantistica e coscienza
Carmen Di Muro

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Carmen Di Muro

giovedì 24 gennaio 2019

L'architettura neuro-archetipica della coscienza



L'architettura neuro-archetipica della coscienza

Psicologia Quantistica


La stratificazione del cervello secondo la neuroscienza. Un nuovo modo di vedere la mente umana, la coscienza e l'esperienza individuale

Carmen Di Muro - 23/01/2019

L'uso della metafora archeologica per descrivere la mente umana è stata ampiamente utilizzata da psicologi e psicoanalisti per definire il substrato mentale come “spazio ancestrale” della galassia interiore che poteva essere scoperto scavandone la sua profondità. S. Freud fu il primo ad inoltrarsi in questo viaggio, paragonando la complessità e la bellezza della psiche all’antica città di Roma, dove il trascorrere del tempo veniva fissato indelebilmente, manifestandosi nella stratificazione monumentale che univa il passato con l'era moderna.

Da qui il passo verso l’esplorazione dell'organizzazione multistrato della mente da una prospettiva neuroscientifica fu breve, conducendo molti autori ad ipotizzare che la coscienza non fosse un fenomeno unitario, ma complesso: suddiviso in molteplici livelli sovrapposti creati non solo nel corso dell’esperienza individuale, ma via via stratificati dall’incedere dell’evoluzione collettiva.

Tra questi ricordiamo J. H. Jackson, padre della neurologia inglese, che offrì una descrizione gerarchica del funzionamento cerebrale. Le sue interessanti intuizioni furono successivamente sviluppate in modo dettagliato da MacLean (1990), il quale integrando le prospettive neuroanatomiche umane con quelle animali, pose le basi per una visione neuroevolutiva essenziale alle scienze moderne.  Egli concettualizzò tre strati sovrapposti: il cervello neocortico-razionale, caratteristico della nostra specie, un cervello limbico-emotivo intermedio, caratteristico di tutti i mammiferi, e il cervello viscerale-istintuale, caratteristico dei rettili. Sebbene i paradigmi dominanti neurocognitivi localizzavano la vita soggettiva ai più alti livelli dell'organizzazione cerebrale, principalmente come conseguenza dell'accumulo di memorie individuali immagazzinate all'interno dei circuiti neuroplastici del prosencefalo, questi importanti studi neuro-etologici mostravano, invece, che animali (mammiferi, uccelli e anche altri vertebrati) possedevano forme di soggettività emergenti dall'attività del vecchio tronco encefalico, del diencefalo e dell'area del prosencefalo basale.

Queste scoperte illuminanti indicavano chiaramente che la nostra identità soggettiva originava da antichi processi neuropsichici istintuali che gli esseri umani condividevano con gli animali come parte del loro repertorio costituzionale innato, confermando l'opinione del grande C.G. Jung (1963) secondo cui prima che l'autocoscienza riflessiva sia acquisita durante lo sviluppo infantile, una forma affettiva primordiale-istintuale del Sé esiste già, esprimendosi sotto forma di un'intenzionalità affettivo-psichica che può interagire efficacemente, in modo valutativo, con il mondo materiale, incarnazione dei modelli archetipici creati a partire da essa. Questa era un’idea profetica.

Oggigiorno, l'applicazione di teorie dinamiche non lineari alle neuroscienze, sempre più ne da conferma, spostando il focus delle ricerche da un livello materiale-neurochimico a un livello di campo elettromagnetico-immateriale, che apre la strada dalla fisica dei corpi massivi alla fisica quantistica e, quindi, al livello della realtà in cui i fenomeni sincronici possono essere ammissibili (Bohm, 1981 ; Penrose, 1989) e dove il  Sé viene considerato come il processo quantistico oscillatorio che emerge dalla profondità subcorticale alla superficie corticale, dando vita a stati di coscienza (attività dei microtubuli), che gradualmente evolvono dal puro eccitamento di “forme” senza oggetti a rappresentazioni complesse.

In linea con questo “gli affetti” si configurano come "archetipi" essenziali, configurazioni organizzate primarie di eventi valutativi intrinseci, dei veri e propri “sistemi viventi di reazioni e attitudini" che si rivelano sia nell'azione comportamentale di schemi disposizionali (dominio oggettivo) sia di intensi sentimenti (dominio soggettivo). Tali configurazioni corrispondono a livello subatomico ad una struttura dinamica di vibrazioni quantistiche di campo globale, che si riverbera all'interno delle strutture della linea mediana sottocorticale (CMS), di cui il cervello diviene stazione di trasformazione, collegando mente e materia e attualizzando i processi psicologici all'interno di una dimensione spazio-temporale lineare.

Gli affetti emotivi possono essere considerati, più concretamente, come schemi neurodinamici che emergono all'interno della CMS per poi esprimersi sull'attrazione del funzionamento dell'intero organismo che viene guidato verso specifici "bacini" di attivazione neuronale.

Jung considerava gli affetti come forze di campo potentissime che polarizzano l’essere umano verso determinati modelli o rappresentazioni psichiche, poiché è attraverso di essi che ogni soggetto diviene compartecipe della vita, arrivando a sentire profondamente tutto il peso della realtà. Essi agiscono come vettori che integrano le risposte fisiologiche che, a loro volta, orientano l'insieme di attività comportamentali e mentali verso direzioni specifiche o nuclei di significato in base a tonalità emotive differenti.

Tutto ciò apre un nuovo scenario di significato utile per comprendere la potenza del nostro universo emotivo. Gli affetti sono forme transpersonali di esperienza che pervadono un campo soggettivo primordiale, che non sempre diviene autocosciente, poiché vive all'interno di un continuum energetico di organismo/ambiente indifferenziato. Essi divengono il ponte tra mente collettiva ed individuale, tra l'eredità istintiva della specie e le esperienze personali accumulate nel corso della vita individuale ed esercitano una forte modulazione su ogni forma di apprendimento e memoria, fornendo una base essenziale per la formazione di tutte le successive funzioni psicologiche di ordine superiore che rendono le menti umane uniche ed irripetibili.

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Nuove prospettive di guarigione tra fisica quantistica e coscienza
Carmen Di Muro

mercoledì 23 gennaio 2019

Dalla psicologia di massa all'energia orgonica



Le scoperte di Reich: dalla psicologia di massa all'energia orgonica

Medicina Non Convenzionale


Il genio che volevano cancellare dalla storia e le sue straordinarie scoperte: dall’energia orgonica alla psicologia di massa. Vi presentiamo la storia di Wilhelm Reich

Redazione Scienza e Conoscenza - 22/01/2019

Tratto dall'articolo Wilhelm Reich, un inno alla libertà Jesús García Blanca, traduzione di Valerio Pignatta apparso su Scienza e Conoscenza 67.

Fin da quando iniziò i suoi studi di medicina, Reich si sentì attratto dalla sessualità e dalla psicoanalisi e fin dal principio si sforzò di inquadrare i disturbi e le sofferenze dei suoi pazienti in termini di energia, traducendo in una formula di economia energetica la salute e la malattia, la capacità di provare piacere o l’incapacità, che si traduce a sua volta in un’angoscia dovuta alle difese che la persona ha costruito per proteggersi, prima dall’esterno e poi da se stessa, e che Reich denominò la “corazza”.

Secondo Reich, tuttavia, i problemi non derivavano dalla struttura umana ma dall’ambiente sociale; in altre parole, quello che si doveva curare non erano le persone ma una società autoritaria e repressiva che le ammalava. Ecco perché si trasformò in un pioniere della psicologia sociale e propose molto presto cambiamenti radicali nei modi di concepire, dare alla luce e crescere i figli, basandosi sul rispetto dell’autoregolazione dei loro impulsi e necessità. In fuga dalla persecuzione del nazismo, attraversò vari Paesi e si stabilì in Norvegia, dove portò a termine esperimenti con la bioelettricità e oltrepassò il confine della biologia scoprendo le basi della formazione della materia vivente, cosa che lo condusse alla sua scoperta più importante e decisiva della sua opera posteriore: l’energia vitale cosmica che denominò orgone.

L’energia orgonica era l’energia delle antiche tradizioni, la libido che Freud concepiva in maniera metaforica e la forza di cui parlavano da secoli le correnti vitaliste. Reich riuscì a renderla visibile e a descrivere le sue proprietà: libera da una massa, presente ovunque, in costante movimento, può essere manipolata e controllata mediante speciali dispositivi, costituisce il mezzo in cui si producono i fenomeni elettromagnetici e gravitazionali, forma unità di funzionamento sia viventi che non ed è anteriore alla materia che si crea a partire da essa. Questa scoperta lo portò a riformulare tutta la sua teoria psicoanalitica e psicosociale e a procedere aprendo porte insospettate per mostrarci le relazioni occulte tra fenomeni apparentemente inspiegabili e disparati: le nevrosi, il masochismo, la scissione schizofrenica, la malvagità umana, la violenza, l’indolenza delle masse, il loro abbandono in mano a leader autoritari, la repressione della sessualità, il maltrattamento dei bambini, l’educazione coercitiva, l’origine della vita, gli interrogativi sul cancro, i fenomeni atmosferici, il comportamento dei tornado o la formazione delle galassie

Cambiare la società

L’onestà intellettuale ed etica di Reich fu tra le cause della sua tragica fine. Da un lato fu “vittima” della sua coerenza scientifica e morale che lo spinse a non fermarsi mai; dall’altro fu messo in scacco dalla logica distruttiva che aveva mappato e denominato come piaga emozionale, una biopatia cronica che si instaura nell’essere umano da quando nasce e che si manifesta sia a livello individuale sia sociale fino ad acquisire, in alcuni casi, le proporzioni di una pandemia, come nel caso dell’Inquisizione, dal XV al XVII secolo, o del fascismo negli anni Trenta del XX secolo. Il fatto è che le scoperte di Reich mettono in discussione o attaccano direttamente le basi del sistema, forniscono strumenti per affrontarlo, argomenti per la disobbedienza e conoscenze per la ribellione. Di fatto, Reich predisse con impassibile serenità quello che gli sarebbe successo in seguito alle reazioni della piaga contro gli esseri viventi e contro coloro che – come lui stesso – avrebbero reso evidenti queste reazioni e portato alla luce i fondamenti delle funzioni naturali del vivere. I continui e violenti attacchi della piaga, protratti fino a porre fine alla sua vita, dimostrarono effettivamente la scoperta sociale più drammatica di Reich: come individui corazzati, isolati dalla natura, terrorizzati dai propri stessi desideri, prigionieri della rabbia di fronte alla propria impotenza, scatenino un inferno di invidia, diffamazione, repressione contro la spontaneità, l’onestà, la salute, la razionalità e la verità legate alla natura.

Scienza e Conoscenza n. 67 - Gennaio/Marzo 2018 >> http://bit.ly/2FFrLu7 
Nuove scienze, Medicina Integrata

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venerdì 18 gennaio 2019

Scienza e Conoscenza n. 67



Scienza e Conoscenza n. 67

Gennaio/Marzo 2018

Nuove scienze, Medicina Integrata


Descrizione

Chi era Wilhelm Reich e che cos’è l’energia orgonica? Perché questa scoperta è stata da sempre osteggiata e Reich perseguitato per le sue idee e ricerche all’avanguardia?

Questa, come tante altre, è la storia di un pensatore originale e illuminato che aveva scoperto troppo, in un’epoca non ancora preparata ad accettare le sue idee rivoluzionarie. L’energia orgonica è l’energia delle antiche tradizioni, la libido che Freud concepiva in maniera metaforica e la forza di cui parlano da secoli le correnti vitaliste.

Le scoperte di Reich mettono in discussione o attaccano direttamente le basi del sistema, forniscono strumenti per affrontarlo, argomenti per la disobbedienza e conoscenze per la ribellione.

A sessant’anni dalla morte di Reich cosa rimane delle sue scoperte? In questo numero di Scienza e Conoscenza scopriamo perché sono ancora attuali e come potrebbero cambiare il futuro della ricerca scientifica, della medicina, delle scienze umane e la vita di tutti noi.

Argomenti principali di questo numero

Energia orgonica
Wilhelm Reich
Fisica quantistica e particelle
David Bohm
Ettore Majorana
Medicina Tradizionale Cinese e lettura del volto

Indice

SPECIALE SALUSCIENZA

SaluScienza 2018: un successo annunciato - La Redazione

REICH E L'ORGONOMIA

Wilhelm Reich, un inno alla libertà - Jesús García Blanca, traduzione di Valerio Pignatta
Il Continuum Energetico di Wilhelm Reich - Roberto Maglione
Biopatia del cancro - Intervista ad Armando Vecchietti a cura della Redazione
Energia vitale - Antonio Morandi

SCIENZA DI FRONTIERA

Il tuo futuro è già scritto? - Luigi Maxmilian Caligiuri
Un nome, un genio: Ettore Majorana - Maurizio Di Paolo Emilio
Il quadro olografico - Intervista a Davide Fiscaletti a cura di Marianna Gualazzi
Particelle come eventi - Ignazio Licata
Metti un caffè al CERN - Marianna Gualazzi

SCIENZA E COSCIENZA

La Scienza del Cuore - Carmen Di Muro
Coscienze in evoluzione - Intervista a Jerry Diamanti e Nadeshwari Joythimayananda a cura della Redazione

MEDICINA INTEGRATA

La salute sul volto - Roberto Marrocchesi
ADHD - Anita Rusciadelli
Ayurveda: l’OMS la riconosce e la promuove - La Redazione

Scheda Tecnica

Editore Macro Edizioni
Data pubblicazione         Gennaio 2019
Formato              Rivista - Pag 96 - 19.5 x 26.5 cm
ISBN      977172099800790067
EAN       977172099800790067

Scienza e Conoscenza n. 67 - Gennaio/Marzo 2018 >> http://bit.ly/2FFrLu7
Nuove scienze, Medicina Integrata

lunedì 14 gennaio 2019

Il Naad yoga e la divina risonanza




Il Naad yoga e la divina risonanza

Consapevolezza e Spiritualità


Il suono che è in principio, che nasce dal nulla, dentro di noi e in tutte le cose che ci circondano. Nel nuovo numero di Scienza e Conoscenza, Suono Quantico, scopriamo da dove nasce il suono

Redazione Scienza e Conoscenza - 11/01/2019

Tratto dall'articolo La Divina Risonanza scritto da Dharma Kaur apparso su Scienza e Conoscenza 66.

La parola Naad indica il suono ritmico primordiale, il suono nella sua essenza, energia ed emanazione dell’Ek ong kar, l’unica potenza creatrice che genera l’universo. Na significa “nulla”, Ad. “primario, che è all’origine”: Naad indica quindi il suono che è in principio, che nasce dal nulla. Racchiude anche un significato importante che è “risuonare”, che significa accordarsi e suonare in collegamento a un altro suono. La risonanza avviene quando due strumenti sono accordati nelle stesse note e uno suona e l’altro vibra alla stessa frequenza. Anche il concetto di vibrazione è compreso. Se vibriamo un mantra facciamo vibrare il suono primordiale, che entra in risonanza con noi e ci riallinea all’essenza della creazione da cui abbiamo origine. Il Naad è il suono di base per tutte le lingue di tutti tempi, gli insegnamenti parlano di una corrente sonora comune, un codice universale che sta dietro ogni lingua, ogni comunicazione umana. Viene definito yoga in quanto è un suono che si sperimenta, che si attua con la voce, con il respiro, con la propria intenzione e integra le parti fondamentali che ci compongono in un’unione più elevata con il divino, così come fanno gli altri stili di yoga.

Gli strumenti fondamentali del Naad Yoga sono i mantra, parole che contengono formule vibrazionali in grado di alterare gli schemi della mente e la chimica del cervello. I mantra arrivano da diverse tradizioni spirituali, ma sono universali nella loro struttura vibrazionale, proprio perché racchiudono in sé la corrente sonora che è alla base di tutto. La Shabd Guru Nel ricchissimo universo dei mantra del Kundalini yoga esiste un settore specifico che si chiama Shabd Guru: è un insieme di inni, preghiere e poesie dei dieci Guru Sikh e di altri maestri di fedi differenti, come l’induismo e l’islamismo, raccolte in un grande libro sacro chiamato Siri Guru Granth Sahib. Questo libro è considerato dai Sikh un Guru vivente, portatore di grande saggezza, ed è trattato con grande rispetto e devozione. Questa raccolta è una miniera preziosa per la pratica del Naad Yoga, accessibile a chiunque e al di là della religione da cui proveniamo, poiché vibrando le parole che vi sono racchiuse possiamo portare in noi la consapevolezza con cui questi grandi maestri hanno composto questi inni.

La Shabd Guru è una tecnologia molto rilevante per noi tutti, perché può aiutarci a fronteggiare le grandi sfide che la nuova era in cui siamo entrati da poco, l’Era dell’Acquario, porta con sé. Questa era ha numerose caratteristiche: l’incremento inarrestabile di una tecnologia sempre più sofisticata, la reperibilità online di informazioni fino a poco tempo fa introvabili o segrete, con un conseguente eccesso di informazioni, una vita sempre più virtuale con conseguente isolamento, depressione e malattie psicologiche collegate alla fatica (insonnia, incapacità di prendere decisioni, ritmi frenetici e altro ancora). La Shabd Guru “produce vitalità nel corpo; nel complesso della mente sveglia l’intelligenza e sviluppa la saggezza e l’intuizione; nel cuore stabilisce la compassione; nella coscienza di ciascuna persona costruisce la chiarezza per agire con integrità senza paura”.

La Tecnologia Quantistica e l’impatto della Shabd Guru

Il forte impatto della Shabd Guru nasce da un sofisticato uso del suono e del ritmo. Yogi Bhajan l’ha definita una “tecnologia quantistica”. Gli schemi musicali della Shabd Guru sono basati sulla scienza del suono per creare cambiamenti nei neurotrasmettitori e influenzare lo stato del cervello e della mente. È “quantistica” perché manipola la più piccola particella di suono ed energia in efficaci combinazioni e schemi. “Usa gli schemi quantistici come cianografie per costruire schemi più grandi. Gli atomi di suono costruiscono molecole di linguaggio, pensieri e spirito”. Tutti possono usare le tecniche della Shabd Guru codificate nel Siri Guru Granth Sahib e nei mantra del Kundalini Yoga, per elevarsi, per curarsi, per sviluppare la forza vitale, per accrescere l’intuizione. Non c’è bisogno di conoscere la scienza del procedimento, occorre solamente applicarne la tecnologia. “Abbiamo bisogno di sviluppare una nuova attitudine di consapevolezza. Dobbiamo imparare una tecnologia intima per basare l’identità del nostro Io nell’Infinito. La Shabd Guru è la tecnologia del Quantum che stabilisce quella consapevolezza. È il punto della bussola che ci dirige all’Infinito in ogni azione finita”. Come la Shabd Guru modifica il cervello La chiave della Shabd Guru è la meditazione e la ripetizione di specifici suoni e frasi primarie.

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Rivista - Settembre 2018
Nuove scienze, Medicina Integrata, Coscienza

martedì 8 gennaio 2019

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Il grande orecchio e' in ascolto



Il grande orecchio e' in ascolto

Terapie e trattamenti olistici


Campane di cristallo, tibetane, diapason: la terapia del suono sfrutta le capacità risonanti del nostro corpo per creare benessere, nell'intervista a Luca Vignali scopri quanto è importante la musica per la nostra vita

Redazione Scienza e Conoscenza

Tratto dall'articolo Il grande orecchio è in ascolto, intervista a Luca Vignali a cura dalla Redazione apparso su Scienza e Conoscenza 66.

Tutti ne abbiamo fatto esperienza, anche se forse non abbiamo considerato la cosa con la dovuta attenzione: i suoni, anche quelli che incontriamo nella vita quotidiana, li ascoltiamo non solo con le orecchie, ma anche e soprattutto con il corpo. Pensiamo al rimbombo di un elicottero che vola basso sul tetto della nostra casa, facendo tremare i vetri delle finestre: che effetto ha sul nostro corpo se ci lasciamo attraversare da questo fragore sonoro? Come lo percepiamo? Luca Vignali, direttore d’orchestra e musicoterapeuta, ci introduce al tema della terapia del suono, parlandoci del nostro corpo come di uno strumento risonante.

Il suono è stato usato per scopi terapeutici fin dall’antichità e ancora oggi viene usato a questo scopo in alcune medicine e conoscenze tradizionali. In che modo queste culture tradizionali vedono e utilizzano il suono?

Il suono è parte integrante di alcune antiche culture e tradizioni che io ho avuto modo di conoscere e sperimentare in prima persona. Sono stato in Tibet per oltre un anno e ho avuto esperienze anche presso gli sciamani siberiani. In queste culture il suono fa parte sia dell’esperienza meditativa che di quella medico curativa: si tratta di tecniche antichissime che non si apprendono sui libri, ma si tramandano oralmente e con l’esperienza diretta. Bisogna essere animati da una sensibilità particolare per cogliere questi insegnamenti e per saperli ritrasmettere: ci vogliono anni di preparazione e di ascolto paziente e costante.

Noi crediamo di percepire i suoni solo attraverso le orecchie. Oggi sappiamo che il suono viene percepito attraverso tutto il corpo. Ci puoi spiegare in che modo il corpo, nella sua interezza, reagisce ai suoni?

Siamo abituati a pensare che le orecchie siano il senso deputato all’ascolto, ma se pensiamo alla nostra esperienza di tutti i giorni ci rendiamo semplicemente conto che non è così. A tutti è capitato di sentire come un rumore o un suono particolarmente profondo e intenso facciano vibrare tutto il nostro corpo, anche al suo interno. Quando parlo di ascolto, io intendo sempre quello che possiamo esperire attraverso il “grande orecchio” ovvero attraverso il corpo nella sua interezza. Ricordiamoci inoltre che il nostro corpo è composto, indicativamente, per il 70% da acqua e che il suono viaggia più velocemente in un liquido piuttosto che nell’aria: anche per questo il corpo umano è uno straordinario sistema risonante.

Il fatto che il corpo umano sia un sistema vibrante complesso che risuona, per cui risponde a diversi tipi di frequenza, riveste un ruolo cardine nel campo del sound healing. Esistono infatti molte frequenze che hanno effetto su di noi e alle quali possiamo reagire. Le diverse parti del corpo, gli organi, le ossa, i tessuti possiedono determinate frequenze di risonanza, il cui insieme origina un complesso armonico, il nostro personale grado di frequenza. Siamo come una straordinaria orchestra che sta suonando e creando la suite of the self, “la musica del sé”. Le frequenze di risonanza di quel particolare individuo possono aiutarlo a ritrovare un benessere non solo fisico, ma anche psichico, fondamentale: possono riportare l’individuo in uno stato di armonia, con se stesso e con l’ambiente esterno.

Come possiamo fare esperienza del fatto che tutto il nostro corpo vibra e risuona?

La cosa è semplice. Se ti avvicini a qualsiasi fonte sonora, qualunque essa possa essere, stando attento e ponendoti in ascolto con il "grande orecchio", sentirai sicuramente il tuo corpo vibrare. È ovvio che il suono di un tagliaerba è molto diverso dal suono di un’orchestra sinfonica, e magari da una musica di Beethoven o di un altro compositore. Ma in fondo è la stessa cosa. Non c’è tanto da spiegare.

Sempre rispetto alla terapia del suono – o soundhealing – quali sono gli strumenti che tu usi nella pratica?

Nella pratica io integro il ovimento fisico all’utilizzo della voce – non nel senso tradizionale ovviamente – all’utilizzo di strumenti quali le campane tibetane, le campane di cristallo e i diapason terapeutici, che utilizzo per la suonopuntura. Per quel che riguarda le campane tibetane e di cristallo, si tratta di strumenti che hanno decine e a volte centinaia di anni, che mi sono stati donati dai miei maestri e che hanno poco in comune con gli strumenti che possiamo facilmente trovare in commercio. Anche la suonopuntura con i diapason è una tecnica molto interessante che dà risultati immediati in termini di benessere. La scelta di uno strumento piuttosto che di un altro dipende dall’incontro con la persona, e anche dai disturbi che questa presenta: Le campane di cristallo, ad esempio, essendo composte di silicio, risuonano molto bene con la nostra struttura ossea, in cui è presente questo elemento chimico.

Quali sono i benefici principali che si possono avere con il sound healing?

I benefici sono veramente a trecentosessanta gradi. Si possono ottenere miglioramenti per tutte le patologie, per il benessere generale, per la salute emotiva oltre che fisica. Ovviamente non parlo di miracoli, ma sicuramente di benefici tangibili e reali. Il sound healing funziona perché si basa sull’assunto per cui ogni cosa vibra, incluso il nostro corpo. Quasi ogni tipo di sound healing tende a potenziare e perfezionare la frequenza di risonanza di una parte del corpo fisico, emotivo, mentale e spirituale. Quando queste frequenze di risonanza vengono utilizzate sul nostro corpo, possiedono la capacità di caricare l’energia delle cellule “fuori armonia”, riportandole a uno stato di salute.

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Rivista - Settembre 2018
Nuove scienze, Medicina Integrata, Coscienza

lunedì 7 gennaio 2019

Iperspazio e universi interconnessi




Iperspazio e universi interconnessi, la fisica spiegata in modo semplice

Fisica dell'incredibile


Che cos'è l'iper-spazio? Una delle ultime teorie della fisica spiegata in modo semplice: dai cunicoli spazio-temporali agli universi iperconnessi, è tutto collegato?

Redazione Scienza e Conoscenza - 04/01/2019

Estratto dal libro Iperspazio di Michio Kaku

La teoria dell’iperspazio ha risollevato un vecchio interrogativo, e cioè se tale teoria possa essere impiegata per compiere viaggi attraverso lo spazio-tempo.

Per meglio analizzare tale concetto, proviamo a immaginare che una specie di minuscoli platelminti viva sulla superficie di una grossa mela. Ovviamente questi vermetti sono più che certi che il loro pianeta, che chiameremo “Mondomela”, sia piatto e bidimensionale, proprio come loro. Ma c’è però uno di questi esserini, di nome Colombo, che è ossessionato dall’idea che il Mondomela sia in qualche modo limitato e curvo in virtù di una ipotetica terza dimensione. Giunge così a formulare l’idea che esistano due nuove parole, alto e basso, e se ne serve per descrivere il movimento di quella, altrimenti invisibile, terza dimensione. I suoi amici pensano semplicemente che sia ammattito, perché l’idea che Mondomela possa essere curvato da qualcosa che non può neppure essere visto è davvero bizzarra. Ma un bel giorno Colombo decide di intraprendere un lungo e arduo viaggio e ben presto scompare oltre l’orizzonte. Alla fine ritorna al punto di partenza, dimostrando così che il suo mondo è davvero curvato da una terza dimensione, una dimensione superiore e invisibile. Sebbene sfinito da quell’impresa, Colombo riesce egualmente a scoprire che c’è un altro modo di viaggiare da un punto all’altro del Mondomela: scavando la superficie si può infatti ricavare una galleria, tracciando così una scorciatoia tra due punti altrimenti lontanissimi. Questa galleria, capace di ridurre considerevolmente la durata e il disagio del viaggio, viene infine battezzata “cunicolo spazio-temporale”.

Si tratta della dimostrazione concreta che la via più breve tra due punti non è necessariamente una linea retta, come si era sempre creduto, ma proprio il cunicolo spaziotemporale. Tuttavia il viaggio all’interno di questi cunicoli ha uno strano effetto: quando Colombo li percorre sbucando dall’altra parte di Mondomela, si rende conto che ha anche viaggiato nel tempo, tornando al passato.

Apparentemente i cunicoli mettono in contatto punti del pianeta caratterizzati da una diversa scansione del tempo. Qualche altro vermetto giunge a ipotizzare che i cunicoli possano essere modellati, fino a realizzare una vera e propria macchina del tempo. Poco tempo dopo, Colombo fa un’altra scoperta, ancor più sconvolgente: il suo Mondomela non è l’unico dell’universo. Non è che una delle tante mele di un immenso frutteto. La sua mela coesiste con centinaia di altre mele, alcune abitate da vermetti simili alla sua razza, altre inabitate. Forse, ipotizza Colombo, in certe particolari circostanze potrebbe essere possibile viaggiare da una mela all’altra, da un capo all’altro del frutteto. Noi esseri umani siamo come i vermetti sulla mela. Il comune buon senso ci suggerisce che il nostro mondo, come la loro mela, sia piatto e tridimensionale. Possiamo raggiungere lo spazio con le nostre navicelle, ma l’universo continua a sembrare piatto. Tuttavia, come è stato dimostrato attraverso una serie di rigorosi esperimenti scientifici, il nostro universo, proprio come l’ipotetico Mondomela, è curvato da una dimensione invisibile, che va al di là della nostra comprensione spaziale. Questi esperimenti, che hanno avuto come oggetto i fasci di luce, hanno infatti dimostrato che la luce delle stelle viene chiaramente curvata durante il suo viaggio nello spazio.

Universi multipli e interconnessi

Quando la mattina ci svegliamo e apriamo la finestra per lasciar entrare un po’ d’aria fresca, ci aspettiamo di vedere il cortile a cui siamo così affezionati. Non ci aspettiamo di certo di affacciarci sulle imponenti piramidi d’Egitto! Analogamente, aprendo la porta di casa siamo certi di trovarci di fronte al consueto passaggio di autoveicoli, e saremmo senz’altro sconvolti se dovessimo vedere un paesaggio lunare, una brulla distesa di crateri e vulcani spenti. In realtà non ci passa mai per la mente di poterci trovare al cospetto di qualcosa di terribilmente diverso da ciò che siamo abituati a vedere. Il nostro mondo, fortunatamente, non è come un film di Steven Spielberg. Tutto il nostro agire si basa su un pregiudizio ben radicato (e invariabilmente corretto), giacché abbiamo imparato che il nostro mondo è basato su connessioni semplici, cioè che le nostre porte e le nostre finestre non sono cunicoli spazio-temporali che si affacciano su altri universi sconosciuti. Nello spazio ordinario è sempre possibile stringere un cappio attorno a un preciso punto. Quando ciò è possibile, si dice che quello spazio è dotato di una connessione semplice. Ma se proviamo a stringere quello stesso cappio attorno all’entrata di un cunicolo spazio-temporale, vedremo che il cappio, invece di chiudersi, penetra il cunicolo. Uno spazio nel quale il cappio non può essere stretto è caratterizzato da una connessione multipla. Sebbene la curvatura dell’universo in una dimensione non visibile sia già stata misurata sperimentalmente, l’esistenza dei cunicoli spazio-temporali e l’eventualità che l’universo sia dotato di connessioni multiple è tuttora oggetto di una intensa controversia scientifica.

I matematici, a partire da Georg Bernhard Riemann, hanno studiato le proprietà degli spazi dotati di connessioni multiple, in cui diverse regioni dello spazio e del tempo si trovano a combaciare. I fisici, dal canto loro, fino a un certo punto hanno continuato a pensare che si trattasse di una semplice esercitazione dell’intelletto; oggi stanno anch’essi studiando i mondi interconnessi al fine di potersi rendere conto se possono rappresentare un valido modello per il nostro universo. Tali canovacci sono un po’ l’equivalente scientifico dello specchio di Alice. Quando il Bianconiglio del racconto di Lewis Carroll precipita nella sua tana e si ritrova nel Paese delle Meraviglie, in realtà attraversa un cunicolo spazio-temporale.

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Un viaggio scientifico attraverso gli universi paralleli, le distorsioni del tempo e la decima dimensione.
Michio Kaku