La coscienza: oltre i confini del nostro essere
La coscienza, un'energia non locale che non ha confini
fisici ma si estende verso l'infinito
di Carmen Di Muro - 13/03/2014
La coscienza: oltre i confini del nostro essere
“Non sono né i miei pensieri, né le mie emozioni, né le
mie percezioni sensoriali,
né le mie esperienze. Io non sono il contenuto della mia
vita.
Sono lo spazio nel
quale tutto si produce.
Sono la coscienza.
Sono il presente. Sono.”
ECKHART TOLLE
Etimologicamente
il termine coscienza deriva dal latino consciens, participio presente di
conscíre ovvero essere consapevole. Genericamente viene adoperato per indicare
la consapevolezza di ciò che avviene in noi, ossia quell’ interiore
conoscimento che ciascuno ha del bene e del male liberamente operato e del
giudizio che ha dei suoi sentimenti ed azioni in relazione ai principi della
propria morale.
Il significato che il
termine Coscienza ha nella filosofia moderna e contemporanea è quello di
un rapporto dell’anima con se stessa, di una relazione intrinseca all’uomo
“interiore” o “spirituale”, per il quale egli può conoscersi in modo immediato
e perciò giudicarsi in modo sicuro ed infallibile.
La determinazione storica del concetto di Coscienza è
così correlata con quella di una sfera dell’interiorità come un campo specifico
nel quale sia possibile effettuare indagini o ricerche che concernono l’ultima
realtà dell’uomo e, assai spesso, ciò che in quest’ultima realtà si rivela,
cioè Dio stesso o un principio divino. Il termine Coscienza in questo senso
significa, perciò, non semplicemente la qualità di consapevolezza posseduta dai
contenuti psichici (siano essi percezioni esterne o atti autonomi dello
spirito) ma l’atteggiamento del «ritorno a se stesso», dell’indagine diretta
alla sfera dell’interiorità.
In psicologia la coscienza, ovvero la consapevolezza
degli eventi mentali, non è facile da definire. Due delle sue funzioni sono
evidenti: la coscienza tiene sotto controllo l’individuo e l’ambiente e controlla
i pensieri e i comportamenti.
In ambito filosofico e scientifico si dibatte da tempo su
un possibile significato condiviso del termine coscienza, ma questo obiettivo
comune rappresenta tutt’ora una meta impossibile. La coscienza non può
definirsi, ma solo descriversi…
Ricordi, sensazioni, vissuti ancestrali, unione e
dissoluzione del proprio esserci, presenza che si concretizza nell’attimo in
cui noi poniamo l’attenzione sulla consapevolezza di trovarci qui, in questo
determinato momento, nell’ hic et nunc delle cose. Ma come siamo capaci di
tutto questo?
Molti, nel corso dei secoli, si sono spinti verso la
barriera dell’inconoscibile, dell’inconoscibile dato da un batter di ciglia, da
una stretta di mano, da dolci ricordi di momenti passati, vissuti nel concreto
diventando inconcreti nell’attimo in cui si plasmano e diventano parte della
sfera dell’esperito, di ciò che abbiamo vissuto e che ora definiamo trascorso,
esperienza. Esperienza, ovvero bagaglio, che ognuno di noi sin dalla nascita
trasporta con sé facendosi strada sul proprio percorso. Esperienza è ciò che ci
dà, attualmente, la possibilità di scegliere
e direzionarci in
virtù di un
modello esistente a
cui riferisci. L’insieme
delle esperienze trascorse e la possibilità di muoversi nel grande
ventaglio del possibile è ciò che in questa sede definiremo Coscienza, ovvero
la possibilità di un ritorno a se stessi, alla propria interiorità come insieme
di componenti non scindibili, co-determinata dall’interazione costante della realtà
che ci circonda e che si svela e si partecipa della nostra stessa esistenza.
Un ritorno a se stessi e al mondo, inteso come viaggio a
ritroso verso l’incipit, verso l’inizio, verso quell’inconoscibile che ci
appartiene sin da quando il primo vagito in questa vita è stato emesso.
“La coscienza non è una cosa tra le cose, ma è
l’orizzonte che contiene ogni cosa” affermava Husserl.
Unione tra anima, corpo e mente che insieme formano la
nostra totalità. Unione con il resto del creato senza il quale la nostra
esistenza non sarebbe possibile. Siamo un Tutto interagente…siamo fusione,
siamo
UNO. L’uomo
appartiene alla natura, non può osservarla dal di fuori, poiché ogni atto di
osservazione la modifica e la plasma. Eppure ci ostiniamo a ricercare e ad
analizzare come ente a sé, come fenomeno oggettivabile, ciò che in verità
appartiene non solo a noi esseri umani, ma all’intera realtà.
Non a caso, oggigiorno, il lavoro di ricerca sullo
spettro della coscienza viene attuato partendo da ciò che è dimostrabile
empiricamente e procede dal presupposto che la mente cosciente sia il risultato
dell’attività biologica dei neuroni celebrali.
La ragione di questo sta nel fatto che molti scienziati considerano la
coscienza come un epifenomeno, ovvero come il prodotto manifesto di processi
elettrochimici che avvengono nel nostro cervello.
Eppure la coscienza non è semplicemente il risultato di
reazioni molecolari e di processi chimici, ma è il nucleo essenziale della
natura, è sua essenza, è ciò che i fisici quantistici chiamano Campo Unificato.
La teoria del Campo Unificato (che unifica tutte le forze fondamentali presenti
in natura, ossia la forza di interazione debole, la forza di interazione forte,
la forza elettromagnetica e la forza di gravità) presuppone l’esistenza di un
singolo campo di intelligenza alla base di Tutto: mente e materia, essenza e
concretezza. Questo campo è immateriale perché è pura coscienza, energia
vibrante che permea il Tutto e che ci mette in rapporto spirituale con ogni
cosa presente nell’universo.
La coscienza non si esaurisce a livello dell’interno, se
così fosse rimarremmo chiusi e non ci potrebbe essere via di comunicazione con
l’esterno sensibile. Al contrario le nostre vibrazioni interne, date dal
simbiotico rapporto delle nostre componenti vitali, si espandono oltre noi
stessi accordandosi con l’esterno, con l’esistenza stessa.
“La sola possibilità è di accettare l'esperienza
immediata che la coscienza è un singolare di cui non si conosce plurale; che
esiste una sola cosa, e ciò che sembra una pluralità non è altro che una serie
di aspetti differenti della stessa cosa, prodotta da un'illusione.”
E. Schrödinger
Esiste una netta linea di confine tra il nostro corpo e
la realtà esterna solo in virtù della nostra parte razionale e delle nostre
convinzioni radicate, di quel velo di Maya che ancora ci separa dalla verità.
Ma questa linea è nulla se poniamo l’attenzione sul grande scambio energetico
che avviene tra il dentro e il fuori. Siamo sintonizzati costantemente con la
realtà che ci circonda, la nostra esistenza è parte di questa continua
sintonizzazione tra dentro e fuori, tra sé interno ed realtà esterna, tra interiorità
e apertura al mondo.
La Coscienza è energia non locale e il suo campo d’azione
non va concepito entro i confini del nostro corpo ma al contrario, in modo
esteso all’infinito. E’ energia che parla di noi e che ci dice del mondo e di
come questo in
ogni attimo del
nostro esistere ci apre le porte verso infinite possibilità
di essere. Abbiamo un potere
immenso…siamo parte di un’unica grande Coscienza Divina, di un soffio di pura
intelligenza che anima noi e tutta la realtà, di un campo unificato che unisce
tutti i fenomeni dell’universo, materiali e spirituali, un campo di cui noi
facciamo parte integrante e che ci collega ad ogni altro essere e fenomeno
dell’universo, dal più piccolo al più grande.
Siamo parte di un unico fluire esistenziale…di quel
Principio assoluto…di quell’UNO che è con l’altro…
“L’UNO si ritrova nei molti, e i molti sono infinite
sfaccettature dell’UNO.”
F. Schelling
Antonio Grosso
Coscienza, Pensiero e Materia - Libro >>
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Editore: Edizioni Simple
Data pubblicazione: Dicembre 2012
Formato: Libro - Pag 341 - 14x20