La Mente supera la Medicina
La prova scientifica che si può guarire da soli
di Lissa Rankin
Un libro rivoluzionario che cambierà la storia della
medicina
La prova scientifica che si può guarire da soli
Esistono prove secondo cui puoi guarire il tuo corpo
semplicemente cambiando modo di pensare e sentire. Esistono prove secondo cui
puoi ammalarti se hai pensieri non sani.
E non è solo una questione di testa. È qualcosa di
fisiologico.
Si può davvero guarire il corpo semplicemente cambiando
modo di pensare e sentire? È vero che esistono prove secondo cui è più facile
ammalarsi se non si hanno pensieri sani e positivi? È solo una questione di
testa, o c'è qualcosa di fisiologico? Come avviene?
In questo straordinario libro, l’esperto medico Lissa
Ranking ti spiega esattamente in che modo pensieri ed emozioni negativi possono
trasformarsi in malattie e in che modo invece pensieri ed emozioni buoni
possono favorire l’autoguarigione del corpo.
Ma c’è dell’altro.
Esistono prove secondo cui i medici possono favorire la
tua guarigione,
non tanto per il trattamento che prescrivono, quando per
l’autorità che attribuisci loro.
In questo libro Lissa Rankin ci dimostra che:
una bella sorpresa può giovare alla tua salute più
dell'eliminazione delle sigarette;
qualcosa che ritenevi assolutamente irrilevante per il
tuo benessere può donarti sette anni di vita;
una sola cosa divertente può ridurre drasticamente il
numero di visite mediche di cui hai bisogno;
un cambiamento positivo nel tuo atteggiamento può farti
vivere dieci anni di più;
un'abitudine lavorativa può accrescere il tuo rischio di
morire;
un'attività piacevole, che forse non hai mai collegato
alla salute, può ridurre drasticamente i rischi di patologia cardiaca, infarto
e cancro al seno;
il modo in cui il medico si rapporta al paziente e crea
con esso un rapporto costruttivoe di fiducia, influenza fortemente le
possibilità di guarigione del malato.
Questi sono solo alcuni dei fatti scientificamente
verificabili che Lissa presenta in queste pagine e che stanno radicalmente
cambiato il mondo della medicina convenzionale.
"La Mente supera la Medicina" è diviso in 3
parti:
Parte Uno – Lissa dimostra come la mente ha il potere di
alterare fisiologicamente il corpo attraverso la potente combinazione tra
credenze positive e cure amorevoli da parte dei medici;
Parte Due – L’autrice ci mostra in che modo la mente può
alterare la fisiologia corporea, partendo da scelte di vita quali le relazioni
che scegliamo di alimentare, la vita sessuale, il lavoro, le scelte economiche,
la creatività, l’essere ottimisti o pessimisti, la felicità, il modo in cui si
passa il tempo libero;
Parte Tre - L’autrice introduce un modello radicalmente
nuovo di benessere da lei creato e in cui guida all’autoguarigione tramite sei
passi
“Non esiste una malattia del corpo che prescinda dalla
mente”
Socrate
Introduzione del Libro "La Mente supera la
Medicina"
«Non esiste una malattia del corpo
che prescinda dalla mente»
Socrate
Cosa penseresti se ti dicessi che prenderti cura del
corpo è la cosa meno importante che puoi fare per la tua salute? Che per essere
davvero sani sono più importanti altri fattori? Che la chiave della salute non
consiste soltanto nel mangiare in modo nutriente, fare esercizio fisico
quotidiano, mantenere un peso equilibrato, dormire otto ore, assumere vitamine,
bilanciare gli ormoni o farsi visitare spesso dal medico?
È ovvio che questi sono tutti elementi importanti – se
vogliamo anche decisivi – per godere di buona salute.
Ma se ci fosse qualcos’altro di ancora più importante?
Se tu potessi guarire il tuo corpo semplicemente
cambiando modo di pensare e sentire?
So che sembra un’affermazione radicale, soprattutto sulla
bocca di un medico. Ma credimi: la prima volta che ho letto le ricerche
scientifiche in cui veniva ipotizzata questa conclusione, ero scettica quanto
te. È fuor di dubbio, pensavo, che la salute del corpo umano sia qualcosa di
molto più complesso del semplice ritenersi sani o malati.
O no?
Qualche anno fa, dopo dodici anni di formazione medica
convenzionale e otto anni di pratica clinica, avevo ormai fatto miei i principi
della medicina convenzionale, da me venerati come la Bibbia. Mi rifiutavo di
credere a tutto ciò che non potevo testare con prove cliniche randomizzate e
controllate. Per di più, essendo mio padre un medico tradizionale che irrideva
tutto ciò che aveva il minimo sentore di new age, ero quanto mai cocciuta,
prevenuta e cinica.
Nella medicina che ero stata educata a praticare non
c’era posto per l’idea che potessimo guarirci o ammalarci tramite il potere dei
pensieri e delle emozioni. Certo, i miei professori dicevano che le malattie
prive di spiegazione biochimica stavano tutte «nella testa del paziente», ma
chi presentava tali malattie veniva subito mandato dallo psichiatra, scuotendo
il capo e distogliendo gli occhi.
Non meraviglia che l’idea secondo cui la mente abbia il
potere di guarire il corpo sembri una minaccia a molti medici affermati.
Dopo tutto, passiamo un decennio ad apprendere quegli
strumenti che dovrebbero permetterci di diventare padroni del corpo altrui.
Vogliamo credere che il tempo, i soldi e l’energia spesi nel trasformarci in
medici non siano stati sprecati. Abbiamo un investimento, professionale ed
emotivo, nell’idea che se qualcosa si rompe a livello fisico, occorre fare affidamento
sulla nostra competenza.
In quanto medici, ci piace credere di conoscere il tuo
corpo meglio di te.
Tutta la struttura della medicina si basa su questo
postulato.
La maggior parte della gente è felice di accettare questo
paradigma. L’alternativa – avere più potere sul proprio corpo di quanto in
genere si pensi – rimette la responsabilità sulle spalle di ognuno, e per molte
persone questo è troppo.
È di gran lunga più facile dare tutta la responsabilità,
riporre ogni speranza su qualcuno più saggio, più intelligente e con maggiore
esperienza, capace di “aggiustarci”.
E se invece ci sbagliassimo tutti? Se negando il fatto
che il corpo sia naturalmente equipaggiato per guarirsi attraverso la mente
stessimo in realtà sabotando noi stessi?
In quanto scienziati, non possiamo fare a meno di
osservare cose che la scienza semplicemente non riesce a spiegare. Anche i
medici più prevenuti vedono migliorare pazienti che, in base a tutte le
conoscenze scientifiche, dovrebbero invece peggiorare. È di fronte a casi del
genere che siamo costretti a mettere in discussione le nostre più salde
convinzioni sulla medicina moderna, cominciando a chiederci se in ballo non ci
sia qualcosa di mistico.
In generale, i medici non parlano di simili possibilità
davanti ai pazienti, ma ne bisbigliano tra loro nelle stanze riservate degli
ospedali e all’università. Se sei curioso e fai attenzione – come me – udrai
storie tali da lasciare interdetti.
Sentirai parlare di una donna il cui tumore, durante la
radioterapia, si è ristretto fino a scomparire. Solo in un secondo momento i
medici si sono accorti che il macchinario per le radiazioni era fuori uso. Lei
non aveva ricevuto alcuna radiazione, però credeva di sì. E altrettanto
credevano i suoi medici.
Sentirai parlare di una donna che aveva avuto un attacco
di cuore, seguito da un intervento di bypass, a sua volta seguito da uno stato
di shock che secondo i medici avrebbe potuto generare insufficienza renale, nel
caso non fosse stato curato. I medici avevano proposto la dialisi, che lei
rifiutò, perché non voleva ulteriori interventi invasivi. Per nove giorni i
suoi reni non produssero urine, ma al decimo la minzione ritornò e due
settimane dopo, senza alcuna cura, lei era tornata al lavoro, con i reni che
funzionavano meglio di prima.
Sentirai parlare di un uomo che aveva avuto un attacco di
cuore e rifiutò la chirurgia: le sue arterie coronariche, “irrimediabilmente”
occluse, si riaprirono dopo aver cambiato dieta e iniziato un programma di
ginnastica, yoga, meditazione e terapia.
Un’altra paziente era ricoverata in terapia intensiva e i
suoi organi si stavano spegnendo per un linfoma al quarto stadio. Ebbe
un’esperienza di pre-morte, si fuse con l’amore puro e incondizionato, e seppe
subito che se avesse scelto di non passare all’altra sponda, il suo tumore
sarebbe svanito. Meno di un mese dopo, i suoi linfonodi vennero sottoposti a
biopsia e non si riscontrò alcuna traccia di tumore.
Un’altra donna si era rotta il collo. Dopo che i raggi X
all’ospedale confermarono la rottura del collo in due punti, rifiutò
l’intervento medico e ricorse a un guaritore spirituale, nonostante le veementi
obiezioni del dottore. Un mese dopo, senza alcun intervento medico, stava
facendo jogging.
Un’altra storia è quella di un protocollo di ricerca per
un farmaco chemioterapico, chiamato Epoh, che stava dando modesti risultati
positivi, a parte un caso. Che succedeva in quell’unico caso? L’oncologo ne
parlava prima con i pazienti, ma invertiva il nome del farmaco. Invece di
iniettargli l’Epoh, diceva loro che iniettava Hope [“speranza” in inglese,
N.d.T.].
Poiché scrivo un blog abbastanza seguito, con una tribù
di fedeli lettori sparsi in tutto il mondo, ascolto storie come questa tutti i
giorni.
Condividendole con i miei lettori, ho cominciato a
riceverne di ancora più incredibili. Una donna con il morbo di Lou Gehrig andò
a farsi vedere dal guaritore Giovanni di Dio: poco dopo, il suo neurologo ne
certificò la guarigione. Un uomo paralizzato era andato in pellegrinaggio a
Lourdes e ne era tornato camminando. Una donna con cancro alle ovaie al quarto
stadio “sapeva” che non sarebbe morta, per cui, dopo aver raccolto il sostegno
di coloro che l’amavano, è ancora viva dopo dieci anni. Un uomo cui era stata
diagnosticata l’occlusione delle arterie coronariche in seguito a un attacco di
cuore si sentì dire che gli restava un anno di vita, se non avesse subìto un
intervento al cuore. Dopo aver rifiutato tale intervento, visse altri venti
anni e morì all’età di novantadue anni (non per una patologia cardiaca).
Leggendo queste storie, non potevo fare a meno di sentire
una voce dentro di me.
Non era possibile che tutte queste persone fossero
bugiarde. Però, se non stavano mentendo, l’unica spiegazione era che esisteva
qualcosa che andava oltre ciò che avevo imparato nella medicina convenzionale.
Questo mi diede da pensare. Sappiamo che talvolta si
verificano guarigioni spontanee e inspiegabili. Tutti i dottori ne hanno
osservato qualcuna. Di solito, in questi casi si torna al proprio lavoro con
un’alzata di spalle, non senza una sottile frustrazione per non essere riusciti
a spiegare tale remissione.
Ma in fondo alla mia mente, mi chiedevo ogni volta se non
fosse possibile acquisire qualche controllo su questo processo.
Se a una persona accade “l’impossibile”, non c’è nulla
che possiamo imparare da lei?
Vi sono delle analogie tra pazienti con la stessa
fortuna? Esistono modi per ottimizzare le possibilità di remissione spontanea,
soprattutto quando la medicina standard non offre cure efficaci?
E cosa possono fare – se qualcosa possono fare – i medici
per agevolare questo processo?
Non potevo fare a meno di chiedermi se, evitando persino
di considerare la possibilità che i pazienti avessero un qualche controllo
sulla propria guarigione, non fossi un medico irresponsabile che stava violando
il sacro giuramento di Ippocrate. Di certo, se fossi stata un buon medico,
avrei aperto la mia mente a tutte le possibili cure per i miei pazienti.
Ma le storie bizzarre che si udivano nelle stanze dei
medici o viaggiavano in Rete non erano abbastanza per convincermi. Poiché ero
una scienziata per formazione e una scettica per natura, volevo prove solide e
razionali, ma i miei primi tentativi furono tutti frustrati.
Feci del mio meglio per approfondire le voci che
giravano.
Cominciai a chiedere alle persone che mi raccontavano le
loro storie di dimostrarle.
Erano in grado di produrre vetrini al microscopio? Potevo
parlare con il tecnico addetto al macchinario delle radiazioni? Potevo vedere
le cartelle cliniche?
Nella maggior parte dei casi, ricevetti dei dinieghi.
Quando chiedevo cartelle o studi medici, quasi tutti
battevano in ritirata: «È successo troppo tempo fa», «Uno studio è stato
condotto, ma non saprei darle riferimenti», «Il mio medico è andato in
pensione, quindi non posso mettervi in contatto», «Hanno buttato le mie
cartelle cliniche» ecc.
Anche i casi di autoguarigione di cui ricordavo vagamente
di essere stata testimone nei primi anni della mia pratica sembravano
irrecuperabili. Non avevo preso appunti, non riuscivo a ricordare nomi, non
sapevo come contattare quelle persone: in breve, continuavo a girare a vuoto.
Tuttavia, più domande facevo online, più continuavo a
ricevere storie.
Quando cominciai a fare la ficcanaso con i miei amici
medici, tutti avevano qualche storia sbalorditiva di inspiegabili guarigioni
spontanee e di pazienti che erano guariti da patologie “incurabili”, facendo
fare una grama figura agli autori delle diagnosi “terminali”. Nemmeno i miei
amici, però, potevano fornirmi prove.
A questo punto ero, più che intrigata, ossessionata
dall’argomento.
La mia curiosità mi portò a investigare più a fondo.
Dopo centinaia di e-mail e decine di interviste,
cominciai a credere che a questi pazienti fosse accaduto qualcosa di reale,
tanto che le loro storie si erano trasformate in leggende sui libri di
spiritualità e in Internet. Anche se esiste sempre la tentazione di liquidare
come ridicole le storie di autoguarigione dei pazienti, se sei un medico che ha
davvero a cuore la salute altrui, non puoi ignorare ciò che arriva al tuo
orecchio.
E più storie senti, più cominci a chiederti di cosa è
capace il corpo.
La maggior parte dei medici, se solo li allontani un
attimo dalle orecchie dei colleghi più critici e severi, ammetterà questo: alla
fin fine, nel processo di guarigione è all’opera qualcosa a metà tra misticismo
e psicologia, e il terreno comune tra i due campi è la nostra vasta e potente
mente. Ben pochi, però, sono pronti a dichiararlo ad alta voce, per timore di
essere etichettati come ciarlatani.
Da decenni, l’esistenza dei legami corpo/ mente viene
sostenuta dai pionieri della medicina. Nonostante ciò, questa idea fatica a
farsi largo nella comunità medica convenzionale.
All’epoca della mia laurea, medici famosi come Bernie
Siegel, Christiane Northrup, Larry Dossey, Rachel Naomi Remen e Deepak Chopra
avevano già esplorato il tema dei rapporti corpo/mente, per cui si potrebbe
pensare che i loro insegnamenti abbiano fatto parte della mia formazione
medica. Proprio per niente. Non seppi nulla della loro opera fino a molti anni
dopo aver terminato la scuola di medicina.
Prima di effettuare le mie personali ricerche, non avevo
mai letto i loro libri.
Quando lo feci, provai rabbia.
Come era stato possibile che non avessi saputo nulla di
questi medici dal cuore e della mente così aperti? E perché non era richiesta
la loro lettura agli studenti di medicina e agli internisti del primo anno?
Continuando a investigare, cominciai a entusiasmarmi,
finché la mia passione non si trasformò in un vero e proprio scopo di vita che
mi ha assorbito per molti anni.
Cominciai a leggere tutti i testi di medicina sul
rapporto corpo/mente che potevo trovare. Iniziai a mettere i risultati delle
mie ricerche sul blog, su Twitter e su Facebook, fatto che accrebbe
ulteriormente il numero delle storie (da un punto di vista medico etichettabili
soltanto come “miracoli”) che mi venivano mandate. Ero come ipnotizzata.
Le testimonianze crescevano a vista d’occhio. Tuttavia,
nulla di ciò che stavo udendo poteva considerarsi “scienza”. Desideravo
ardentemente le prove secondo cui questi racconti non erano fandonie.
Pertanto, continuai a investigare, cercando di restare
aperta e imparando sempre più cose sul modo in cui la mente poteva influenzare
il corpo.
Una parte di me era aperta all’idea dei legami
corpo/mente. Intuitivamente, la cosa aveva un senso.
Un’altra parte, però, faceva molta resistenza. Credere a
quanto stavo ascoltando significava mettere in dubbio gran parte di ciò che mi
era stato insegnato sia da mio padre (un medico molto convenzionale) che dai
miei professori.
Uno dei primi libri che studiai, un testo di storia dei
legami corpo/mente/medicina, opera della professoressa di Harvard Anne Harrington,
The Cure Within, mi fece letteralmente girare la testa. Nel libro, l’autrice si
riferisce al fenomeno corpo/mente come a «corpi che si comportano male»,
intendendo con ciò che talvolta i corpi non si comportano «come dovrebbero»,
fatto che lei poteva spiegarsi solo con i poteri della mente.
Come esempi di «corpi che si comportano male», Harrington
riportava casi di bambini cresciuti in istituti assistenziali, i cui bisogni
materiali erano stati soddisfatti, ma che presentavano ritardi nello sviluppo e
problemi mentali, perché non erano stati abbastanza amati. La studiosa citava
anche duecento casi di cecità riguardanti donne cambogiane costrette dai khmer
rossi ad assistere alla tortura e al massacro dei propri cari. Benché le
analisi mediche non trovassero alcun problema nei loro occhi, esse sostenevano
di «aver pianto fino a perdere la vista».
Chiaramente, c’era sotto qualcosa. La curiosità mi spinse
a scavare più a fondo, nel tentativo di capire come si verificassero questi
fenomeni.
Che prove abbiamo per sostenere che il potere della mente
può trasformare il corpo?
Quali forze fisiologiche potrebbero spiegare tali
fenomeni?
E come potremmo usare a nostro vantaggio questi poteri di
guarigione?
Se avessi saputo rispondere a queste domande, avrei
potuto cominciare a capire non solo le storie sbalorditive che la gente mi
stava raccontando, ma anche lo scopo della mia vita e la mia funzione di
guaritrice.
All’epoca in cui studiavo i rapporti corpo/mente, il mio
posto nel mondo della medicina non mi era chiaro.
Dopo venti anni di medicina, avevo perso le speranze sul
nostro fallimentare sistema di assistenza sanitaria, che mi costringeva a
smaltire quaranta pazienti al giorno, spesso in sette frettolosi minuti, senza
il minimo tempo per conversare o stabilire un vero contatto.
Diedi quasi le dimissioni quando una paziente di vecchia
data mi fece sapere di volermi confessare un delicato problema di salute che
finora mi aveva nascosto. Sottolineò che aveva fatto le prove di questa
confessione con suo marito per giorni e giorni, ma quando era arrivato il
momento di aprirsi con me, io apparentemente non avevo mai staccato la mano
dalla maniglia della porta. Mi disse che avevo i capelli scompigliati e l’abito
sporco, come se avessi passato tutta la notte a partorire neonati (cosa che
probabilmente era avvenuta). Benché sapesse che dovevo essere stanca,
continuava a supplicarmi di prenderla per un braccio, sedermi accanto a lei e
stabilire quella connessione emotiva necessaria per aiutarla ad aprirsi sul suo
problema. Ma lei disse che i miei occhi erano distratti.
Ero un robot troppo occupato per lasciare andare la
maniglia.
Quando lessi quella lettera, mi si chiuse lo stomaco,
provai un tuffo al cuore e capii all’istante che la medicina praticata in quel
modo non era ciò che mi aveva spinto verso di essa. Mi ero accostata alla
medicina nello stesso modo in cui altre persone sentono la vocazione a farsi
prete, non per sfornare prescrizioni ed esami clinici a getto continuo. Io
volevo essere una guaritrice.
Quello che mi aveva portato alla medicina era stato il
desiderio di toccare i cuori, stringere le mani, alleviare le sofferenze,
favorire la guarigione ogni volta che fosse stato possibile e mitigare la solitudine
e la disperazione quando la cura fosse stata impossibile.
Se perdevo quello, perdevo tutto.
Ogni giorno in più passato da medico diminuiva la mia
autostima. Sapevo quale tipo di medicina la mia anima desiderava praticare, ma
mi sentivo incapace di esigere il tipo di connessione medico/paziente che
anelavo, oltre che schiacciata da aziende sanitarie e farmaceutiche, avvocati
delle assicurazioni, politici e altri fattori che minacciavano di estendere il
solco tra me e i pazienti.
Rispetto al medico che sognavo di essere ai tempi dei
miei idealistici studi, mi sentivo un’imbrogliona, una traditrice e una
ciarlatana da quattro soldi. Ma che alternative avevo? In famiglia, ero l’unica
che portava denaro, pagando i debiti della mia scuola di medicina e della
laurea di mio marito, e finanziando il mutuo e il fondo per la scuola di mia
figlia appena nata. Lasciare il lavoro era fuori discussione.
Poi il mio cane morì, mio fratello più giovane (che fino
a quel momento era stato sano come un pesce) ebbe un’insufficienza epatica come
raro effetto collaterale di un comune antibiotico e il mio adorato papà morì
per un tumore al cervello.
Il tutto in due settimane.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Senza alcun piano di riserva o rete di sicurezza, abbandonai
la medicina con il proposito di non guardarmi più indietro. Vendetti la casa,
liquidai il piano pensionistico e mi trasferii con la famiglia in campagna per
condurre una vita semplice. Bollai il mio passato medico come un errore
madornale e mi reinventai scrittrice e artista a tempo pieno.
In quel periodo persi contatto con lo scopo della mia
vita su questa Terra. Trascorsi alcuni anni a scrivere libri e un blog, oltre
che a fare l’artista, ma nulla mi attraeva con la stessa forza che un tempo aveva
avuto la medicina. Nella mia anima, qualcosa ancora anelava a servire gli
altri. Pittura e scrittura sembravano troppo solitarie e narcisiste, come se
stessi assecondando attività artistiche che da un lato mi piacevano, ma
dall’altro mi allontanavano dalla mia vocazione.
Per mesi non dormii quasi, e quando riuscivo a farlo,
sognavo di aiutare pazienti seduta accanto al loro letto, senza l’occhio
sull’orologio o la mano sulla maniglia. Mi risvegliavo con le lacrime agli
occhi, come se stessi piangendo la scomparsa di un pezzo della mia anima.
Nel 2009 cominciai a scrivere sul mio blog quello che mi
mancava della medicina, ciò che mi piaceva e mi aveva inizialmente portato
verso di essa.
Scrissi che la consideravo una pratica spirituale che, al
pari dello yoga o della meditazione, non si arrivava mai a padroneggiare sino
in fondo. Scrissi che la relazione medico/paziente, se trattata con la dovuta
riverenza, era sacra e che desideravo recuperarla. Scrissi che la medicina mi
aveva ferito e che a mia volta avevo ferito gli altri, senza volerlo.
Pazienti e guaritori di tutti i tipi cominciarono a
mandarmi email e a postare commenti sul blog, raccontandomi le loro storie.
Qualcosa si accese in me: intravidi la possibilità di dare un aiuto.
La tribù di persone che avevo attirato cominciava a
guarire me.
All’incirca in questo periodo cominciarono anche ad
arrivare da tutto il mondo storie di pazienti guariti da malattie “incurabili”
o “terminali”. Nonostante la mia resistenza a farmi risucchiare dal mondo della
medicina, mi ritrovai presa dalle discussioni sul mio blog.
Non stavo cercando una via per tornare a essa. Per i
primi anni, quando i segni dell’universo cominciarono a riportarmi verso la
vocazione di guaritrice, scuotevo la testa e scappavo in direzione opposta.
Ma le vocazioni sono una cosa buffa.
Non sei tu a scegliere la vocazione, è lei a chiamare te.
E se puoi dimetterti da una professione, non puoi
dimetterti dalla vocazione.
Una serendipità dopo l’altra mi portò su una via ignota e
non prevista, come se gli uccelli stessero disseminando le briciole verso il
mio Santo Graal.
I libri cadevano dagli scaffali. Sul mio cammino
apparivano medici con messaggi per me. I membri della mia comunità online mi
inviavano articoli. Visioni improvvise affioravano come film alla mia mente,
mentre facevo ricerche. Sogni spuntavano. Insegnanti chiamavano.
Cominciai a risvegliarmi dall’anestesia profonda che la
formazione medica e gli anni di pratica avevano causato in me, e in modo
piuttosto incerto iniziai a intravedere la luce.
Una domanda portava a un’altra, e prima che me ne
rendessi conto, mi ritrovai immersa fino al collo in articoli di giornale per
capire cosa succedeva al corpo quando la mente era sana e perché ci ammalavamo
quando la mente era malata. Capii che non avevo bisogno di ordinare test di
laboratorio, prescrivere farmaci o praticare operazioni chirurgiche per essere
utile come medico. Potevo essere ancora più utile se avessi scoperto il modo in
cui la gente curava se stessa.
Ciò che venne dopo fu una full immersion nei vangeli
della medicina moderna, la letteratura medica a revisione paritaria, alla
ricerca di prove scientifiche del fatto che ognuno può guarire se stesso.
Consultai riviste come il «New England Journal of Medicine» e il «Journal of
the American Medical Association», e quello che scoprii cambiò la mia vita per
sempre, come spero cambierà anche la tua e quella dei tuoi cari.
Questo libro è la cronaca della scoperta e la
condivisione di quelle informazioni che hanno cambiato la mia idea su come la
medicina andrebbe trasmessa e ricevuta.
Una volta venuta a conoscenza di queste informazioni,
sapevo che non avrei mai più potuto nascondere la testa sotto la sabbia.
Esistono dati scientifici a sostegno delle storie
apparentemente miracolose di autoguarigione che si sentono in giro? Certo che
sì. Esistono prove secondo cui puoi trasformare la fisiologia del corpo
semplicemente cambiando mentalità. Esistono prove secondo cui puoi ammalarti se
hai pensieri non sani. E non è solo una questione di testa. È qualcosa di
fisiologico.
Come avviene? Niente paura.
Ti spiegherò esattamente in che modo pensieri ed emozioni
insalubri possono trasformarsi in malattie e in che modo pensieri ed emozioni
sani possono favorire l’autoguarigione del corpo.
Ma c’è dell’altro. Esistono prove secondo cui i medici
possono favorire la tua guarigione, non tanto per il trattamento che
prescrivono, quanto per l’autorità che gli attribuisci.
Esistono prove secondo cui una bella sorpresa può giovare
alla tua salute più dell’eliminazione delle sigarette, qualcosa che ritenevi
assolutamente irrilevante per il tuo benessere può donarti sette anni di vita,
una sola cosa divertente può ridurre drasticamente il numero di visite mediche
di cui hai bisogno, un cambiamento positivo nel tuo atteggiamento può farti
vivere dieci anni di più, un’abitudine lavorativa può accrescere il tuo rischio
di morire, un’attività piacevole che forse non hai mai collegato alla salute
può ridurre drasticamente i rischi di patologia cardiaca, infarto e cancro al
seno.
Questi sono solo alcuni dei fatti scientificamente
verificabili che condivido in questo libro e che hanno radicalmente cambiato il
modo in cui concepisco la medicina.
Questo libro è diviso in tre parti.
Nella Prima Parte sostengo che la mente ha il potere di
alterare fisiologicamente il corpo attraverso la potente combinazione tra
credenze positive e cure amorevoli da parte dei medici.
Nella Seconda Parte mostrerò in che modo la mente può
alterare la fisiologia corporea, partendo da scelte di vita quali le relazioni
che scegliamo di alimentare, la vita sessuale, il lavoro, le scelte economiche,
la creatività, l’essere ottimisti o pessimisti, la felicità, il modo in cui si
passa il tempo libero. Ti insegnerò anche uno strumento prezioso che potrai
usare ovunque e che potrebbe persino salvarti la vita.
Tutto questo ti preparerà alla Terza Parte, dove
introduco un modello radicalmente nuovo di benessere da me creato, in cui guido
all’autoguarigione tramite sei passi. Alla fine di questo libro, avrai stilato
la tua diagnosi, scritto la tua prescrizione e sviluppato un chiaro piano di
azione finalizzato a fare miracoli col tuo corpo.
Tieni a mente che i miei suggerimenti non sono solo per i
malati, ma anche per chi è sano e vuole prevenire la malattia.
Non voglio che aspetti che il corpo cominci a urlare
attraverso qualche malattia mortale. Piuttosto, desidero insegnarti ad ascoltare
i suoi sussurri: questi ultimi sono le pietre miliari sul tuo cammino verso la
salute, perché ti allontanano da ciò che ti predispone alla malattia,
spingendoti verso ciò che in base a prove scientifiche sappiamo migliorare la
salute e prolungare la vita.
Quello che sto per rivelarti potrebbe sorprenderti e
anche, forse, spaventarti. Per cortesia: fai un favore al tuo corpo e, leggendo
questo libro, astieniti dal giudizio, apri la mente e sii pronto a cambiare le
tue idee sul corpo e la salute. Quello che sto per condividere potrebbe
scuotere le tue certezze, spingerti fuori dalla tua zona di sicurezza e
portarti a chiedere se non mi sto inventando qualcosa. Ti giuro di no.
In tutto il libro, faccio ogni sforzo per sostenere con
riferimenti scientifici quelle che potrebbero sembrare affermazioni
incredibili.
Poiché so che quanto sto per insegnare inarcherà più di
un sopracciglio, ho scritto il libro per chi è scettico come lo ero io.
L’ho concepito come se una giuria di colleghi medici
stesse giudicando le mie tesi. Eppure, non sto cercando di convincere loro.
Certo, spero che ascoltino, perché in tal modo la medicina moderna, così come
la conosciamo, cambierebbe per sempre.
In realtà, sto scrivendo questo libro per te, ovvero per
ogni persona che sia mai stata malata, che abbia mai amato un malato o che
desideri prevenire una malattia. Tu sei colui che desidero aiutare, perché in
fondo al cuore desidero porre termine alle tue sofferenze e aiutarti ad avere
una vita lunga, bella e sana. Questa missione è ciò che, prima di ogni altra
cosa, mi ha avvicinato alla medicina.
Mentre leggi, ti chiedo semplicemente di restare con me.
Dammi la possibilità di espandere la tua mente così come
è avvenuto per la mia. Lasciami guarire i tuoi pensieri, affinché io possa
guarire anche il tuo corpo. E datti il permesso di abbandonare nozioni su
salute e medicina che ormai hanno fatto il loro tempo.
Il futuro della medicina dipende da noi.
Vieni, dammi la mano e cominciamo il viaggio.
Hanno detto del libro
"Preparatevi a mutare completamente paradigma su
medicina, salute e guarigione".
Lynne McTaggart, scrittrice di fama internazionale
"Ora la consapevolezza, la mente e lo spirito sono
tornati al centro della medicina".
Larry Dossey, medico, autore e conferenziere
Indice
Hanno detto del libro
Prefazione
Introduzione
Prima Parte – Credi di Essere Sano
Capitolo 1 – La scioccante verità riguardo le tue
convinzioni sulla salute
Capitolo 2 – Un modo sicuro per ammalarsi e non guarire
mai
Capitolo 3 – Il fattore di guarigione che può fare la
differenza
Seconda Parte – Cura la Mente
Capitolo 4 – Ridefinire il concetto di salute
Capitolo 5 – La solitudine avvelena il corpo
Capitolo 6 – Morire di lavoro
Capitolo 7 – La felicità è medicina preventiva
Capitolo 8 – Come controbilanciare la reazione di stress
Terza Parte – Scrivi la Prescrizione
Capitolo 9 – Un autotrattamento radicale
Capitolo 10 – Guarire se stessi in sei passi
Appendice A – Otto consigli per stare nel corpo
Appendice B – L'autodiagnosi di Lissa
Appendice C – La Prescrizione di Lissa
Ringraziamenti
Sull'Autrice
Lissa Rankin
La Mente supera la Medicina - Libro >> http://goo.gl/dzuq2X
La prova scientifica che si può guarire da soli
Editore: Macro Edizioni
Data pubblicazione: Marzo 2014
Formato: Libro - Pag 304 - 13.5x20.5 cm