L'intenzione e le scelte della nostra vita
L’ideale di vita che noi scegliamo è una destinazione, ma
nel contempo è anche un faro che illumina i possibili percorsi, ma sta a noi
camminare nella vita con “intenzioni appropriate” per raggiungere la nostra
destinazione desiderata
di Bruno Fuoco - 04/08/2014
L'intenzione e le scelte della nostra vita
Mentre nella cultura ordinaria, le intenzioni, alla
stessa stregua della vita interiore, sono collocate in un territorio privo di
concretezza, le più elevate intelligenze dell’umanità, invece, hanno cercato di
cogliere, fin dai tempi antichi, la rilevanza dell’intenzione per la vita
dell’uomo. La tematica dell’intenzione è infatti oggetto di studio di numerose
discipline: filosofia, pedagogia, psicologia, neuroscienze, diritto,
gnoseologia ecc. Il termine intenzione, conseguentemente, possiede significati
diversi nelle varie discipline. Vi è da aggiungere che la riflessione sulle
intenzioni si presenta complessa perchè coinvolge, necessariamente, anche
l’analisi dei processi della nostra vita interiore. Per questa ragione,
l’intenzione ha interessato anche i mistici, i teologi e gli spiritualisti in
generale.
Nella nostra brevissima riflessione (1) interessata agli
aspetti pedagogici e morali, l’intenzione rileva, soprattutto, come
orientamento delle nostre energie interiori (pensiero e sentimento), anche a
prescindere dal successivo compimento di un atto esteriore. D’altronde questo è
il significato generico del latino classico “intentio”, in-tendere, cioè
“tendere a”.
Osservava il famoso psicologo James che ciò che diciamo
sulla realtà dipende dalla prospettiva con cui la guardiamo e il suo contenuto
dipende da ciò che scegliamo e la scelta dipende da noi (2). Nella stessa
direzione si è rilevato che noi percepiamo al fine di agire, di interagire con
gli oggetti e con gli altri; quello che percepiamo non è indipendente dunque
dai nostri scopi (3). Anche la postura di un essere umano rifletterebbe una
determinata intenzione (4). Potremmo quindi sostenere che le nostre intenzioni
condizionano non solo l’attenzione-percezione, ma anche la catena processuale
dei pensieri, sentimenti e atti (gesti e parole). Infatti, l'intenzione,
osserva Chopra, è “responsabile di tutti i processi legati ad apprendimento,
memoria e ragionamento, oltre che delle attività motorie” (5). L’organismo,
rileva Rogers, è sempre motivato, è sempre intento a qualcosa (6).
L’intenzione svolge, dunque, oggettivamente un ruolo
strategico nella nostra esistenza e ciò trova conferma sempre di più anche
negli studi scientifici, in particolare in quelli relativi ai neuroni specchio.
Ma anche in pedagogia si è sostenuto che la costruzione del Sé come soggetto
dotato di senso implica il darsi intenzioni e l'organizzarsi secondo
intenzionalità (7). Peraltro, alcuni importanti studi di antropologia affermano
che proprio la capacità di generare intenzioni e di poter accedere alle
intenzioni altrui è alla base della vita sociale e cooperativa“ (8). Nella
sostanza, il concetto di intenzione, e per certi aspetti anche il diverso
concetto di intenzionalità (9), pongono in luce che il dipanarsi e l’evolversi
della vita dell’individuo è oggettivamente condizionata dalle intenzioni, cioè
dalle finalità che ciascuno si autoprefigge in quanto queste ultime dànno senso
alla nostra interpretazione del mondo, al nostro ruolo nel mondo e quindi al
nostri stati interiori tout court.
Peter Deunov ha evidenziato l’importanza per gli uomini
di sapere “a quoi devraient-ils tendre”. Egli affermava che la presenza del
Principio Divino nell’uomo «lui inspire le désir de tendre vers ce qui est
élevé et sublime dans le monde, lui suggère chaque élan noble, chaque impulsion
vers la vertu et la grandeur” (10). Anche la parte dell'Anima universale che è
in noi, afferma Aïvanhov, tende incessantemente verso lo spazio, verso
l'immensità, verso l'infinito (11). Se il tendere “a”, lo slancio “verso”, sono
propri anche della nostra natura spirituale, le intenzioni, allora,
costituiscono una grande possibilità per riprendere contatto con la nostra
cittadinanza celeste. L’intenzione ci “permette come una finestra aperta
sull’eternità, di evadere dalla prigione di se stessi” (12). Intensi sono,
dunque, i legami tra libertà e intenzione in quanto siamo sempre orientati
verso un quid puramente interiore o anche esteriore. In entrambe le situazioni,
è in azione la nostra vita, il nostro “io” posto che essere “orientati”
significa che ci stiamo spostando verso territori, verso una delle destinazioni
possibili dell’esistenza.
Dovremmo allora sempre chiederci: dove stiamo andando con
le nostre intenzioni, cioè con i nostri pensieri e sentimenti? Cosa ci
porteranno una volta che li abbiamo seguiti? Dove stiamo andando con le nostre
azioni? Stiamo generando effetti benefici, oppure, dannosi per noi e per gli
altri? Il vuoto intenzionale non esiste, semmai vi è l’assenza di
consapevolezza delle proprie intenzioni. Noi, volenti o nolenti, andiamo sempre
verso un quid e l’esperienza della vita ci dice che questo quid può portarci
gioia o tristezza, infelicità o felicità, benessere o malessere.
Ma allora, se siamo sempre orientati verso un qualcosa,
perché non dovremmo chiederci in anticipo quali sono le stazioni di arrivo dei
vari percorsi cui ci conducono le nostre intenzioni, quali regioni interiori
raggiungeremo tramite esse, quale status psico-fisici conquisteremo. Perché
attendere, ad esempio, il decorso di una intera vita per toccare con mano ciò
che era già contenuto nello sviluppo implicito e necessitato dell’ideale
prescelto?
Il problema è che spesso non riusciamo effettivamente a
comprendere in anticipo la destinazione finale delle nostre intenzioni. Per
superare questa impasse forse dobbiamo partire proprio dalla destinazione
finale desiderata. Cioè dovremmo avere chiaro quale ideale di vita perseguire,
cioè “le but à atteindre” come spiega efficacemente O.M Aïvanhov nella cui
opera (una completa e moderna "scienza dei fini e dei mezzi") è
possibile cogliere i nessi eziologici tra le intenzioni coltivate e le stazioni
di destinazione cui esse, prima o poi, ci conducono. L’ideale di vita che noi
scegliamo è una destinazione, ma nel contempo è anche un faro che illumina i
possibili percorsi, ma sta a noi camminare nella vita con “intenzioni
appropriate” per raggiungere la nostra destinazione desiderata (13).
Possiamo concludere questa riflessione con due
suggerimenti operativi ricavati dalla citata opera:
- il segreto del cambiamento sta nello scegliere un
ideale, “but a atteindre” per la nostra vita, il più elevato possibile, in
quanto gli Ideali più elevati anche se irraggiungibili sono sempre i più
efficaci poiché permettono all’individuo di esprimere il meglio di se stessi;
-occorre amare le intenzioni più nobili altrimenti esse
resteranno confinate nella sfera intellettuale:”finché non cercherete di elevare
il vostro amore, cioè di far sì che il vostro cuore si leghi agli intenti più
nobili e più spirituali, potrete cambiare tutto ciò che vorrete, ma
incontrerete le stesse difficoltà e le stesse sofferenze” (14).
(1) La versione integrale del nostro lavoro è nel sito www.codiceolistico.it/intenzioni_fuoco.pdf.
Per quanto attiene agli studi scientifici sul potere dell’intenzione sulla
materia, cfr. gli articoli pubblicati da numerosi autori su www.scienzaeconoscenza.it.
(2) W. James, Pragmatismo, Aragno, 2007, p. 146.
(3) Così A. M. Borghi, R.Nicoletti, Movimento e azione in
R. Cubelli, R. Job, I processi cognitivi, Roma, Carocci, 2012, www.
laral.istc.cnr.it.
(4) Sulla teoria secondo la quale anche la postura di un
essere umano riflette un’intenzione, cfr. A. Berthoz, Il senso del movimento,
McGraw-Hill, Milano, 1998.
(5) Cfr. D. Chopra, Le coincidenze, Sperling &
Kupfer, 2004, p.66.
(6) C. Rogers, La terapia centrata sul cliente,
Martinelli, Firenze, 1970, p. 293 e segg.
(7) Le intenzioni nel processo formativo. Itinerari,
modelli, problemi, Biblioteca di Scienze della Formazione, Edizioni del Cerro,
2005.
(8) M. Tomasello, Altruisti nati, Bollati Boringhieri,
2010, p.14.
(9) Cfr. nota 1.
(10) P. Deunov, La Clé De La Vie, conference 22 aout
1928, Sofia, www.beinsadouno.net.
(11) Cfr. O. M. Aïvanhov, Vita psichica, elementi e
strutture, 2004, Prosveta.
(12) M. Santerini, Educazione morale e neuroscienze: la
coscienza dell'empatia, La scuola, 2011, pp. 37-38.
(13) Il ricercatore può trovare un valido supporto per un
lavoro di ricognizione e sperimentazione in tema di intenzioni nell’ampia opera
di Aïvanhov ove è illustrato come l’intenzione elevata possa far recuperare il
senso del sacro degli atti della nostra vita quotidiana, spesso soggetti
all’automatismo e all’involontarietà.
(14) O. M. Aïvanhov, Pensieri quotidiani 2014, Prosveta.
Lynne McTaggart
La Scienza dell'intenzione - Libro >> http://goo.gl/4lNzmA
Come cambiare il pensiero per cambiare la tua vita e il
mondo
Editore: Macro Edizioni
Data pubblicazione: Gennaio 2013
Formato: Libro - Pag 424 - 13,5x20,5
Wayne W. Dyer
Il Potere dell'Intenzione Libro >> http://goo.gl/xUe6iq
Editore: Corbaccio Editore
Data pubblicazione: Marzo 2005
Formato: Libro - Pag 302 - 14x20,5