La Bibbia non parla di Dio
Uno studio rivoluzionario sull'Antico Testamento
di Mauro Biglino
Un confronto sorprendente tra l'Antico Testamento e i
testi omerici.
Il nuovo libro dello studioso bestseller che con la sua
lettura della Bibbia sta conquistando lettori e mass media.
"La Bibbia non parla di Dio. Quando parla di Jahwè,
intende un individuo che fa parte di un gruppo di individui chiamati Elohim.
Questi individui hanno avuto un rapporto con l'umanità, ma un rapporto speciale,
nel senso che se la sono un po' fabbricata, Jahwè era uno di questi, tra
l'altro anche uno dei meno importanti."
Biglino ha espresso queste sue teorie nei vari saggi che
ha scritto lino ad oggi e che hanno venduto oltre 60.000 copie. Teorie che ripete
nelle sue conferenze, in giro per l'Italia, sempre affollatissime. In questo
nuovo libro riprende la sua tesi principale e la rafforza con un lavoro
originale e sorprendente, già molto atteso tra i suoi seguaci: la presentazione
parallela e speculare di decine di passi biblici ed omerici, e di documenti
scientifici prodotti appositamente da biologi e genetisti a sostegno di questa
ipotesi sconvolgente.
Un libro spiazzante e clamoroso, frutto di uno studio
attento sul libro dei libri.
Dalla quarta di copertina
“Chi legge l’Antico Testamento con la mente disincantata
e vi si avvicina con l’atteggiamento sereno che avrebbe verso qualsiasi libro
scritto dall’umanità non ha alcuna difficoltà a cogliere l’evidenza dei fatti.”
Questo libro è il risultato di anni di studio,
pubblicazioni e conferenze. Un cammino che Mauro Biglino ha iniziato come
traduttore per le Edizioni San Paolo e che lo ha portato a sviluppare una
lettura alternativa dell’Antico Testamento capace di suggerire ipotesi davvero
rivoluzionarie.
Il primo passo del suo metodo è quello del “fare finta
che”: se si “fa finta che” gli autori biblici abbiano voluto tramandare
semplicemente fatti storici realmente accaduti, se si tolgono dalla Bibbia le
interpretazioni metaforiche e teologiche che dogmi e abitudini culturali le
hanno attribuito, e si applica una lettura laica e letterale, il quadro cambia
in modo radicale. Ci si rende conto che la Bibbia non parla di Dio, né di
alcunché di divino, ma di una storia tutta “fisica” che svela un’ipotesi
dirompente sull’origine dell’essere umano sulla Terra.
A supporto di questa tesi, l’autore porta una traduzione
attenta dei testi: “Il Dio spirituale, trascendente, onnisciente e onnipotente
non trova riscontro in nessuna parola presente nella lingua ebraica”. Porta
contributi forniti spontaneamente da altri studiosi: “Mi è stata trasmessa una
ricca documentazione storica e scientifica (biologi e genetisti), spesso
appositamente approntata, che comprende studi, analisi, articoli contenenti
conferme sia dirette che indirette ai miei studi”. Ed elabora per la prima
volta un originale e sorprendente confronto tra il testo biblico e i testi
omerici (tra Elohim e theoi) che mostra passi sovrapponibili e coincidenze di
un’evidenza impressionante.
La Bibbia non parla di Dio diventa così un libro rigoroso
e ricco, spiazzante e clamoroso, di un libero pensatore che in Italia e
all’estero sta suscitando polemiche e minacce, scuotendo coscienze, aprendo
orizzonti.
Leggi in anteprima un brano estratto dal libro di Mauro
Biglino "La Bibbia non Parla di Dio"
Theoi omerici - Elohim biblici? - Estratto da "La
Bibbia non Parla di Dio" di Mauro Biglino
La scelta di analizzare i poemi omerici nasce dal
desiderio di applicare a quei testi il metodo utilizzato in questi anni con
l’Antico Testamento.
Nel tempo, ho avuto modo di verificarne la grande
efficacia. Leggere la Bibbia “facendo finta che” sta portando ad acquisizioni
veramente sorprendenti nella loro semplicità ed evidenza, che non richiede
categorie interpretative, e nella coerenza storica, che ricompone in modo
pressoché naturale i tasselli di un mosaico che le correnti di pensiero
storiche e teologiche presentano invece in forme scomposte e spesso non
facilmente comprensibili.
Ho avviato così lo stesso processo anche sui testi
omerici, senza avere la pretesa di scoprire nulla di nuovo né, tanto meno, di
essere il primo a farlo.
Già ho detto di Schliemann e di Felice Vinci, della loro
determinazione nel voler verificare i dati storico-geografici contenuti
nell’Iliade e nell’Odissea e delle scoperte che ne sono conseguite.
Forte dei risultati ottenuti da questi studiosi, molto
più prosaicamente, seduto alla scrivania, sono andato alla ricerca
dell’esistenza di possibili parallelismi in relazione al tema più scottante,
quello del presunto Dio, delle sue caratteristiche, delle sue esigenze, dei
suoi atteggiamenti...
Ho scritto Dio, ma si tratta di un termine che
abbandonerò per usare quelli contenuti nei testi di cui mi occupo in questo
capitolo: oi qeoi, i theoi.
Per il possibile, vero significato del termine, rimando
il lettore alla scheda inserita nel capitolo dedicato agli Elohim.
Usando il metodo del “fare finta che”, sono andato alla
ricerca soprattutto di quei particolari tratti non riconducibili all’immagine
classica di Dio: ho voluto verificare se i racconti biblici costituivano un
unicum o avevano nella cultura greca dei corrispettivi proprio in quegli
aspetti nei quali meno ci si attenderebbe di trovarli.
Un lavoro simile fatto con i testi del lontano Oriente
consente di verificare immediatamente concordanze palesi: ci sono passi
sovrapponibili, e le corrispondenze sono di un’evidenza indiscutibile.
Stessa cosa si può dire dei testi sumero-accadici, la cui
concordanza con l’Antico Testamento è spiegabile con il fatto che i racconti
anticotestamentari delle origini sono per lo più copie rielaborate di scritti
cuneiformi più antichi, e dunque non ci dobbiamo stupire della possibilità di
leggerli quasi in una sinossi.
È proprio per questo che ho scelto i due libri omerici:
per la loro apparente diversità. Da sempre, Iliade e Odissea sono presentati
come uno degli esempi più alti di letteratura epica, poetica, mitologica,
leggendaria, e sono posti al vertice della produzione di quella cultura che noi
definiamo “classica” per eccellenza.
La mia domanda è: siamo sicuri che sia così? O meglio,
siamo sicuri che sia solo così? E se, invece, i versi poetici magistralmente
composti contenessero, come la Bibbia, una sostanza storica e cronachistica
anche in quelle parti dove meno ci si attenderebbe di trovarla?
Oltre alle vicende militari, che sono state ampiamente
documentate, è possibile che anche gli elementi tradizionalmente considerati
mitici o leggendari facciano riferimento a una sostanziale concretezza storica?
Quando parlano dei theoi, delle loro caratteristiche
individuali, del loro rapporto con gli uomini, gli autori omerici hanno
inventato tutto con finalità puramente estetiche e letterarie o, piuttosto,
hanno rielaborato in forma poetica possibili verità storiche?
Io, ovviamente, “faccio finta che” sia vera la seconda
ipotesi e, come per la Bibbia, verifico che cosa ne scaturisce.
In questo primo approccio all’analisi parallela mi
soffermerò su alcuni punti specifici, tra i più inaccettabili e dunque
insospettabili, che attengono alle caratteristiche personali dei theoi e al
loro rapporto con gli uomini.
Indice
Introduzione
Avvertenza
I. Facciamo finta che...
II. La contraddizione insanabile
III. Elohim: Dio?
IV. Yahweh, uno dei tanti
V. Altri Elohim
VI. Un’ipotesi assurda?
VII. Paradiso terrestre o laboratorio sperimentale?
VIII. Theoi omerici - Elohim biblici?
IX. Doping biblico?
X. Doping omerico?
XI. Grassi e aromi: cosa dice la scienza?
XII. L’uomo: creato o fabbricato?
XIII. Cosa dice la scienza
XIV. Ulteriori acquisizioni
Conclusione
L’uomo alieno e il monoteismo inventato
Note
Bibliografia
Glossario essenziale dei personaggi omerici citati
Ringraziamenti
La Bibbia non Parla di Dio - Libro >> http://goo.gl/9PmrwW
Uno studio rivoluzionario sull'Antico Testamento
Mauro Biglino