Campane tibetane e ipersensibilità elettromagnetica 2
- seconda parte
Scritto da: Francesca Brocchetta | Medicina Non
Convenzionale
Campane tibetane e ipersensibilità elettromagnetica -
seconda parte
Prima di presentare nel dettaglio gli effetti del
trattamento sul campione di persone individuato, credo sia utile descrivere
brevemente le caratteristiche delle campane tibetane. Si tratta di strumenti
con la forma di grandi ciotole, con l’apertura verso l’alto, di varie
dimensioni e forgiate con leghe di vari metalli (da 7 a 12 metalli). La
dimensione influisce sull’altezza del suono, mentre il tipo di metallo incide
sulla qualità dello stesso, che può essere ottenuto in due modi, anche in sede
di trattamento terapico: con un batacchio di legno si possono esercitare dei
rintocchi, oppure si può ottenere una vibrazione sonora lunga e continua
sfregandolo lungo il bordo della campana. Il suono ottenuto è potente e dolce
allo stesso tempo.
Prima di sottoporre le varie persone al trattamento, ho
studiato le caratteristiche acustiche di questi strumenti. Ho scoperto così una
loro peculiarità, e cioè che le campane veicolano, cioè fanno ‘sentire’, molti
dei suoni armonici che le compongono. Per comprendere il fenomeno, basti
pensare che mentre gli strumenti dell’orchestra producono armonici, cioè note
formate dalla sovrapposizione contemporanea di suoni in rapporto di ottava,
quinta, terza, e così via, il cui suono predominante è quello più grave che dà
il nome alla nota di volta in volta prodotta, al contrario nel caso delle
campane si sentono chiaramente sia la fondamentale sia il terzo armonico, cioè
la quinta, e anche i successivi armonici. È come se le campane producessero
sempre degli ‘accordi’ di note tutte perfettamente udibili, molto piacevoli e
consonanti.
Spettrogramma di una campana tibetana che produce una
nota fondamentale di Sol# (104 Hz). L’intensità del terzo armonico (Re#, 312
Hz) è un picco addirittura più forte della fondamentale.
Nel trattamento al campione di pazienti individuato (5
donne e 1 uomo) ho usato tre campane seguendo il principio dei “tre centri”,
una modalità di massaggio sonoro codificata da Mauro Pedone. Le campane
utilizzate, sono intonate sulle note Sol# (104 Hz), Re# (156 Hz) e Sol# (196
Hz) sfruttando le proprietà dell’intervallo di quinta anche tra una campana e
l’altra. Va sottolineato, infatti, che la quinta è un intervallo fondamentale
in musicoterapia perché stimola i principali punti energetici dell’organismo.
Fu considerato vitale anche da Rudolf Steiner, e la sua capacità di influenzare
favorevolmente il sistema nervoso parasimpatico, e di modificare lo stato di
coscienza dell’ascoltatore è stata confermata dalle ricerche dell’Institute of
Harmonic Science di Phoenix (Arizona).
Come avviene il massaggio sonoro con le campane tibetane
Durante il massaggio sonoro le campane tibetane vengono
appoggiate in vari punti sul corpo della persona sdraiata, oppure vengono fatte
ondeggiare a una distanza di circa 20 centimetri sopra varie zone del corpo.
Nel momento in cui vengono suonate (per rintocco o sfregamento), producono un
effetto vibrazionale che è sia quello sonoro (il suono è fatto di vibrazioni
dell’aria), sia quello meccanico, dato dalle vibrazioni del metallo. A contatto
con il corpo della persona, o comunque molto vicino, il suono viene ‘sentito’ a
più livelli, sia fisico che acustico. Numerose, infatti, sono le strutture
biologiche del corpo umano che rispondono per risonanza alla sollecitazione
sonora. I tessuti non uditivi in grado di percepire lo stimolo vibratorio e
oscillatorio di un suono sono: la pelle, le fibre del tessuto connettivo e
muscolare e il sistema di cellule MC (microvilli-ciglia) che comprende i
tessuti vestibolari e viscerali, le cellule ependimali, midollari e
dendritiche. I tessuti coinvolti nella vibrazione sonora hanno una stretta
relazione anche con i centri diencefalici e il sistema nervoso autonomo,
strutture deputate alla regolazione della vita vegetativa.
Il suono ha la capacità dunque di “risvegliare” zone del
corpo differenti, a seconda dei punti più contratti o con disturbi provocati
dalla EHS. Lo scopo del massaggio sonoro è proprio quello di riarmonizzare
l’organismo riportandolo alle sue naturali vibrazioni attraverso il principio
di risonanza. L’immunologo e batteriologo Edward Bach (noto ai più per i suoi
rimedi a base di fiori) affermò che la malattia può essere considerata come una
disarmonia, che insorge quando una parte del tutto non vibra più all’unisono
con le altre parti. La terapia vibrazionale è una terapia olistica che
considera ogni essere vivente all’interno di un flusso di energia circolare con
l’ambiente. Secondo la medicina vibrazionale ogni organo e tessuto ha una
propria frequenza di risonanza, ecco perché è fondamentale considerare
l’insieme armonico di queste frequenze, il nostro distintivo e unico ritmo
vibratorio personale. Anche la fisica
quantistica ci insegna che tutto ciò che esiste è costituito da onde di
vibrazione e che l’esistenza della materia non può essere separata dalla sua
attività vibrazionale.
Il massaggio sonoro è stato effettuato su 6 volontari (la
durata di ogni seduta individuale è stata di circa 45 minuti) diagnosticati con
EHS, ed è avvenuto presso lo studio del Dott. Roberto Alcide di Roma. Ai
volontari è stato proposto un questionario in cui dovevano indicare i sintomi
manifestati nella settimana antecedente il trattamento e la loro intensità in
una scala da 0 a 5; lo stesso questionario è stato proposto dopo il
trattamento, per individuare eventuali miglioramenti in seguito al massaggio
sonoro.
Prima del trattamento, il Dott. Alcide ha eseguito la
lettura del polso secondo la scuola taoista. Nella medicina cinese, l’ascolto
del polso consente di diagnosticare l’energia dei principali organi del nostro
corpo, lo stato dello yin e dello yang; la complessa analisi, effettuata su
punti differenti del polso, fornisce al medico le informazioni necessarie per
comprendere come si manifesta la malattia e che organi sono in deficit di
funzionamento. Per il massaggio sonoro, ho fatto vibrare la campana di media
grandezza lungo i punti energetici a distanza di circa 20 cm, poi ho
posizionato la campana sui tre principali centri energetici – ombelico, cuore e
testa – facendola risuonare sia per sfregamento che per rintocco.
Successivamente ho posizionato le campane sui volontari proni, sempre dalla più
grande alla più piccola, su coccige, schiena e testa.
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