Perche' abbiamo bisogno di credenze religiose?
Ce lo spiega la Teoria della Mente
Neuroscienze e Cervello
Perché abbiamo bisogno di credenze religiose? Ce lo
spiega la Teoria della Mente
Se il “nastro” della vita della terra fosse riavvolto,
probabilmente, per il caso, l’uomo non esisterebbe.
La stessa affermazione potrebbe essere valida per la
religione, nel caso in cui l’uomo vivesse nuovamente la propria esistenza?
Cosa sono le credenze religiose?
Claudio Lombardo - 27/04/2018
L'equivoco stravagante è un'opera di Gioachino Rossini,
in cui la trama e la fucina di logiche equivoche mettono a dura prova il
pubblico odierno... ormai immerso in una micidiale combinazione di segreti e
banalità.
Equivoci e ambiguità sono la mente di questo formidabile
prodotto artistico in cui, durante la narrazione, con la previsione e
l’interpretazione, l’utente è spinto ad attribuire un senso che va oltre quello
dell’opera stessa.
L’ardita spontaneità e l’assurda speculazione
Se il “nastro” della vita della terra fosse riavvolto,
probabilmente, per il caso, l’uomo non esisterebbe.
La stessa affermazione potrebbe essere valida per la
religione, nel caso in cui l’uomo vivesse nuovamente la propria esistenza?
Cosa sono le credenze religiose?
Possiamo pensarle come un “non lo so” per antonomasia:
un’ardita spontaneità ed un’assurda speculazione; quella che, in altri termini,
si chiama “fede”.
Le credenze sul soprannaturale sono peculiarità delle
religioni fin da tempi antichi:
a) l’idea che ci sia la vita dopo la morte; b) l’idea di
un creatore che vede tutto e tutti; c) l’idea che esistano nel mondo entità che
violano le leggi della fisica (angeli, anime ecc.).
Al di là di ogni adesione personale, la religione sembra
rappresentare una necessità dell’uomo fin dal suo principio in cui ha
rappresentato un’autentica cultura distintiva di un popolo con finalità di
coesione.
«Ogni testo che pretenda di asserire un qualcosa di
univoco è un universo abortito»
Umberto Eco
La Teoria della Mente come strumento evolutivo
Quando un individuo è in grado di comprendere che un
determinato comportamento è guidato da credenze personali – e che tali credenze
non sono un preciso riflesso della realtà – si afferma che, quell’individuo,
possiede una Teoria della Mente (ToM): la capacità di vedere il mondo dal punto
vista degli altri, la presa in carico di una prospettiva differente, non
propria, appunto, altrui.
La sopravvivenza può dipendere dalla capacità di cambiare
il corso attuale delle azioni per rispondere a stimoli potenzialmente
vantaggiosi o minacciosi (come l’incertezza).
Le origini della ToM possono risalire nel momento in cui
l’uomo ha conquistato la posizione eretta. «Stando dritti si aveva la
possibilità di vedere gli altri in viso e di mostrare a essi il proprio volto.
Divenne, quindi, possibile decodificare emozioni, capire dalle espressioni
mimiche cosa gli altri pensassero e si accingessero a fare (interpretare e
prevedere); si potevano addirittura intuire gli stati d’animo e le intenzioni
degli individui con i quali si avevano degli incontri, così che si disponeva
della capacità di attaccare e difendersi o aiutare e cooperare a seconda delle
situazioni» (Attili, 2015).
Bruner parla di strumentalismo evolutivo, ritenendo che
«l’uomo sia in grado di utilizzare la propria intelligenza per creare e
utilizzare attrezzi e strumenti o espedienti tecnici che lo pongono in grado di
esprimere e ampliare le proprie facoltà» (Bruner, 1974). Per “strumenti”, non
si fa riferimento solo a fonti materiali, bensì a veri e propri “arnesi”
mentali, come le funzioni intellettive.
Religione e Teoria della mente (o mentalizzazione)
Un sottile diaframma separa l’esperienza religiosa dalla
teoria della mente (o mentalizzazione), un acuto approccio fenomenologico:
doppio, sfuggente, enigmatico, incerto in cui (riferendoci al cristianesimo)
l’eroe mitologico della Sacra Bibbia (Gesù Cristo) amplificando le sue doti
umane – come la capacità di lettura delle intenzioni e del pensiero – tentò di
ristabilire l’ordine nel caos di relazioni umane.
Perché abbiamo bisogno di credenze religiose?
La credenza può avere lo scopo di interpretare e
prevedere ciò che non conosciamo o non siamo in grado di comprendere. In altri
termini riduce l’incertezza.
Credere ad una nuova vita dopo la morte riduce la
tensione, poiché rende prevedibile tale fenomeno. Ancor più se abbiamo la
facoltà di fare qualcosa in questa vita che influenzi la successiva. Nel
complesso si tratta di una lettura dello stato mentale dell’”al di là”.
Altresì abbiamo anche una funzione sociale insita in
queste credenze: la capacità di promuovere comportamenti altruistici e di
coesione.
Tuttavia, tali credenze sono spesso monopolizzate da
istituzioni, come la Chiesa, che creano regole e nuove interpretazioni, di
epoca in epoca, attribuendo a Dio la responsabilità di certi eventi ma
riservandosi il suo potere divino.
Conclusioni
Il riflesso delle nostre funzioni intellettive (“arnesi
mentali”) è in grado di produrre meccanismi che consentono di portare il
sistema-persona in uno stato di equilibrio. Nel caso precitato le credenze
svolgono questo importante ruolo in vista dell’implosione di ogni senso: la
morte; ovvero l’impossibilità di comprendere in modo razionale cosa ci sia “al
di là”. Il problema non risiede nel credere a cose più o meno vere, dato che il
concetto di utilità supera questa prospettiva, bensì monopolizzare le credenze
religiose versandole in un crogiuolo dal quale, si spera, ne fuoriesca una
sintesi superiore.
Tuttavia, quando la religione viene estremizzata è facile
cadere vittime di univocità interpretative che monopolizzano atteggiamenti,
emozioni e attitudini (cit. Hack) oppure il dover offrire in cambio qualcosa
per ottenere altro (anima/corpo), come nel caso dell’opera di Rossini in cui
Ernestina promette la “materia” al fidanzato Buralicchio e lo “spirito” al
precettore Ermanno.
Bibliografia
Rossini, Gioacchino, et al. L'equivoco stravagante.
Naxos, 2002.
Attili, Grazia. "L'evoluzione della Teoria della
Mente." Rivista internazionale di Filosofia e Psicologia 6.2 (2015):
222-237.
Eco, Umberto. Interpretazione e sovrainterpretazione: un
dibattito con Richard Rorty, Jonathan Culler e Christine Brooke-Rose. Giunti,
2012.
Bruner, Jerome S. 1974. Toward a Theory of Instruction.
Cambridge, Massachusetts: Harvard University Press.
Girotto, Vittorio, Giorgio Vallortigara, and Telmo
Pievani. Nati per credere: perché il nostro cervello sembra predisposto a
fraintendere la teoria di Darwin. Torino: Codice, 2008.
Girotto, Vittorio, Telmo Pievani, and Giorgio
Vallortigara. "Gli dèi hanno sete e, qualche volta, bevono: vincoli
cognitivi e credenze religiose." Sistemi intelligenti 25.2 (2013):
387-396.
Scienza e Conoscenza n. 64 - Rivista Cartacea
Nuove Scienze, Medicina non Convenzionale, Coscienza
Autori Vari