Che cos'è la saggezza?
La saggezza è conoscenza di sé, e questa conoscenza non
ha nulla a che vedere con le informazioni, con la cultura; ha qualcosa a che
fare con la meditazione
di Raffaello Zizzo - 14/08/2013
Che cos'è la saggezza?
Da principio, l’alba interiore per la mente e per il
cuore significava saggezza ma in questi ultimi decenni ha assunto una
connotazione estremamente fallace.
Perché dico questo? Perché oggi tendiamo a fare troppa
confusione tra: “l’amore per il sapere” e “l’amore dell’essere”.
In realtà la saggezza non è sapere: un uomo di sapere non
è necessariamente un uomo di saggezza; viceversa: un uomo saggio non è
necessariamente un uomo di sapere. Infatti è rarissimo che le due cose
coesistano.
Un uomo di saggezza conosce se stesso, l’uomo di sapere
conosce gli altri: conoscere gli altri è sapere, conoscere se stessi è
beatitudine.
E conoscere gli altri senza conoscere se stessi è
semplicemente futile, è uno spreco di energia, poiché la tua stessa casa resta
immersa nel buio. Che senso avrebbe? A chi servirebbe?
La saggezza è conoscenza di sé, e questa conoscenza non
ha nulla a che vedere con le informazioni, con la cultura; ha qualcosa a che
fare con la meditazione... nulla a che fare con il pensiero, ma qualcosa a che
fare con lo stato di non pensiero.
Se vuoi conoscere gli altri, dovrai coinvolgerti nel
pensiero, dovrai raccogliere informazioni su di loro, dovrai indagare e
accumulare notizie. Se invece vuoi conoscere te stesso, non devi accumulare
nulla; anche se volessi, dove potresti raccogliere le notizie? Chi può dire
qualcosa su di te? Se tu non ti conosci, chi potrà conoscerti?
Per conoscere te stesso, devi semplicemente entrare
dentro di te e stare li, in silenzio. Quando tutto è silente, viene udita
quella piccola voce silente. Quando tutto è quiete, inizia ad affiorare una
nuova luce: un alba interiore.
Nel momento in cui la dimensione esteriore è
completamente dimenticata, quando tutta la tua energia si riversa all’interno,
ciò che è rimasto addormentato per secoli è risvegliato: il semplice riversarsi
dell’energia lo risveglia!
Quel risveglio è saggezza. E in quel risveglio ecco la
beatitudine! Quando risveglierai la tua saggezza riuscirai finalmente a capire
che la beatitudine continua sempre a fluire istante dopo istante.
Percepire questo risveglio porta a un agire che
scaturisce dall’estasi: il fare non è più un dovere, bensì un’estasi, un
condividere la propria beatitudine, un condividere ciò che si percepisce, un
riversare nel mondo l’energia della vita. Ed è un qualcosa che segue
naturalmente lo stato di beatitudine.
Quando ci si sente estatici, non lo si può più contenere:
l'estasi è così sconfinata che inizia a straripare, è un flusso inarrestabile
che riempie ogni spazio e dimensione. Chiunque si avvicini a un uomo immerso di
beatitudine ne viene immediatamente travolto (è successo a tutti noi almeno una
volta nella vita).
Se ti senti un miserabile, vivi in una sorte di valle
oscura; chi si sente estatico, vive in cima a una collina, baciato dal sole.
Naturalmente, quando ti avvicini a un uomo estatico,
qualcosa di quella luminosità inizia a scorrere verso la valle: quello è amore
condiviso!
In quello stato dell’essere nulla è un dovere, un
impegno, un obbligo... nulla viene fatto perché si è costretti.
Quando si è immersi nell’estasi si agisce, si fa
semplicemente perché si è alle stelle dalla felicità, proprio in quel fare:
come un fiore sprigiona la sua fragranza e una nuvola si scioglie in pioggia,
nello stesso modo le azioni di un uomo estatico sono un naturale straripamento
della sua beatitudine.
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