È possibile che la mente sia costituita da un tipo di
materia-energia ancora sconosciuta?
Alla scoperta dell'Universo Superluminale
Scritto da: Luigi Maxmilian Caligiuri
Fisica dell'incredibile
È possibile che la mente sia costituita da un tipo di
materia-energia ancora sconosciuta? Alla scoperta dell'Universo Superluminale
Il tema della morte rappresenta, forse paradossalmente,
un elemento decisivo nella vita dell’Uomo, capace di condizionarne anche
pesantemente il corso e le caratteristiche. Basti pensare che tutte le
principali religioni e la maggior parte delle filosofie elaborate nel corso dei
secoli sono imperniate sul concetto della morte e sul suo più intimo
significato, individuando, di conseguenza, un complesso di “regole” etiche e
morali.
Fin dalla notte dei tempi l’uomo ha circondato la morte
di un alone di rispetto e di paura, sottoponendo i defunti a un trattamento
speciale (emblematico è, a tal proposito, il caso degli Egizi) e considerando
la morte come un’entità a sé stante, suscettibile di possedere poteri in grado
di superare la comprensione umana, un’entità che era necessario ingraziarsi.
Il mistero della morte, o meglio del se e di cosa ci sia
“dopo” di essa, ovvero se questa corrisponda al termine ultimo dell’esistenza
stessa o, al contrario, all’inizio di una “nuova” vita magari in seno a una
diversa “dimensione” dell’essere, rappresenta uno dei più profondi e
fondamentali interrogativi.
Per l’uomo contemporaneo, l’esistenza è sostanzialmente
legata al concetto di vita biologica e nient’altro: da qui deriva il senso di
angoscia associato al pensiero della morte intesa come la fine ultima e
irreversibile della vita.
Da un punto di vista strettamente biologico è evidente
che, indipendentemente dalle cause specifiche che possano condurre alla morte
di un soggetto, tale condizione è caratterizzata da un quadro clinico comune
che, inevitabilmente, conduce a una condizione di “shock” medico. Quest’ultima
è sostanzialmente caratterizzata da una mancanza di afflusso di ossigeno agli
organi vitali la quale, qualora non opportunamente “invertita”, determina il
successivo arresto cardiaco, vale a dire il manifestarsi di quella condizione
clinicamente definita quale “morte”.
Infatti, diversamente da ciò che può accadere quando
organi diversi dal cuore smettono di funzionare, una mancanza di ossigeno
importante può condurre, nell’arco di pochi secondi, all’arresto cardiaco e
alla morte del soggetto che, a sua volta, può sopraggiungere anche pochi
secondi dopo.
Per tale motivo la definizione clinica di morte si
riferisce all’assenza di battito cardiaco, di attività respiratoria e di
riflessi nel tronco encefalico e della conseguente assenza di attività
cerebrale dovuta alla mancanza di ossigeno (fenomenologicamente associata alla
dilatazione e alla insensibilità delle pupille alla stimolazione luminosa).
In questo senso dunque la morte, più che un processo di
carattere mistico o filosofico, quale veniva ed è tuttora spesso considerata,
si caratterizza come un fenomeno di natura prettamente fisica e biologica,
conseguente alla mancanza dell’afflusso di ossigeno al cuore e al cervello.
Cosa troverai nell'articolo?
Cosa accade dopo la morte clinica?
Pratiche di rianimazione ed esperienze ai confini della
morte
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La mente è un epifenomeno del cervello?
Una nuova fisica per descrivere la morte: la teoria
dell’Universo superluminale
Continua la lettura dell'intervista su Scienza e
Conoscenza 60
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Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza