Il DNA spazzatura e' un'antenna di biofotoni
Scritto da: Vincenzo Primitivo
Medicina Non Convenzionale
Il DNA spazzatura è un’antenna di biofotoni
Una scoperta semplice ma rivoluzionaria: le nostre
cellule contengono ed emettono luce. Gli studi pionieristici del Professor
Fritz Albert Popp e i suoi successivi sviluppi ci hanno permesso di capire come
ogni essere vivente emetta costantemente una radiazione ultra debole chiamata
biofotone, così debole da essere equiparata alla visione della fiamma di una
candela posta a 20 km di distanza.
L’emissione biofotonica del DNA
Ancora più rivoluzionaria è la scoperta che questa
emissione ultra debole origina nel DNA.
Il DNA è stato sempre esclusivamente considerato come la
molecola che contiene le informazioni genetiche necessarie per la sintesi delle
proteine, gli elementi che sono alla base dell'identità degli organismi
viventi. Queste funzioni vengono svolte in realtà solo dal 5% del DNA esistente
mentre il restante 95% veniva definito DNA spazzatura proprio perché non se ne
conosceva l'utilità. I nuovi studi e le ricerche più recenti hanno conferito
invece dignità biologica a questa porzione, assegnandole un ruolo fondamentale
nel funzionamento dei sistemi viventi, come guida per tutti i processi
cellulari.
Si è visto come questa parte di DNA agisca come
un'antenna ricevendo ed emettendo segnali luminosi, trattenendo ed emettendo
fotoni, i quali garantiscono una serie di fondamentali funzioni biologiche: in
essi sono contenute e veicolate le informazioni che servono per regolare le
attività fisiologiche e i processi cellulari, le reazioni biochimiche, la
conduzione degli impulsi nervosi, la regolazione del sistema immunitario,
l'alternarsi dei ritmi biologici, in buona sostanza il mantenimento in vita
degli esseri viventi. Vita che deriva dalla luce ed è da essa sostenuta grazie
a informazioni energetiche ben precise, che non lasciano spazio alla casualità.
L'insieme delle reazioni biochimiche all'interno di un
ciclo biologico non avviene in base a incontri casuali fra molecole non
collegate fra loro, ma grazie a informazioni provenienti dal vuoto quantistico,
che permettono la selezione non casuale del proprio partner di azione
all'interno di un numero elevatissimo di altre ipotesi. L'informazione che
permette il meccanismo di selezione del partner molecolare riduce il caos che
deriverebbe da una selezione casuale della scelta e di conseguenza riduce l'entropia
del sistema. Il ricevimento dell'informazione dal vuoto quantico non sarebbe
possibile se il sistema vivente non fosse aperto ad uno scambio con l'ambiente
esterno.
Continua la lettura dell'intervista su Scienza e
Conoscenza 60
Scienza e Conoscenza - n. 60 >> https://goo.gl/QZeXCT
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