Ascoltare la voce del corpo: la consapevolezza
interocettiva
Psicologia Quantistica
La cosiddetta “consapevolezza interocettiva” è la
sensibilità nei confronti delle informazioni e degli stimoli interni, quali il
respiro, la peristalsi gastrointestinale, il senso di fame e sazietà, ma anche
la cognizione del dolore e delle altre emozioni
Carmen Di Muro - 18/09/2018
Il nostro corpo è un sistema di intelligenza mutevole,
pulsante, in continuo cambiamento. È un fiume di energia ed informazioni che
costantemente ricrea se stesso, la sede da cui tutto parte e da cui tutto si
genera nella costante interazione tra interno ed esterno. Esso è un fenomeno
assai complesso e va compreso sempre a partire da quelli che sono i “vissuti”
della coscienza, sulla base di quel profondo e insolvibile legame che tiene
assieme la sfera somatica e quella psichica, non come due dimensioni
differenti, ma nella loro reciproca relazione originaria al di fuori della
quale noi non saremmo quello che siamo. Il corpo è, infatti, la terra dove
prendono forma visibile le dinamiche sottili che si svolgono dentro di noi, ciò
che permette di situarsi emotivamente, rinnovando, di volta in volta, il nostro
equilibrio personale e il nostro senso di stabilità nel mondo.
Che cos'è la consapevolezza interocettiva
Ciò significa che nella maggior parte delle situazioni,
senza accorgercene, tendiamo a regolare la stabilità emozionale attraverso il
mantenimento dell’equilibrio corporeo. Questa è la cosiddetta “consapevolezza
interocettiva”, ovvero la sensibilità nei confronti delle informazioni e degli
stimoli interni, quali il respiro, la peristalsi gastrointestinale, il senso di
fame e sazietà, ma anche la cognizione del dolore e delle altre emozioni.
Mediante l’interocezione il corpo comunica il proprio stato di salute ed
efficienza fisica permettendoci di costituire il “senso di essere sè”, la
nostra identità biologica. Essa diviene una delle modalità fondamentali di
percepire il reale partendo dalla voce silente dei segnali somatici.
Molti degli avvenimenti che esperiamo giornalmente, che
siano positivi o negativi, non di rado vengono colti a partire da quello che
genera il corpo sotto forma di input sensoriali. Infatti, le modificazioni
somatiche diventano le coordinate di definizione, referenza ed informazione del
vissuto della persona e non sempre sintomi attribuibili esclusivamente ad una
malattia o un disturbo organico. L’esterno, ovvero ciò che accade, diventa
muto, e non si riesce a cogliere e a vedere il contesto o l’evento che ha
generato l’emozione di cui il soma si fa interlocutore. Ciò che perturba
l’esperienza di vita della persona viene, quindi, letto a partire dalla
corporeità e non più dalla situazione intercorrente. È chiaro che da questa
prospettiva possiamo meglio comprendere come un qualcosa che è un'emozione
centrale del tema di vita dell'individuo che non viene avvertita o riferita a
sé, può divenire qualcosa che acquista caratteristiche perturbanti e
sintomatiche di estraneità, un elemento che sembra colpirci dall'esterno, non
facente parte del proprio sentire personale.
La consapevolezza interocettiva: quando i sintomi nascono
dalle emozioni
Il risultato? Un senso di grande instabilità che porta la
nostra attenzione a polarizzarsi sempre più sui segnali corporei generando
paura circa l’esistenza di una reale patologia ed innescando il circolo degli
automatismi di pensiero, delle credenze stabili ed autosabotanti, che ci
tolgono la storia, chi siamo realmente. Da qui comprendiamo come determinate
sintomatologie si formino a partire dal mancato accordo tra agire e sentire, e
dallo spostamento e dalla repressione di emozioni che rimangono inconsapevoli,
vissuti che non riusciamo a cogliere per quello che vogliono realmente
segnalarci, la cui informazione disarmonica, non di rado, rimane bloccata nei
vari comparti somatici.
E nel momento in cui la nostra sfera profonda viene
perturbata durevolmente da questo sentire disturbante, l’intera fisiologia del
corpo non potrà che risentirne divenendo maggiormente vulnerabile ad una serie
di agenti nocivi esterni e, di conseguenza, al reale insorgere della patologia.
Afferrare, sentire e riconfigurare la condizione emotiva per ciò che è,
mettendola in relazione al continuo accadere della vita, diventa il passo
fondamentale per dare inizio alla riorganizzazione del significato personale,
un processo di scoperta e di creazione che apre all’esistenza e alla sua più
vera comprensione.
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