La musica delle cellule: intervista a Carlo Ventura
Medicina Quantistica e Bioenergetica
È possibile riprogrammare le cellule e indurle
all'autoguarigione utilizzando il suono, le vibrazioni e i campi
elettromagnetici?
Ne parliamo con il professor Carlo Ventura, laureato in
Medicina e Chirurgia presso l’Università di Bologna, Specialista in Cardiologia
e dottore di Ricerca in Biochimica, che sta compiendo nuovi e avanguardistici
studi su questo tema
Valerio Pignatta - 30/08/2018
Valerio Pignatta - I suoi studi portano alla conclusione
che qualsiasi cellula può essere ridifferenziata, ossia indotta, diciamo, a
dimenticare la sua precedente condizione, e quindi a essere riprogrammata per
la salute e l'efficienza biologica. Questa possibilità apre scenari molto
complessi e pieni di speranza. Come è stato possibile?
Carlo Ventura - Utilizzando campi magnetici
opportunamente convogliati ci siamo resi conto che era possibile far acquisire
a cellule staminali umane adulte (ottenute per esempio da tessuto adiposo)
caratteristiche simil-embrionali, cosa che le ha rese in grado di orientarsi
verso destini complessi, quali quello cardiaco, neuronale, muscolare,
scheletrico. Sempre utilizzando queste energie fisiche siamo addirittura
riusciti a orientare verso gli stessi destini cellule somatiche umane adulte
non-staminali, quali i fibroblasti della pelle. Stiamo attualmente cercando di
verificare se queste strategie possano essere applicate con successo per
ripristinare elevate capacità differenziative in cellule staminali o somatiche
umane adulte esposte a condizioni patologiche, ad esempio coltivate in una
situazione di ipossia capace di mimare un contesto di danno tissutale.
Tutto questo è stato possibile perché le cellule (incluse
le cellule staminali), producono esse stesse campi magnetici e vibrano di
continuo con frequenze di oscillazione meccanica che possono cadere sia in un
range udibile che subsonico. Queste caratteristiche cellulari sono anche alla
base della capacità delle cellule di rispondere a tali stimoli fisici. Certo
bisogna capire a quali profili di onde elettromagnetiche o vibrazioni
meccaniche esse siano sensibili, anche in relazione al risultato
differenziativo che si vuole ottenere. Questo non è facile e richiede esperimenti
spesso complessi e di lunga durata.
Valerio Pignatta - La possibilità di induzione della
riparazione cellulare ha delle implicazioni enormi nell'ambito dell'oncologia,
ma anche in quello cardiologico. Ricordiamo che le malattie cardiovascolari
sono ancora la prima causa di morte nel nostro paese e non solo. Lei sta
lavorando molto su questo aspetto. Che prospettive ci sono secondo i suoi
studi? La trasfusione di cellule staminali nelle parti malate di un cuore
infartuato a cosa viene associata e che risultati può dare?
Carlo Ventura - Finora la trasfusione di cellule
staminali umane adulte di vario tipo, per lo più fatte moltiplicare (espanse)
in vitro in coltura prima del trapianto, che di solito avviene per infusione
coronarica, si è dimostrata una procedura sicura e priva di effetti collaterali.
Purtroppo, i risultati in termini di efficacia nel trattamento delle forme
gravi di insufficienza cardiaca non sono stati per lo più all’altezza delle
aspettative, con riprese della contrattilità cardiaca modeste, o addirittura
inconsistenti o transitorie nel tempo, a seconda dei vari studi. Noi crediamo
che, in base al potere diffusivo delle energie fisiche che utilizziamo per
riprogrammare le cellule staminali (finora in vitro) sia possibile raggiungere
le staminali dove queste si trovano, di fatto in ogni tessuto del corpo umano,
senza dover necessariamente ricorrere a un trapianto di cellule esogene, ma
piuttosto riattivando la capacità delle cellule staminali tessuto-residenti di
innescare un percorso di autoguarigione. Questa possibilità è sicuramente molto
attraente per le implicazioni che potrebbe avere nelle malattie del cuore e
cardiovascolari in genere, dal momento che anche il cuore, come ogni tessuto,
ha le sue cellule staminali residenti. Stiamo lavorando in questo campo, e
stiamo attualmente passando dagli studi in vitro a quelli su modelli animali di
infarto miocardico, prima di poter procedere agli studi sull’uomo. Questi di
per sé non sarebbero problematici date le basse energie in gioco, sia a livello
dei campi elettromagnetici sia delle vibrazioni meccaniche utilizzate. Per
quanto riguarda il campo oncologico, stiamo lavorando su cellule staminali
tumorali, di fatto ritenute all’origine del processo metastatico tumorale, che
spesso segna una tappa di non-ritorno in molti pazienti. La nostra speranza è
di poter utilizzare le nostre strategie per riprogrammare anche queste cellule,
facendole ri-diventare staminali non-patologiche, ossia capaci di riparare
anziché distruggere e invadere i tessuti del corpo umano.
Valerio Pignatta - Il trapianto di cellule staminali tra
specie diverse comporta delle problematiche?
Carlo Ventura - Di solito il trapianto di organi e
tessuti tra specie diverse è associato a forme di rigetto di varia entità. In
ambito clinico, il rigetto associato a trapianto allogenico (donatore diverso
dal ricevente) di cellule, tessuti e organi richiede l’uso di immunosoppressori
a vita. Una popolazione di cellule staminali, le cellule staminali
mesenchimali, presenti in molti organi e tessuti, tra cui il midollo osseo, il grasso,
la placenta a termine, la polpa dentaria, la parete del cordone ombelicale, ha
mostrato una capacità immunomodulante, o tollerogenica. In pratica queste
cellule riescono a farsi percepire dal ricevente come se fossero sue proprie,
pur provenendo da un donatore altro. Questa caratteristica apre prospettive di
notevole entità perché se si confermasse l’assenza o la scarsità del rigetto a
seguito del trapianto di staminali mesenchimali, ad esempio di derivazione
placentare, sarebbe possibile ipotizzare nel futuro una disponibilità di tali
cellule per una medicina rigenerativa pensata su vasta scala e non più
necessariamente personalizzata come accade oggi a seguito del trapianto
autologo delle proprie cellule staminali.
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Scienza e Conoscenza - n. 57 - Rivista Cartacea >>
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