La rivoluzione del microbiota
Medicina Non Convenzionale
Una scoperta relativamente recente sta dando vita a una
vera e propria rivoluzione in medicina: scopriamo quanto sono importanti i
microrganismi che proliferano nel nostro intestino e perché non possiamo più
pensarli solo come dei cattivi compagni da debellare ad ogni costo
Fiamma Ferraro - 23/07/2019
È ancora poco nota al pubblico l’importanza del
microbiota (complesso delle cellule microbiche nel nostro organismo, il cui
numero è notevolmente superiore a quello delle cellule umane) e del microbioma
(complesso dei geni di queste cellule microbiche, geni il cui numero è stimato
come di circa 100 volte superiore rispetto ai 23.000 geni umani), ed anche la
scienza medica ha iniziato a rendersene conto meno di 20 anni fa.
Si sperava che con lʼidentificazione del genoma umano,
portata a termine con orgoglio nel 2003, e con lʼidentificazione di vari geni
responsabili di specifiche malattie, sarebbe stato possibile trovare
rapidamente il modo per prevenire o guarire queste malattie. Sembra tuttavia
che, anche se sono stati conseguiti dei notevoli successi, i risultati siano
finora stati inferiori a quelli sperati. Forse perché, come osserva Asher
Mullard su «Nature News», nel cercare di rispondere alla domanda: “chi sono io?
non si è arrivati a pensare che forse occorrerebbe invece chiedersi “chi siamo
noi?”.
La maggior parte del nostro DNA è di origine batterica
La gran parte del DNA nei nostri corpi è batterico e
quindi siamo maggiormente rappresentati, da una prospettiva genetica, dal DNA
dei nostri batteri. La ricerca si è pertanto orientata, dopo il completamento
dellʼidentificazione del genoma umano, verso lʼidentificazione delle sequenze
genetiche dei microrganismi ospitati dall’organismo umano.
Uno di questi ambiziosi progetti, “The Human microbiome
project” è stato lanciato, con grandi mezzi, dal National Health Institute
negli Stati Uniti, e finalmente sembra che gli scienziati, nell’ultimo
quindicennio, abbiano iniziato a interessarsi non più solamente allo studio dei
geni prettamente umani ma anche allo studio e identificazione dei geni delle
varie specie di microrganismi ospitati nellʼorganismo umano, e cioè allo studio
del “microbioma”.
Anche lʼUnione Europea da parte sua si è mossa in questa
direzione e la Commissione ha lanciato unʼiniziativa quadriennale, dal nome di
“Metagenomica del tratto intestinale umano” (MetaHIT).
Questa nuova scienza del microbioma è stata definita da
alcuni come una “rivoluzione della medicina”, paragonabile a quella di Pasteur,
e anzi ancora ben più importante. Tra l’altro anche ai tempi di Pasteur la
“scienza” dell’epoca aveva a lungo avuto un atteggiamento di rifiuto verso
lʼipotesi dellʼesistenza di microbi quali responsabili delle varie malattie e
problemi di salute che affliggono lʼuomo. Sono passati circa 200 anni dal
momento in cui gli strumenti dellʼepoca avevano consentito per la prima volta
di osservare i primi microbi a quello in cui, a seguito degli studi di Pasteur,
Koch e altri, la scienza non ha più potuto negare lʼevidenza della
responsabilità dei batteri in molte malattie.
Microbi: la maggior parte sono buoni
Pasteur e i successivi scienziati fino a poco tempo fa
avevano peraltro identificato solo dei microbi nocivi, e solo recentemente è
emerso il fatto che i microbi nocivi costituiscono solo una piccola parte dei
microrganismi contenuti in un organismo umano (il microbiota di una persona in
buona salute contiene l’80% di microbi che promuovono la salute e solo il 20%
di microbi che possono essere nocivi ma che, in un organismo sano, vengono in
genere tenuti a bada dall’80% dei microbi benefici).
Con questo complesso enorme di cellule microbiche che
ospitiamo ci troviamo pertanto, per la maggior parte del tempo, fortunatamente
in una situazione di pacifica convivenza e reciproco sostegno, poiché la stragrande
maggioranza di questi microrganismi esercita un effetto benefico sul nostro
organismo ed è anzi essenziale per la nostra vita. Si è in effetti ancora oggi
ben lontani dal rendersi conto dell’importanza dell’infinità di organismi che
ospitiamo nell’intestino e non solo, e delle funzioni vitali che essi svolgono,
non solo per la digestione e nutrizione ma per la salute di tutto l’organismo
umano. Siamo pertanto un “superorganismo” composto dalle nostre cellule e geni
umani e, per una parte notevolmente maggiore, dalle cellule e geni dei
microrganismi che ospitiamo.
È questa convivenza simbiotica e di reciproco sostegno ed
aiuto a renderci appunto dei “superorganismi”.
Dato l’enorme numero di specie di microbi benefici, di
cui è per ora stata identificata solo una piccola parte (se ne scoprono
continuamente di nuovi) appare evidente come la “rivoluzione del
microbioma/microbiota” sia in effetti molto più importante di quella dei tempi
di Pasteur. Ciò nonostante, ancora oggi, quando si parla di “microbi” si
continua a pensare solo a quelli che provocano malattie, e non a quelli
benefici ed il termine “batteri” o “microbi” viene ancora in genere associato,
nella pubblica percezione, a qualcosa di negativo per la nostra salute. Sta
tuttavia sempre più rapidamente emergendo il ruolo benefico e vitale che viene
svolto per noi dal complesso dei microbi che ospitiamo.
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Scienza e Conoscenza n. 69 - Luglio/Settembre 2019 -
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Nuove scienze, Medicina Integrata