Covid-19 e Paura
Consapevolezza
Il cuore sobbalza, il fiato si spezza. È l’era del monito
della paura, della pandemia, del contagio, della morte, di perdere tutto. Un
momento difficile. Una crisi epocale. Vi è chi la sfiora e chi la rifiuta, chi
la guarda e non la vede e chi la vede senza capire, chi trema e si chiude. Un
fenomeno calamitante, che cresce fobicamente, ora dopo ora, dove diviene sempre
più difficile guardare la situazione da una visuale positiva e priva di timori.
Carmen Di Muro - 23/03/2020
È l’era dell’ombra e degli spettri. Il cuore sobbalza, il
fiato si spezza. È l’era del monito della paura, della pandemia, del contagio,
della morte, di perdere tutto. Un momento difficile. Una crisi epocale. Vi è
chi la sfiora e chi la rifiuta, chi la guarda e non la vede e chi la vede senza
capire, chi trema e si chiude. Un fenomeno calamitante, che cresce fobicamente,
ora dopo ora, dove diviene sempre più difficile guardare la situazione da una
visuale positiva e priva di timori. Eppure, tutti parlano della necessità di
una collaborazione globale per la salvaguardia da un virus che si sta
velocemente diffondendo in maniera preoccupante. Pochi però sembrano
considerare il dilagante allarmismo che genera un altissimo grado di PAURA: un
vero e proprio campo apocalittico che ci stiamo creando da soli.
A questo riguardo, facciamo un po’ di chiarezza.
Pensiamo, che sotto il profilo biologico la paura è
un’emozione che ha una valenza positiva indispensabile per la sopravvivenza e
l’evoluzione. Questo è quanto succede quando essa è “adeguata” al pericolo,
svolgendo la sua funzione entro i limiti che la rendono efficace. Diverso
invece è nel caso attuale, in cui non soltanto non è utile, ma è decisamente
dannosa poiché perde la sua originaria funzione biologica e diventa d’ostacolo
all’adattamento, sconfinando nel patologico, tanto da inficiare le normali
attività quotidiane e allontanare ancor di più dal mondo. Questa informazione
penetra in profondità creando un campo di psicosi collettiva che genera una
realtà interiore ed esteriore separata e sempre più fallibile. E quando la
paura è negata e non riconosciuta pienamente, questa viene scacciata negli
scantinati della coscienza, da dove esercita un’influenza di campo potente nel
dirottare le nostre vite. Infatti, se da un lato la capacità di associare e
anticipare, consentono di prevedere nuovi rischi così da contrastare eventuali
effetti dannosi di questo evento pericoloso, dall’altro i confini delle singole
paure relative alla situazione possono dilatarsi, facendo sì che queste si
trasformino in stati ansiosi e in angosce insopportabili che segnano il nostro
modo di vivere quotidiano. Come se non bastasse, a questo aggiungiamoci l’ampio
isolamento sociale, dovuto alle necessarie misure ministeriali di contenimento
e prevenzione del contagio. E l’isolamento sociale è il più radicato e forte
fattore di rischio di malattia che esista. Non c’è nulla che possa competere
con esso. Moltissime evidenze dimostrano, infatti, che in individui isolati,
interi settori di geni hanno un aspetto marcatamente differente rispetto a
quelli degli individui solidamente inseriti nella società, di cui molti dei
quali svolgono un ruolo nelle risposte immunitarie infiammatorie (Dobbs 2013).
Cosa significa questo?
Che oggi è ampiamente e scientificamente riconosciuto che
tutto ciò che pensiamo, sentiamo e viviamo ha un impatto profondo su ogni
aspetto della regolazione del nostro organismo. Emozioni e stati fisiologici
sono strettamente interconnessi e, seppure geni specifici sono in relazione al
comportamento e ai caratteri di un organismo, questi geni non si attivano
finché qualcosa non li fa scattare. Questi misteriosi interruttori, capaci di
orchestrare il funzionamento dei sistemi biologici, vengono costantemente
plasmati da forze che operano al di fuori della sequenza del DNA: influenze
esperienziali, ambientali ed emozionali. Le emozioni sia consce che inconsce
divengono, dunque, la pietra angolare in questo processo in quanto esse hanno
un impatto e un’azione di campo potentissima nel determinare le sorti della salute
nel bene e nel male. Esse non sono fenomeni indipendenti da noi, ma si
traducono in ondante di agenti biochimici. Infatti, il cervello in base
all’emozione produce e modula i vari ormoni che fanno dialogare il sistema
endocrino, nervoso e immunitario. Ciò vuol dire che quando proviamo emozioni
negative, sperimentiamo stress e le nostre riserve di energia vengono
reindirizzate per affrontare questi processi, piuttosto che essere catalizzate,
mantenendo in uno stato funzionale il sistema biologico.
STRESS, PAURA E SISTEMA IMMUNITARIO
Se una persona è esposta a un evento emotivamente
stressante e dirompente, come nel caso di questa pandemia, il suo sistema
nervoso simpatico (SNS) - ossia quello responsabile della risposta "lotta
o fuga" - viene attivato, aumentando a sua volta la produzione di una
molecola, il fattore nucleare kappa B (NF- kB) che regola la modalità di
espressione genetica. L’ NF-kB traduce lo stress attivando i geni che creano
quelle particolari proteine, chiamate citochine, che causano infiammazione a
livello cellulare, una reazione utile quando di breve durata, ma che se
persiste fiacca ed indebolisce esponenzialmente il cervello e il nostro sistema
immunitario, modificando il loro equilibrio e quello dell’intera fisiologia. Pertanto, se lo stress si prolunga,
diventando cronico, logora il sistema psico-corporeo, altera l’equilibrio
neurovegetativo, facendo sì che il consumo energetico diventi altissimo e
l’organismo finisca con l’andare ad attingere a tutte quelle riserve funzionali
del corpo che gli impediscono la crescita ottimale.
Dobbiamo sapere che il meccanismo della crescita
costituisce il comportamento base di cui ogni organismo ha bisogno per
sopravvivere ed evolvere. Quando si entra in uno stato di paura continuativa il
sistema, però, limita inevitabilmente i comportamenti di crescita entrando in
una modalità protettiva (Lipton, 2010). Infatti se stiamo fuggendo davanti ad
un pericolo, non è una buona idea investire energia in comportamenti di
crescita. Per sopravvivere, ossia per sfuggire alla minaccia, l’intera
fisiologia chiama a raccolta tutte le nostre energie per innescare una risposta
“fight or flight” (lotta o fuggi) la quale determina un’inibizione delle
funzioni organiche relative alla crescita. Di conseguenza, la risposta allo
stress cronico compromette la conservazione del corpo, perché va a interferire
con la produzione delle riserve di energia vitale poiché impegnate
nell’attivazione di altri processi fisiologici necessari alla difesa (per
esempio arti si attivano, il cuore batte velocemente, il sangue irrora
maggiormente le arterie). Questo vuol dire che ciò che inizia come protettivo
può trasformarsi, non di rado, in distruttivo. Infatti, la risposta attacco o
fuga, che comincia come difensiva e necessaria per la nostra sopravvivenza
emozionale, può diventare dannosa se rimane attiva, se reagiamo come se fossimo
in uno stato di minaccia perdurante. Se percepiamo di essere in pericolo, siamo
in pericolo. Se percepiamo di vivere in un mondo temibile, i nostri meccanismi
“fight or flight” saranno cronicamente stimolati, fino al punto da creare
situazioni rischiose per noi stessi e per la biochimica del nostro intero
organismo. Pertanto, la paura perdurante, a lungo andare, deprime il sistema
immunitario danneggiando la funzione dei recettori dei glucocorticoidi
normalmente utilizzati per inibire o interrompere le risposte infiammatorie e
rendendo l’organismo maggiormente vulnerabile all’attacco di agenti patogeni.
E "Virus e Batteri" possono colpire solo se le
circostanze sono favorevoli !!
E questo sta a noi, dipende da noi !!!
Allora che fare?
Possiamo decidere semplicemente di accogliere con cuore
aperto questo momento, come tempo proficuo per essere solo ed esclusivamente
noi e con noi. E' qui che è custodita tutta l'energia di creazione e benessere
necessaria per la crescita, capace di virare la consapevolezza sul dove fin
oggi stavamo realmente andando individualmente e collettivamente. Di sicuro,
l'idea di fare questa pausa non ordinaria lasciando "i campi a
maggese" ed esposti a ciò che non possiamo controllare è capace di
generare grande instabilità. La nostra mente ci convincerà che per avere una
sensazione di presa sulla realtà, in questa situazione minacciosa, dobbiamo
tornare a fare, ad agire, a preoccuparci, ad essere in tensione. Ma è proprio
questo il tacito insegnamento. Se non si mette in pausa la paura, il
cambiamento non può realizzarsi. Mollare la presa non è una questione di
sacrificio, non porta ad un'inerte e ineludibile destino.
E' semplicemente un ritorno all'Essere e al Noi. E' un
passare dallo stato di protezione a quello di crescita, dalla chiusura
all’apertura, che si traduce in uno stato più morbido, in cui sentiamo,
apprezziamo e vogliamo semplicemente "essere con" ciò che la vita ci
propone, senza remarle contro o opporsi, ma accogliendola. E' passare dal
rumore al silenzio, dalla mente all'anima, dalla paura all’amore verso noi
stessi, riscoprendo la bellezza della vita, che normalmente e per troppo tempo,
ci è sfuggita, facendo memoria che il corpo è incredibilmente forte e
resistente, ma allo stesso tempo fragile e vulnerabile agli squilibri emotivi e
la salute una pila di pietre in equilibrio. Il corpo è quella che sta in cima,
la più instabile e la prima a cadere se quelle di sotto vacillano.
La pericolosità del Coronavirus, sta nel fatto del suo
alto grado di contagiosità che può degenerare in una patologia polmonare
complessa, aggravarne una preesistente o causare polmonite in soggetti
predisposti, fragili o immunodepressi. Che vuol dire questo?
Che non bisogna sottovalutare la rischiosità del COVID-19
adottando comportamenti responsabili, ma allo stesso tempo è nostra la
responsabilità di scegliere la frequenza emozionale da attivare a livello
cerebrale nel bene e nel male. In che direzione orientare i nostri centri
neuronali in modo possano produrre una chimica che genera salute. La scienza ci
insegna che non c’è differenza nel nostro cervello nelle aree implicate nei
sentimenti. È nostro l’onere di funzionare in modo “evoluto o involuto, di
presenza o assenza” nei confronti della vita, malgrado le circostanze, sapendo
che il nostro stato di vitalità dipende, principalmente, dall’atteggiamento
interiore capace di mettere ordine nel caos dei nostri timori, e che gli
aspetti fisici dei filamenti di DNA possono essere modellati dall'intenzione
umana sotto forma di generazione di emozioni e sensazioni positive che
riscrivono l’intera fisiologia “immunostimolandola o immunodeprimendola”
(Atkinson, Tomasino, 2003).
Non dimentichiamo che nessun pensiero o sentimento
possono essere nascosti ad ogni singolo organo, tessuto o cellula del nostro
organismo. Quindi star bene quando le circostanze sono avverse non vuol dire
essere né scollegati dalla vita, né anestetizzati, né tantomeno terrorizzati.
Star bene anche quando le cose vanno male, vuol dire avere dentro di sé la
certezza che qualunque cosa accada per sua natura é destinata a passare.
Dinanzi ad un'onda potente, non si può opporre resistenza. In quel momento è
più forte e tenace di noi. Può scuotere la barca e tenerci sott'acqua, ma se il
suo destino è quello di passare, mentre il nostro è quello di restare, con le
giuste misure, capacità e strumenti disponibili, rimarremo a galla. La paura
dura solo un istante, il necessario per trasformarsi in sano atteggiamento di
buonsenso per sé e per gli altri. Se decidiamo di farla restare, essa come un
veleno invisibile eserciterà un'azione di campo potentissima. Questo campo
d'onda collega essere ad essere, persona a persona. E quando i membri del
gruppo sono sintonizzati sulla stessa frequenza socio-emozionale,
l'informazione distorta si amplifica (Di Muro, 2019).
Per avere in mano le sorti della propria esistenza,
soprattutto in questo momento, essenziale, è quindi non soltanto seguire tutte
le prescrizioni indicate per prevenire ed evitare la diffusione del virus, ma
esaminare la qualità e il tipo di messaggi a cui si è esposti giornalmente e in
quale misura essi lavorano al servizio della vita e in quale misura al servizio
della paura, discernendo e adottando giusti pensieri e comportamenti non solo
esteriori, ma soprattutto interiori, capaci di riportarci a noi, laddove è
racchiuso tutto quel potenziale emozionale che ci fa scorgere una luce positiva
malgrado il buio che ci circonda. La vera pace, la serenità e la fiducia
sgorgano dentro e la paura è solo una tra le onde di possibilità che possiamo
scegliere ora. La più inadeguata al viaggio, la più alta da valicare, quella
che più ci allontana dalla meta. E allora piuttosto che arrabbiarci,
prendercela, giudicare cosa si è fatto e quanto si poteva fare, opporci ed
inveire, fermiamoci. Senza arrestare, respiriamo, guardiamoci attorno,
scegliamo la corrente giusta, ciò che al momento può farci star bene, e
muoviamoci rettamente individualmente e socialmente, sapendo che c’è
un’intelligenza che sostiene la vita e lavora con noi e per noi se glielo
lasciamo fare. Teniamoci stretti nella fiducia e nella collaborazione. Togliamo
l'Io e mettiamo il Noi, ricordandoci che arrendersi e prendersela con
l’esterno, non richiede alcuno sforzo. Rimettersi in piedi assumendosi la
responsabilità della propria e altrui esistenza, al contrario, richiede uno
sforzo grande, ma questa è la differenza tra vivere e sopravvivere.
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