La Formula di René Caisse
Un rimedio per difendersi dal cancro e dalle malattie
degenerative
di Ludovico Guarneri
La Formula di René Caisse
È la storia di Rene Caisse, l'infermiera che scoprì
Essiac nel 1922 raccontata dall'autore che fu il primo a trarne beneficio in
Italia e che da allora ne propaganda gli effetti benefici.
Nel libro troverete:
La formula nelle sue proporzioni fra le singole erbe che
la compongono.
La storia degli indiani Ojibwa.
Degli utili consigli alimentari per chi è malato di
cancro e per chi vuole difendersene.
Un manualetto di comportamento per chi si ammala di
cancro.
In questa nuova edizione rivista e ampliata, la storia di
una tisana di erbe degli indiani d’America che ha guarito migliaia di persone
dal cancro raccontata dal primo italiano che ne ha tratto beneficio.
Lo scopo di questo libro è aiutare le persone cui vengono
diagnosticati un cancro o una malattia degenerativa a trovare la luce in fondo
al tunnel nel quale sembra loro di essere finiti.
Alla storia di un rimedio erboristico queste pagine
affiancano informazioni su altri metodi e sui diritti dei malati, e consigli
per affrontare una tappa difficile della propria vita diventando protagonisti
della guarigione e non semplici comparse.
Lo consigliamo perché parla di una bevanda benedetta che
purifica il corpo e lo riporta in armonia col grande spirito.
Introduzione - La Formula di René Caisse - Libro di
Ludovico Guarneri
Ogni giorno, domeniche e festività incluse, a circa 1000
persone in Italia viene diagnosticato un cancro. Significa 360 mila all'anno.
Nell'arco di 60 anni si ammalano di cancro 22 milioni di italiani. La
popolazione ammonta a circa 66 milioni di individui, dunque una persona su tre,
nell'arco di una vita, avrà una diagnosi di cancro. Molte di queste sono meno
gravi di altre, allo stato iniziale o facilmente operabili oppure semplici
basaliomi cutanei, o ancora tumori individuati precocemente grazie a
circostanze fortuite o a controlli effettuati con strumenti diagnostici sempre
più sofisticati.
Resta il numero altissimo di 360 mila casi. Sono numeri
degni di un’epidemia. Il cancro uccide in Italia 150 mila persone all'anno.
Il costo per la società è altissimo, decine di miliardi
in cure, operazioni, radioterapie e chemioterapie dispendiosissime. Gli esami
radiologici si aggirano spesso oltre i mille euro e per singole applicazioni di
farmaci, come gli anticorpi monoclonali, la Sanità pubblica spende fino a 3 o 4
mila euro.
Nonostante questi dati allarmanti, ufficiali, di cancro
si parla poco. Troppo poco.
I fondi stanziati dallo Stato per la ricerca di una cura
sono ridicoli se confrontati al costo sociale della malattia.
Per aiutare la ricerca viene chiesto a noi cittadini di
fare l’elemosina, comprare le azalee, i ciclamini, le uova di Pasqua contro il
cancro. Dobbiamo sopperire con la nostra generosità a uno Stato carente di una
politica che affidi la ricerca a organismi indipendenti senza fini di lucro
come i (troppo pochi) centri di ricerca statali in Italia. In realtà la ricerca
è quasi totalmente nelle mani delle case farmaceutiche che non hanno come
statuto e ragione sociale la scoperta della cura ma il conseguimento del
profitto.
Nel frattempo la popolazione è poco e male informata.
Trasmissioni televisive con spettacoli per la raccolta di fondi magnificano
scoperte che esistono solo sulla carta e professori di fama internazionale (che
nessuno conosce fuori dai nostri confini) ci promettono che siamo a un passo
dalla cura.
In questi vent'anni dal giorno in cui ricevetti la
diagnosi ho ascoltato tutti questi annunci trionfali cui è seguito ben poco di
concretamente applicabile.
Nel maggio del 2015 è stato consegnato a Parigi il
Léopold Griffuel, il premio più prestigioso in Europa per la ricerca sul
cancro. Il vincitore è un ematologo umbro quasi sconosciuto al grande pubblico:
il professor Brunangelo Falini.
A parte i giornali locali, pochissimi quotidiani o
telegiornali nazionali hanno dato spazio alla notizia che invece ha fatto
scalpore nel mondo scientifico internazionale.
“«Il riconoscimento è legato alla scoperta di due lesioni
genetiche, due mutazioni che sono la causa della leucemia acuta mieloide e
della leucemia a cellule capellute», ha spiegato il professor Falini indicando
le motivazioni che gli hanno consentito di ottenere il prestigioso premio.
L’importanza di questa ricerca di base, già tradotta in attività clinica, è
mirata a migliorare la diagnosi e la terapia dei pazienti. Il premio in denaro,
che ammonta a 150 mila euro, verrà in gran parte utilizzato (almeno 125 mila
euro) per lo sviluppo di nuovi farmaci antileucemici e per individuare anche
vecchi farmaci, che possono essere utilmente impiegati per il trattamento di
particolari sottotipi di leucemie acute”
(Quotidiano Sanità, 12 maggio 2015).
Non se ne è parlato per molte ragioni.
La prima è che il professor Falini ha scoperto una
lesione genetica e non la cura per il cancro, ed è difficile spiegare al grande
pubblico che, visto che “siamo a un passo dalla scoperta della cura”, si dà il
premio numero uno a chi ha trovato due o tre pezzi del complicatissimo puzzle
che è la ricerca per la cura del cancro.
La seconda è che il professor Falini per le sue ricerche
ha utilizzato denaro proveniente da pubbliche donazioni all’AIRC (Associazione
Italiana per la Ricerca sul Cancro), mentre non ha percepito quasi niente dallo
Stato e niente dalle case farmaceutiche.
La terza è che il professore è persona onesta e per
niente trionfalista, cosa che dà fastidio ai suoi colleghi che amano mostrarsi
in TV vantando successi straordinari basati su un’interpretazione ottimistica
dei dati statistici.
La quarta ragione è nascosta nelle parole “individuare
vecchi farmaci”, quelli che non hanno più la patente che consente alle case
farmaceutiche di venderli a prezzi esorbitanti al Servizio Sanitario Nazionale.
Nel frattempo per le terapie complementari come
l’omeopatia, la medicina tradizionale orientale, la fitoterapia, si continua a
parlare con accento dispregiativo di effetto placebo.
Il placebo contro il quale la scienza confronta le nuove
medicine chimiche nelle sperimentazioni a doppio cieco, e contro il quale
spesso queste risultano meno efficaci. Perché, mi domando, si dovrebbe
disprezzare l’effetto placebo se molti pazienti ricavano ottimi risultati? Per
tenere alto il nome di una scienza medica moderna che in realtà è ancora
primitiva?
Il cosiddetto effetto placebo funziona, ma ancora se ne
ignora il perché.
La Germania ha stanziato negli ultimi anni 5 milioni e 200
mila euro a un'équipe di medici dell'Uniklinik di Essen per studiare l’effetto
placebo e il suo utilizzo negli spazi ospedalieri. I risultati sono
sorprendenti e le scienze neurologiche si stanno sempre più orientando allo
studio dell’interazione corpo-mente. Gli studi finanziati così lautamente hanno
dimostrato che l’effetto placebo provocato da un medico attento ai sintomi e ai
bisogni del paziente ha un’incidenza sulla buona riuscita di una terapia di
almeno un 30% in più. Perfino la morfina iniettata assieme alle parole ”Adesso
il dolore passerà” ha un effetto superiore del 30% rispetto alla stessa dose
inoculata in silenzio.
In Italia il libro di Fabrizio Benedetti L’effetto
placebo. Breve viaggio tra mente e corpo, sempre più citato negli articoli di
medicina, è un trattato scientifico in cui un neurologo spiega questo “fenomeno
biologico che avviene nel cervello del paziente e che ci fa capire come
funziona la nostra mente, e come elementi mentali complessi sono in grado di
influenzare il nostro corpo”, affermando che “l’effetto placebo è dunque una
finestra sull'interazione mente-cervello-corpo”.
In realtà con le parole effetto placebo definiamo un
meccanismo ancora sconosciuto che provoca negli uomini e nelle donne la
guarigione dalla malattia.
Se allora le medicine complementari sono capaci di
scatenare l’effetto placebo, perché la medicina moderna le disprezza e le
osteggia?
Questo pregiudizio presto crollerà come sta crollando la
stupida idea che il cibo non abbia alcuna influenza sulla salute delle persone.
Sempre meno oncologi dicono ai pazienti “Mangi quello che vuole”.
Gli studi del professor Franco Berrino dell’Istituto
Nazionale dei Tumori di Milano dimostrano che una sana alimentazione incide, e
non poco, sulle recidive del cancro, e che zuccheri e farina bianca sono veri e
propri veleni spesso causa delle più comuni malattie.
Il fatto è che la medicina, come tanti campi dello
scibile umano, è potere concentrato nelle mani di pochi che ne sfruttano i
vantaggi economici, a discapito dei molti, e questi pochi non ammettono che si
eroda il loro monopolio nonostante dissemini morti e sofferenze inaudite.
In questi anni molte cose sono cambiate, sono stati
aperti reparti di medicina complementare in alcuni ospedali, per esempio in
settentrione a Merano e in centro Italia a Pitigliano.
L’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha
ufficializzato il gruppo Me.Te.C.O. − acronimo di Medicine e Terapie
Complementari in Oncologia − che organizza congressi di medicina non
convenzionale nella storica sede di via Venezian a Milano, anche se i medici
che ne fanno parte non possono esercitare all'interno della struttura.
È un passo avanti, piccolo ma significativo.
Sicuramente esistono in tutta Italia altre realtà
all'interno di ospedali che io non conosco e che vanno in quella direzione
della medicina complementare il cui unico scopo è aiutare il paziente e non il
fregiarsi di medaglie e riconoscimenti.
Sono stati fatti pochi passi nella medicina preventiva, a
parte i controlli di massa, con le campagne contro il tumore al seno, al colon
e alla prostata. Ho sperimentato personalmente l’assurdità di certe campagne di
prevenzione contro il cancro.
In quanto ex malato di cancro devo sottopormi ogni anno a
un esame di controllo. Quando nel mese di aprile ho provato a prenotare presso
il CUP della mia regione una risonanza magnetica (RM) a tutto il corpo,
l’operatore del centralino mi ha risposto che non era disponibile nessuna data
certa. Alla mia domanda “Vuole dire che non può prenotarmi una RM entro l’anno?”
ha risposto “Non ho una data da darLe, posso metterLa in lista di attesa”.
Riceviamo ogni anno inviti a prevenire il cancro e così
farci spingere tubi su per l’intestino, lasciarci schiacciare il seno, infilare
dita in parti del corpo delicate, fare esami del sangue, e invece chi il cancro
l’ha già avuto e deve farsi controllare ogni anno non ha una data certa?
Ma che Sanità pubblica e gratuita è quella che non
garantisce all'ex malato di cancro il diritto al controllo?
Ci vorrebbe un libro intero per elencare i difetti della
Sanità Pubblica, gli sprechi e le ingiustizie ai danni del malato. Sintetizzo
dicendo che chi ha i soldi spesso si rivolge al privato.
La stessa RM senza data certa era però disponibile in tre
giorni al costo di 700 euro presso la Libera Professione.
Tantomeno si vede all'orizzonte l’idea di una campagna di
sensibilizzazione alle buone abitudini, come mangiare sano, muoversi o fare
sport, evitare i cibi spazzatura cancerogeni e pieni di ormoni oltre che di
zucchero e oli di dubbia provenienza, che per essere prodotti arrecano anche
gravi danni all'ambiente.
Questo libro, che è stato aggiornato e riedito otto volte
e letto da migliaia di persone, non pretende di indicare la via per la
guarigione ma semplicemente di aiutare chi è malato di cancro o di una malattia
degenerativa a trovare la strada verso la guarigione.
La cura per il cancro non è stata ancora scoperta ma c’è
gente che guarisce sorprendentemente, e ognuna di queste persone ha trovato un
rimedio o un metodo cui riconosce il merito di questa guarigione. Io lo
attribuisco in maggior misura a una tisana di erbe che ho cominciato a usare
pochi mesi dopo avere ricevuto la diagnosi di linfoma, nel 1995.
Ho smesso perfino di chiedermi a quali patologie Caisse
Formula possa essere di aiuto, Ormai consiglio di provarla per tre mesi e, se
ci si trova bene, di continuare a usarla a oltranza, riducendo e aumentando le
dosi secondo il criterio dettato dalle esigenze di ciascuno. Non è una panacea
e sicuramente non funziona con tutti, ma mi sono convinto con il passare degli
anni, ascoltando e leggendo le testimonianze delle persone, che veramente
questa tisana “riporta in armonia col grande spirito” quel quid dentro di noi
che ci mantiene in salute.
Il meccanismo mi è sconosciuto, come ancora è sconosciuto
alla scienza gran parte del meccanismo della malattia e della guarigione
dell’essere umano. Credo che Caisse Formula funzioni perché mette in moto dei
neurotrasmettitori cellulari che comunicano al corpo ammalato delle
informazioni utili alla guarigione. In parole più semplici mettono in moto dei
meccanismi del cervello che fanno sì che il corpo si liberi dalla malattia o ne
attenui la violenza. Effetto placebo? Sì, nel significato virtuoso di cui parla
il libro di Benedetti che ho citato sopra.
Molti malati mi fanno sapere che da quando assumono la
tisana si sentono di buon umore e più ottimisti, e molte persone affette da
depressione la usano con soddisfazione.
La malattia ha un processo misterioso. Spesso è frutto di
agenti esterni come gli inquinanti che avvelenano la nostra società o di brutte
abitudini come la cattiva alimentazione, il tabagismo o una vita sregolata, ma
spesso è legata a un malessere interiore, intimo, che non riusciamo a
individuare. Il malessere dello spirito passa alla mente, che costruisce nel
corpo un processo patologico reversibile solo con cure mediche.
La medicina moderna, tecnologica, ha prodotto medici
sempre più lontani dal paziente che usano strumenti robotizzati, lastre, TAC,
PET, ecografie, che guardano dentro microscopi sempre più sofisticati per
individuare la malattia scordandosi completamente dell’oggetto della loro arte:
l’uomo. L’uomo malato, che spesso nasconde le cause della propria malattia in
un problema umano o familiare e che riceve una prescrizione senza essere stato
auscultato, palpato e soprattutto… ascoltato.
Caisse Formula è un prodotto olistico, che agisce
sull'individuo nella sua totalità comprensiva di corpo, mente e di qualcosa che
taluni chiamano anima e altri spirito e che altri ancora non riescono a
definire. Spesso il medico o il naturopata che la consigliano hanno maturato
quella compassione, necessaria a favorire la guarigione, che molti terapeuti
moderni hanno dimenticato.
Molte associazioni di malati o di infermieri chiedono più
umanità, e una medicina a misura d’uomo.
La coscienza dei malati è cresciuta in questi anni e
molti hanno imparato a non affidarsi totalmente alle cure del medico senza aver
prima sentito altri pareri.
Come ho scritto poc'anzi, nelle regioni italiane più
avanzate e civili si aprono reparti di medicina complementare per aiutare i
pazienti che vogliono completare il loro processo di cura con medicine e tecniche
naturali.
È un mondo totalmente nuovo che ci si offre. Ci fa
sperare in un futuro con meno privilegi a favore di caste e corporazioni. Un
futuro dove diventerà primario ospedaliero il medico più bravo e non il più
disposto a favorire gli interessi di un partito piuttosto che di un altro. Un
futuro già presente dove internet permette di accedere a un’illimitata fonte di
informazioni, che però spesso non sono verificabili. Dunque attenzione anche
voi, malati cibernetici, accertate la veridicità di certe affermazioni prima di
assumere un prodotto curativo.
Spero che la lettura di questo libro vi aiuti anche a
prendere coscienza della legge elementare che domina il nostro pianeta: siamo
tutti malati di mortalità, siamo tutti esseri a termine, e l’unica vera
ricchezza che potremo portare con noi quando la vita ci abbandonerà è l’amore.
Indice
Prefazione di Carla Perotti
Introduzione
La mia guarigione dal cancro
La storia di Rene Caisse (1888-1978)
Rene Caisse di nuovo sulla scena
Caisse Formula
Le erbe che compongono la formula
Riflessioni
Gli indiani Ojibwa
Testimonianze epistolari
Altre cure
Cosa fare durante la chemioterapia
Informazioni sui diritti del malato oncologico
Alimentazione
Conclusioni
Consigli
Ringrazio
Bibliografia
Ludovico Guarneri
La Formula di René Caisse >> http://goo.gl/vrRdQ9
Un rimedio per difendersi dal cancro e dalle malattie
degenerative