Lo Stato Intermedio
di Franco Battiato, Gianluca Magi
Lo Stato Intermedio - Libro
In questo libro, Franco Battiato e Gianluca Magi si
interrogano sulla morte, sul morire e sulla paura da parte della società
occidentale nei confronti di questo passaggio, che costituisce il momento più
importante di tutta la nostra vita.
«La nostra società teme la morte.
È tanatofobica, dannatamente tanatofobica.
La morte è il tabù della nostra società».
Franco Battiato e Gianluca Magi
Indice
Per una cartografia degli stati di coscienza
extracorporei nello stato intermedio
Fuori il superfluo. Solo l'essenziale.
Visioni Mistiche
Gli autori
Estratti dal Libro
Il passaggio dalla vita a quella che chiamiamo morte è
l'argomento rimosso dei nostri tempi.
Ma in realtà la morte non è fine, non è inizio, ma
passaggio.
Franco Battiato
La morte è un velo gettato sugli occhi dei vivi. Se
accettiamo le nostre trasformazioni, siamo immortali.
Gianluca Magi
Nulla è come sembra. Siamo infiniti ed eterni quanto il
cosmo. In realtà siamo prigionieri delle nostre abitudini, paure e potenti illusioni.
Dunque non riusciamo a considerare consapevolmente di essere parte dell'uno
universale.
Franco Battiato
Anteprima del Libro "Lo Stato Intermedio" di
Franco Battiato e Gianluca Magi
Attraversando il Bardo apre la porta che la società
tecnologica vuole tenere chiusa. La nostra cultura rifiuta la morte, ha paura
della morte, vive sempre proiettata nel futuro, proiettata in avanti. E
probabile che il malessere di fondo della nostra cultura nasca dal rifiuto
della morte.
La società tecnologica esorcizza, rimuove in tutti i modi
ciò che dimora sotto il nostro tetto: la morte.
La nostra società teme la morte. È tanatofobica,
dannatamente tanatofobica. La morte è il tabù della nostra società.
La morte nella nostra società è come gravata da
inibizione comunicativa. Parlarne significa infrangere le convenzioni e
commettere una specie di gaffe.
Le sanzioni applicate sono le medesime di quando, a
tavola, si parla di escrementi, ovvero: interruzione del discorso,
indignazione, atteggiamento forzato, cambiamento di argomento.
Se non ci credi, fai questo esperimento pratico. A pranzo
o a cena con i tuoi amici, tra un boccone e l'altro, a un certo punto,
imbandisci una conversazione molto speciale: la morte. Ma non solo la morte in
generale, la morte che riguarda sempre gli altri, ma la morte di ciascuno dei
partecipanti al banchetto. L'idea per cui tutto ciò su cui si posa il tuo
sguardo un giorno si dissolverà. Noterai immediatamente un certo irrigidimento,
un certo imbarazzo. Se prosegui imperterrito, e chiedi l'opinione dei
commensali, l'imbarazzo si farà irritazione. E l'irritazione, sgomento. Nel
migliore dei casi i partecipanti inizieranno a toccare ferro... o altro! E
dovrai cambiare argomento. Per non passare da menagramo!
Anche per chi crede nella sopravvivenza oltre il confine
estremo della vita, il fare i conti con la propria morte angoscia. Sempre
valido è l'epitaffio sulla tomba di Marcel Duchamp, composto da lui stesso:
«D'altronde, sono sempre gli altri che muoiono». Epitaffio che fa rimbalzare alla
mente quella barzelletta che raccontava Sigmund Freud: Un marito dice alla
moglie: «Se uno di noi due muore, io mi trasferisco a Parigi».
A proposito di mangiare e tabù della morte, il mangiare
in modo smodato rispetto alla naturale esigenza è un atto di esorcismo della
morte. Una volta a cena, prima di un concerto, a Franco, che mangia in modo
frugale, nella quantità per un cardellino, dico: «Talvolta, se non spesso, c'è
chi mangia più di quanto il suo corpo realmente necessiti». Franco a
bruciapelo: «È la paura di morire!»
Quando si mangia oltremodo cresce un'equazione alimentare
inconscia: più mangio, più mi aggrappo alla vita.
Questo è proprio un atto di esorcismo dell'inquietudine
che procura il pensiero della morte. La paura della morte non è effettivamente
ciò che sembra, cioè il timore che la vita si arresti. Se sperimento la vita
come possesso, io ho paura della morte, ovvero di perdere ciò che ho. Avverto
cioè la paura di perdere il mio corpo, il mio Io, la mia identità, mia moglie,
i miei figli, il mio lavoro, i possessi che ho accumulato, etc; la paura di
affrontare l'abisso della non identità, dell'essere perduto.
Oggi l'adulto prova, presto o tardi, e sempre più presto,
la sensazione di avere fallito. La sensazione di non aver realizzato nessuna
delle promesse della propria adolescenza si fa strada nella vita dell'adulto.
Questa sensazione di scacco vitale sembra essere all'origine del clima di
depressione diffusosi nelle società industriali.
Quanto a inquietudine, si dice che Meister Eckhart abbia
visto l'inferno. Meister Eckhart ha detto che la sola cosa che brucia
all'inferno è la parte di te che rimane aggrappata alla vita: i ricordi, gli
affetti. Ti bruciano via tutto. Non lo fanno per punirti -sosteneva - ma per
liberarti l'anima. A suo modo di vedere, se abbiamo paura di morire e ci
aggrappiamo di più alla vita, vedremo i diavoli strapparcela via. Ma se raggiungiamo
la pace, i diavoli diventeranno degli angeli. Ci liberano dalle cose umane.
E' dunque solo un problema d'approccio. Quindi non
preoccupiamoci.
Franco Battiato, Gianluca Magi
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Editore: L'Arte di Essere
Data pubblicazione: Febbraio 2016
Formato: Libro - Pag 84 - 12 x 18 cm