Gli integratori, le vitamine e gli antiossidanti fanno
davvero bene alla salute?
Alimentazione e Salute
Ecco il punto: quali sono i migliori antiossidanti
secondo le più recenti ricerche? E le vitamine? Quali i rischi e i benefici?
Valerio Pignatta - 27/10/2019
La questione degli integratori alimentari a base di
vitamine, antiossidanti ed elementi minerali vari è andata negli ultimi anni
sempre più complicandosi. Le informazioni che arrivano alle persone attraverso
i media sono talvolta superficiali e talaltra subdolamente tendenziose. Il
business in tale ambito è certamente in crescita, dunque con le ricadute di
tipo etico e scientifico che ciò comporta.
Infatti, informazioni di un certo spessore scientifico
non è facile trovarle e anche queste sono solitamente in contrasto le une con
le altre, secondo le fonti di divulgazione e gli interessi o i partiti presi
che sostengono o che combattono.
Se il parlamento europeo discute da tempo una normativa
per ridurre le quantità giornaliere assumibili di vitamine a livelli che
secondo taluni le renderebbero assolutamente inefficaci, ci sono d’altro canto
associazioni e medici che promuovono un utilizzo quotidiano di dosi ad esempio
di vitamina C che secondo i parametri dell’Unione europea stessa potrebbero
essere definite “inverosimili”
Come fare allora a districarsi in questo dedalo di dati e
informazioni contrastanti? Le vitamine fanno male o fanno bene? E in quali dosi
possono essere assunte? Gli antiossidanti funzionano davvero? E quando è
consigliato assumerli? Ci sono strumenti per verificare la loro efficacia e
funzionalità? Quali sono le migliori sostanze naturali vivificanti con azione
antiossidante in commercio?
Non è certo facile pretendere di rispondere a tutti
questi interrogativi. Diciamo che l’intento di questo articolo è quello di
cercare di fare un po’ il punto della situazione, per quello che ci è dato
sapere, e informare i lettori su alcune questioni e prodotti particolari che
pare siano davvero degni di interesse per la salvaguardia della nostra salute.
Quali e quante/i
Sulla salubrità e l’uso terapeutico delle vitamine pare
ci sia ormai abbastanza accordo tra gli scienziati. Le vitamine che sono
pericolose se assunte in quantità elevate sono state individuate (la vitamina A
soprattutto – la discussione è però ancora aperta).
Semmai si discute sulle dosi quotidiane che è possibile
assumere. Qui le diversità sono enormi. Per esempio per la vitamina C si può
andare dalla raccomandazione di assumere massimo 60 milligrammi (mg) al dì e
arrivare a chi raccomanda un’assunzione giornaliera di… 18 grammi!
Anche le quantità di vitamina B12 variano da un minimo di
3 mg a un massimo di 200 mg e quelle di vitamina E da 10 Unità Internazionali
(UI) a 800 UI. E via di seguito anche per minerali e altri antiossidanti. In
effetti, sicuramente è facile intuire che secondo la scelta della dose i
risultati potrebbero essere completamente diversi.
Gli studi del premio Nobel Linus Pauling confermerebbero
la necessità di dosi elevate per ottenere un qualsivoglia risultato curativo,
dosi cui peraltro l’attuale orientamento medico sta opponendosi motivandolo con
la dovuta cautela per eventuali effetti collaterali indesiderati. Effetti che
invece secondo i partigiani delle vitamine ad oltranza non si presentano se non
in modo passeggero e facilmente rimuovibile (diarrea ecc.) diminuendo per
qualche giorno la dose.
Se su questi temi è possibile comunque trovare veramente
una marea di dati e studi su cui poi cercare di farsi un’opinione propria, è
invece argomento sconosciuto la nocività dell’utilizzo di antiossidanti in caso
di cancro. Questo tema controverso (basti pensare all’uso dell’ascorbato di
potassio come cura anticancro) è stato ultimamente riportato alla ribalta dagli
studi di un oncologo italiano, il dott. Maurizio Grandi di Torino, che lavora
da anni sulla terapia preventiva e curativa con vitamine e antiossidanti.
Secondo gli studi del dott. Grandi è assodato ormai che
le vitamine assunte in caso di cancro sono dannose. Gli antiossidanti assunti
con cancro dichiarato peggiorano la situazione in quanto alimentano il cancro
stesso permettendogli di vivere e resistere più a lungo. Gli antiossidanti cioè
non forniscono energia solo alle cellule sane ma anche a quelle tumorali
garantendo loro maggiore longevità. Gli antiossidanti frenano tra l’altro
l’azione ossidativa della chemioterapia per cui chi vi ricorre in concomitanza
con questo trattamento non fa altro che ridurne gli effetti che dovrebbe avere
e per cui viene somministrato. Secondo Grandi infatti bisogna ossidare molto
bene per ledere il tumore.
Gli antiossidanti sono invece ottimi come sostanze per la
prevenzione anticancro. Su tutto incombe poi secondo la ricerca più recente, un
altro pericolo di non poco conto. Si tratta del problema del confezionamento
delle vitamine e degli antiossidanti in generale. Ci sono dei ricercatori che
avrebbero scoperto che alcuni tipi di confezioni non preservano le vitamine
stesse che così vengono ingerite in stato di ossidazione producendo l’effetto
opposto per cui vengono ingerite. Sebbene tutto questo resti ancora più che
altro a livello di ipotesi e necessiti di ulteriori dimostrazioni e studi, è
palese che il tema è molto più intricato di quanto si creda.
Efficacia e potenza
Se invece volessimo analizzare gli antiossidanti in
merito alla loro efficacia e potenza si è ormai consolidata in questi anni a
livello scientifico la conoscenza che la microidrina (commercializzata come
Active-H) è il più potente antiossidante che ci sia. Sebbene infatti si parli
molto di altre sostanze di questo tipo, la microidrina è rimasta sempre un po’
nell’ombra, pur essendo un prodotto di tutto rispetto e anzi secondo taluni
probabilmente il migliore.
La microidrina è stata creata dai coniugi dott. Patrick e
dott. Gael Crystal Flanagan, dopo trent’anni di ricerche sull’acqua himalayana
che bevono gli Hunza, il popolo che vive sulle montagne del Nepal, noto per la
sua salute e longevità.
In sostanza è acqua vitalizzata in capsule che contiene
particelle di silicio così come in natura le contengono le acque dei ghiacciai
che bevono appunto gli Hunza. L’aggiunta è stata fatta dai Flanagan ricorrendo
a nanoparticelle (i nanocolloidi) che sono della dimensione di 5 nanometri di
diametro.
La materia viva si distingue da quella inerte in base al
suo potenziale elettrico (potenziale ossidoriduttivo, ORP). «L’ORP dell’acqua
inerte (imbottigliata) è di circa +300 millivolt (mV), del succo di carota
(coltura non organica) è di –100 mV, del succo di carota fresca da coltura
organica è di -120 mV, del succo del grano giovane è di -250 mV, mentre quello
dell’acqua naturale “Hunza” arriva fino a -350 mV. Un bicchiere d'acqua
vitalizzata con una capsula di microidrina, secondo le analisi dell’Istituto
E/IT (Fullerton), ha un potenziale di -650 mV. La tensione superficiale
dell’acqua vitalizzata con la microidrina si abbassa così da 72 dina al
centimetro (dyn/cm) ad un livello di 45 dyn/cm, che è quello caratteristico del
sangue umano»[da Microidrina. Una polvere minerale che vitalizza l’acqua, Aura,
n. 124, 1999]
Questi risultati strabilianti sono stati comprovati anche
in Italia dalle apparecchiature bioelettroniche di Louis-Claude Vincent (sulla
straordinarietà di queste strumentazioni ritorneremo più avanti).
La microidrina è quindi una sostanza dal potere curativo
non comune. Alcuni ricercatori e medici cosiddetti “dissidenti dell’AIDS”, come
il tedesco Heinrich Kremer, sostengono addirittura che la essa favorisca il
trasporto degli elettroni nella catena di respirazione a livello mitocondriale,
con tutto quello che questo significa a livello di prevenzione e cura di cancro
e malattie immunitarie come appunto l’AIDS. Inoltre sino ad ora non sono stati
rilevati effetti nocivi collaterali per il suo utilizzo. Essa in effetti
contiene solo silicio, idrogeno, ossigeno, potassio, solfato di magnesio e
polvere di riso. L’importanza per la salute di composti come silicio, potassio
e magnesio sono ormai risaputi. Senza contare il rilievo di idrogeno e ossigeno
per la vita in generale.
Quest’acqua vitalizzata si comporta come un nastro
trasportatore che seleziona e trasporta sostanze vitali da e per tutte le
cellule dell’organismo attraverso i colloidi di silicio anioattivo che si
“accollano” tali sostanze mediante il principio della condensazione energetica
a carica negativa. I colloidi riescono a svolgere anche un’azione di pulizia
rimuovendo scorie e tossine che altrimenti si depositerebbero sulle pareti di vene
e intestino o rimarrebbero come rifiuti nei liquidi extra- e endocellulari.
Anzi, la microidrina comporta l’eliminazione di una
grande quantità di tossine che talvolta gli organi escretori hanno difficoltà
ad eliminare per cui possono presentarsi occasionali mal di testa o formazione
di muco ecc. In tal caso bisognerebbe diminuire le dosi e bere molto dando
tempo al corpo di organizzarsi per l’eliminazione graduale delle scorie
tossiche. La migliore dinamica per ottenere tale risultato – come si legge ancora
su Una polvere minerale che vitalizza l’acqua - è quella seguente: «Il corpo
necessita di determinati antiossidanti per scopi specifici. Per la
neutralizzazione di alcuni radicali liberi è ad esempio più adatta la vitamina
C. Quando cede il suo elettrone al radicale, la vitamina diviene essa stessa un
radicale libero debole. Essa riceve perciò un altro elettrone ad esempio dalla
provitamina A, che diviene a sua volta un radicale libero (ancora più debole).
Questa riceve poi un elettrone da un altro antiossidante. Per un buon
funzionamento delle vitamine è quindi necessaria tutta una serie di altre
vitamine o antiossidanti. Alla fine di questi passaggi “a cascata” di elettroni
rimane comunque un “residuo tossico”. Se l'organismo contiene sufficiente acqua
viva, questa gli cederà un suo elettrone superfluo (ogni [atomo di] idrogeno
nelle molecole di H2O ha un elettrone aggiuntivo ed è perciò nella sua forma
anionica H-) e lo neutralizzerà. Con ciò non rimane alcun residuo velenoso. La
molecola di acqua viva si trasforma semplicemente in acqua normale che potrà
essere espulsa con facilità. L’acqua viva è quindi estremamente importante per
il buon funzionamento degli altri antiossidanti, di cui non prende il posto, ma
bensì li completa»
Possiamo qui segnalare comunque altri importanti
antiossidanti che si possono utilizzare e che sono l’acetil-cisteina e il
glutatione ma anche sostanze di basso costo e facile reperibilità come il succo
di mirtillo e il succo di limone. Anche questi ultimi due composti sono stati
analizzati con la bioelettronica Vincent e hanno dato risultati di notevole
rilievo.
La bioelettronica di Vincent
È una tecnica diagnostica creata negli anni Cinquanta,
dopo trent’anni di studi, dall’ingegnere francese che le ha dato il nome. Oggi
è utilizzata in tutto il mondo e anche in Italia si inizia a parlarne (sito
ufficiale francese - www.bevincent.com.).
Si tratta di una tecnica fisico-chimica che fonda i suoi
dati e rilievi sulla misurazione del pH, dell’rH2 e della resistività elettrica
delle soluzioni o sostanze che analizza. L’rH2, o coefficiente di
ossidoriduzione, è un indice che nostra per un dato pH le facoltà riduttrici o
ossidanti della soluzione.
Con il metodo Vincent è possibile verificare lo stato di
salute di un individuo in un determinato momento e verificare per esempio se
sangue e urine si stanno ossidando, se c’è la presenza di un cancro ecc. Con le
apparecchiature bioelettroniche di Vincent è però possibile anche verificare e
misurare la potenza vitale degli alimenti e valutare l’efficacia delle sostanze
curative come ad esempio gli antiossidanti.
Si possono inoltre verificare gli stati di inquinamento e
ossidazione di cibi, sostanze, acqua e molto altro.
Siccome tutto poi si deve tradurre in un agire per il
ripristino dei valori dei tre indicatori entro parametri che statuiscono la
normalità e lo stato di salute, è importante selezionare con prudenza i rimedi
e gli antiossidanti da assumere per non creare altri squilibri che andrebbero
invece in senso opposto (eccessiva alcalinizzazione, superossidazione ecc.).
E qui ritorniamo alle domande di partenza. Quando si dice
che la storia è circolare… Qualche paletto sul sentiero comunque è stato
piantato. Prima o poi si riuscirà anche a costruire una strada. Romantica e
avventurosa come un sentiero però non lo sarà mai.
La questione delle dosi
Tutta la questione rientra nel dibattitto sul cosiddetto
Codex Alimentarius, una raccolta di norme internazionali adottate dalla
Commissione del Codex Alimentarius stesso, organismo istituito nel 1962 dalla
FAO (Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura) e dall’OMS
(Organizzazione mondiale della sanità). Questa Commissione avrebbe il compito
di uniformare produzione e commercio dei prodotti alimentari, al fine di
facilitare gli scambi internazionali e garantire prodotti non adulterati e non
nocivi. Purtroppo la via intrapresa da questo organismo è piuttosto filo
multinazionali farmaceutiche, per cui ne sta uscendo una serie di norme
restrittive per quanto riguarda preparati erboristici e integratori alimentari.
Per quanto Le dosi minori sono le Recommended Daily
Allowances, cioè le Razioni Giornaliere Raccomandate di vitamine e di altri
micronutrienti stabilite dal Comitato per l’Alimentazione e la Nutrizione
dell'Accademia Nazionale delle Scienze statunitense come il minimo vitale per
evitare malattie da carenza. Le dosi massime sono quelle ipotizzate da Linus
Pauling nelle sue ricerche. A proposito di Pauling in italiano è possibile
trovare in biblioteca un suo titolo che fa testo: Pauling Linus, Come vivere
più a lungo e sentirsi meglio, Frassinelli, Milano, 1989. Inoltre vedasi Pauling Linus, Vitamin C and the
Common Cold, W.H. Freeman and Company, San Francisco, 1970. Un’edizione
un po’ più aggiornata dei suoi lavori in lingua inglese è invece: Cameron, Ewan
e Pauling, Linus, Cancer and vitamin C, Camino Books, Philadelphia, 1993.
Integratori alimentari