L'uso dei telefoni cellulari è pericoloso per la salute?
L'elettrosmog e l'elettrosensibilità: i danni dei
telefoni cellulari per la nostra salute
di Valerio Pignatta - 16/04/2014
L'uso dei telefoni cellulari è pericoloso per la salute?
Utilizzare il telefono cellulare per diverso tempo al
giorno fa davvero male?
Abitare nei pressi di un elettrodotto è un pericolo per
la salute?
Le leggi italiane ci tutelano dall'inquinamento
elettromagnetico?
Quali sono i sintomi della sindrome da
Elettrosensibilità?
Per rispondere a queste e altre domande abbiamo
intervistato Angelo Gino Levis, già professore ordinario di mutagenesi
ambientale all'Università di Padova, attualmente esperto di inquinamento
elettromagnetico e vice presidente dell'Associazione per la Prevenzione e la
Lotta all'Elettrosmog (applelettrosmog.it).
Se dovesse definire la situazione dell’elettrosmog oggi
nel nostro paese cosa potrebbe dire? Come siamo messi?
In Italia, tra la fine degli anni '90 e i primi anni
2000, le leggi – sia nazionali che regionali – sul controllo della nocività dei
campi elettromagnetici non-ionizzanti (CEM) erano sufficientemente cautelative.
In particolare nelle leggi regionali i limiti di esposizione allora fissati,
improntati al Principio di Precauzione che fa parte della nostra Costituzione,
erano: 0,2 microTesla (µT) per il campo magnetico prodotto dai CEM a frequenza
estremamente bassa (ELF: linee per il trasporto dell'energia elettrica e
strumenti elettrici per uso domestico e industriale) e 0,5 Volt/metro (V/m) per
il campo elettrico dei CEM a frequenza alta (RF, radiofrequenze: impianti
radio-TV) e altissima (MO, microonde: telefoni mobili – cellulari e cordless,
radar, forni a microonde).
A partire dal 2003, per la pressione dei gestori delle
linee elettriche (elettrodotti) e delle compagnie di telefonia cellulare,
queste leggi sono state cancellate o, comunque, rese meno cautelative: i limiti
regionali sono stati dichiarati incompatibili con quelli fissati per tutto il
territorio nazionale dalla sentenza n.307 del 7.10.03 della Corte
Costituzionale, ed i nuovi limiti sono stati fissati dal DPCM 8.7.03 a 3-10-100
µT per i CEM/ELF, a seconda dei tempi di esposizione e della tipologia degli
elettrodotti, e a 6-20 V/m per i CEM/RF-MO.
Inoltre le procedure per l'installazione degli impianti
che emettono CEM sono state liberalizzate al massimo e, di recente, anche le
metodologie di controllo dell'intensità delle esposizioni sono state modificate
in modo da permettere un ulteriore innalzamento dei limiti, a scapito della
salute.
Lei pensa che l’inconcludenza dei nostri legislatori di
fronte alle problematiche legate a questo tipo di inquinamento sia ascrivibile
alla mancanza di fonti scientifiche a comprova dei vari danni psicofisici che esso
causa alle persone e delle diverse sensibilità degli individui all’esposizione
a fonti elettromagnetiche? Oppure questi studi ci sono?
Le conoscenze sugli effetti dannosi dei CEM erano già
sufficienti alla fine del secolo scorso per imporre la minimizzazione delle
esposizioni e si sono consolidate al punto che l'OMS, tramite l'Agenzia
internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione, ha classificato i CEM
a bassissima frequenza (ELF), con riferimento specifico alle leucemie infantili
nelle esposizioni residenziali ad elettrodotti (2002), ed i CEM a
radiofrequenza, con specifico riferimento all'aumento del rischio di contrarre
tumori cerebrali e al nervo acustico da parte degli utilizzatori abituali e da
lungo tempo di telefoni cellulari (2011) come "possibili agenti
cancerogeni per l'uomo". Ma questa è senza dubbio una sottovalutazione dei
dati disponibili che avrebbero richiesto un giudizio di "probabile anziché
possibile cancerogenicità". Sottovalutazione dovuta soprattutto ai
conflitti d'interesse che hanno pesato su più del 60% dei partecipanti ai due
Gruppi di valutazione della IARC sui CEM. Nonostante queste valutazioni
suggeriscano comunque un atteggiamento prudenziale, le nostre Autorità
Sanitarie (ministero della Salute, Consiglio superiore di sanità, Istituto
superiore di sanità, Commissione oncologica nazionale) hanno continuato a
negare l'esistenza di rischi per la salute provocati dai CEM. Solo nell'ottobre
2012 il ministero della Salute ha attivato un sito Internet dove chi ne è informato
può trovare alcuni consigli, comunque incompleti e in parte contraddittori, per
una autotutela lasciata alla libera scelta degli utilizzatori di telefoni
cellulari.
Cosa so può dire sulla telefonia cellulare? Spesso
leggiamo informazioni sanitarie in merito molto contrastanti...
Singoli studi epidemiologici e loro rianalisi cumulative
finanziate da enti pubblici e basate su metodologie corrette, analisi
statistiche dei dati e interpretazioni coerenti, hanno evidenziato un aumento
fino al raddoppio del rischio di contrarre tumori maligni al cervello, tumori
benigni alle meningi e ai nervi cranici, in particolare all'acustico, e tumori
maligni e benigni alle ghiandole salivari, in particolare alla parotide, tra
quanti hanno utilizzato abitualmente (più di 40 minuti/giorno) e da o per lungo
tempo (più di 10 anni) telefoni mobili (cellulari e/o cordless). Per contro,
studi cofinanziati dalle compagnie di telefonia cellulare, basati su protocolli
inadeguati ed errori sostanziali, dati insufficienti e interpretazioni
incoerenti, sostengono l'apparente innocuità dell'uso dei cellulari. Di
conseguenza, l'opinione pubblica, informata in modo contraddittorio tramite la
stampa e in maniera del tutto tranquillizzante dai responsabili della salute
pubblica (v. sopra), resta confusa e, nel dubbio, per abitudine e comodità è
portata a sottovalutare i rischi e a non utilizzare alcune semplici norme di
autotutela per ridurre l'esposizione durante l'uso dei cellulari, neppure per
quanto riguarda l'uso da parte dei bambini e degli adolescenti, che sono tra i
soggetti più a rischio. Comunque qualcosa ha cominciato a muoversi dopo la
trasmissione "Report" su RAI3 (novembre 2011) e dopo che nell'ottobre
2012 la suprema Corte di Cassazione italiana ha definitivamente convalidato la
sentenza della Corte d'Appello di Brescia che nel 2009 aveva riconosciuto le
tesi dei due consulenti di parte ricorrente (un oncologo e il sottoscritto) e
del consulente nominato dal Tribunale stesso, basate sui dati epidemiologici di
cui sopra e aveva sancito la relazione causale tra uso di cellulari e cordless
e sviluppo di un tumore al nervo trigemino in un dirigente d'azienda. Pertanto,
avendo classificato questo caso come dovuto ad una malattia professionale, la
Corte aveva condannato l'Ente previdenziale (INAIL) a risarcire all'interessato
il danno alla salute per una invalidità dell'80%.
C’è di peggio della telefonia in quanto a inquinamento
elettromagnetico?
Nonostante i rischi cancerogeni dovuti ai CEM/ELF
(elettrodotti, v. sopra) siano documentati nella letteratura e più volte
riconosciuti dalla nostra Magistratura Civile di ogni ordine e grado, è oggi
praticamente impossibile quantificare tali rischi non essendo nota la
numerosità della popolazione esposta. La telefonia mobile, che conta oggi più
di 6 miliardi di contratti per i soli cellulari, una parte consistente dei
quali riguarda l'uso da parte dei minori che sono tra i maggiori e i più
sensibili utilizzatori, rappresenta senza dubbio il settore più a rischio.
Quali sono le patologie caratteristiche di questo tipo di
degrado dell’ambiente?
L'inquinamento da CEM ("elettrosmog") può
procurare oltre ad effetti a lungo termine (cancri e tumori, malattie
neurodegenerative, danni genetici e funzionali, p. es. agli spermatozoi di chi
tiene il cellulare nella tasca dei pantaloni mentre telefona usando gli
auricolari), anche danni alla salute a breve e a medio termine che colpiscono
alcuni soggetti particolarmente sensibili, dando luogo a sintomatologie
dolorose di vario tipo che caratterizzano una sindrome chiamata
"Elettrosensibilità", (ES).
Ci sono soluzioni medico-scientifiche e o
socio-ambientali che è possibile realizzare per ovviare a questi problemi di
salute? La medicina ufficiale che posizioni ha in merito?
Le "soluzioni" – se così si possono definire –
ai danni a lungo termine provocati dai CEM (tumori, cancri, malattie
neurodegenerative) sono quelle tradizionali: terapie farmacologiche e radianti,
interventi chirurgici, con le conseguenze ed i limiti che queste hanno. Per la
ES non sono state trovate finora soluzioni mediche, ma solo socio-ambientali.
Dato che molti elettrosensibili sono costretti a lasciare il lavoro e la casa
in cui vivono per rifugiarsi in zone meno inquinate dai CEM, in Svezia, dove la
ES è riconosciuta come un "handicap", chi ne è colpito viene favorito
nella ricerca di un lavoro e di una casa alternativi. Inoltre sono state create
“aree protette", per esempio mezzi di trasporto e interi quartieri dove
sono vietati l'installazione e l'uso di tecnologie ad alta frequenza
(ripetitori, cellulari, WiFi ed altro), e anche vere e proprie "aree di
rifugio extraurbane". Purtroppo la medicina ufficiale è poco informata e
poco sensibile a questi problemi, e questo rende molto difficile il
riconoscimento e l'assistenza a chi è colpito da ES. Tuttavia da qualche tempo
alcuni medici in Italia, Francia e Svezia si dedicano alla diagnosi e alla
messa a punto di terapie per chi è affetto da ES.
In conclusione, la soluzione ai problemi sanitari creati
dall'inquinamento elettromagnetico richiede:
1) una corretta informazione da parte delle Autorità
Sanitarie internazionali e nazionali nonché dei medici di base e di
specialisti;
2) una informazione capillare sulla indispensabile
adozione di adeguate forme volontarie di autotutela; 3) una significativa
riduzione dei limiti di esposizione ai CEM per la popolazione generale, per i
minori di età e per i lavoratori;
4) lo smascheramento dei conflitti d'interesse.
Per approfondire
Che cos'è l'Elettrosensibilità (ES)
La Elettrosensibilità (ES) consiste in una varietà di
disturbi di carattere generale (debolezza, facile esauribilità, sensazione di
freddo, malessere indefinito) e che interessano il sistema nervoso (distonia
neurovegetativa, disturbi del sonno, perdita della memoria, difficoltà di
concentrazione e di apprendimento, depressione, aumento dei tempi di reazione,
stress, neurastenia, ansietà, mali di testa, nausea, vertigini, irritabilità),
muscolare (crampi, dolori muscolari, astenia, disturbi motori, tremori,
rigidità), cardiovascolare (aritmie, disturbi della pressione arteriosa,
vasocostrizione dei capillari, ictus cerebrale, vasolabilità cutanea, flebiti e
tromboflebiti, cardiopalma), respiratorio (oppressione toracica, respiro corto
o irregolare), ormonale e immunitario (riduzione della sintesi di melatonina e
di altri ormoni, reazioni autoimmuni, stress ossidativo, ipertiroidismo),
scheletrico (dolori e fragilità articolari, ipersensibilità a innesti metallici
e a protesi dentarie, artrosi, dolori reumatici), della sfera sessuale, della
riproduzione e della gravidanza (perdita della libido, semisterilità, aborti
spontanei, minzione frequente, impotenza), del sistema visivo, acustico,
olfattivo, digestivo (ipersensibilità alla luce solare, a suoni e ultrasuoni,
disturbi uditivi, problemi gastrointestinali) ecc.
Si tratta di sintomi fastidiosi o dolorosi e di veri e
propri stati di malattia che tendono ad aggravarsi e a cronicizzare e che
comportano, a volte, compromissione o perdita della capacità lavorativa e, in
ogni caso, degrado della qualità della vita. Come avviene per molte reazioni a
stimoli ambientali mediate dal sistema immunitario – si pensi ad esempio ai
fenomeni respiratori provocati da allergie a particolari antigeni, che
risentono molto della diversa sensibilità individuale – anche la ES colpisce
una particolare frazione della popolazione, sensibile a livelli di esposizione
ai CEM anche estremamente bassi, ai quali la maggioranza della popolazione non
reagisce. La ES è una patologia in rapida crescita, come dimostrano i dati
raccolti soprattutto nei Paesi del Nord-Europa che da tempo censiscono i
soggetti che ne sono affetti: l'aumento della popolazione elettrosensibile è
esponenziale essendo passato dallo 0,1% nel 1985 al 5% nel 2000 e al 10% nel
2005, con la previsione di poter raggiungere quasi il 50% nel 2020! Negli
ultimi anni si sono accumulate molte evidenze sperimentali a supporto della
obiettività delle "malattie da elettrosmog" e delle loro possibili
basi molecolari, cellulari e funzionali.
Bibliografia e sitografia
European Environment Agency (2013): "Late lessons
from early wornings: science, precaution, innovation" (http://www.eea.europa.eu/publications/late-lessons-2).
Bioinitiative, 2 (2013): "A rationale for a
biologically-based exposure standards for low-intensity electromagnetic
radiation" (www.bioinitiative.org).
Levis, A.G., Gennaro, V., Garbisa, S. (2012):
"Business bias as usual: the case of electromagnetic pollution"; in
Elsner, W., Frigato, P., Ramazzotti, P. eds: "Social Costs Today.
Institutional Analyses of the Present Crises". Routledge: Frontiers of
Political Economy"; Taylor&Francis Group, London and New York: pp
225-268 (www.routledge.com).
Siti Internet
Abbiamo intervistato Angelo Gino Levis
Nato nel 1937, laureato in Biologia nel 1961, Professore
Ordinario di Mutagenesi Ambientale nel 1971, membro della Commissione
Tossicologica Nazionale (1977-1989), della Commissione Oncologica Nazionale
(2007-2008) e del Comitato Scientifico dell’International Society of Doctors
for the Environment (ISDE/Italia 2007-2012). Dal pensionamento (1997) si dedica
allo studio e alla divulgazione degli effetti nocivi dei CEM. (www.applelettrosmog.it).
Questo articolo è tratto dalla rivista:
Scienza e Conoscenza - N. 44 >> http://goo.gl/nLD89g
Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza
Editore: Scienza e Conoscenza - Editore
Data pubblicazione: Maggio 2013