All'Origine Fu la Vibrazione
Nuove e antiche conoscenze tra fisica, esoterismo e
musica
Le più recenti scoperte scientifiche non fanno altro che
confermare ciò che le più antiche e millenarie culture hanno sempre sostenuto:
l’Universo è un immenso campo vibratorio nel quale innumerevoli dimensioni si
interpenetrano, esplicandosi olograficamente in quella che noi definiamo
“realtà”.
La musica, in virtù delle sue conoscenze delle leggi del
suono, della vibrazione e dei rapporti armonici, offre inimmaginabili capacità
di interpretazione e comprensione dello spazio-tempo e dei fenomeni fisici che
lo caratterizzano, quale ad esempio la gravitazione.
Tramite questo brillante saggio l’autore esplora le
infinite possibilità offerte da una rinnovata comprensione delle dinamiche alla
base del tempo e dello spazio e da una visione della fisica totalmente nuova,
anche se le sue radici affondano nel passato più remoto della civiltà umana.
Il “Canto che univa l’Universo” illumina le menti e i
cuori delle anime in grado di ascoltarlo, prefigurando un Cosmo intelligente e
consapevole nel quale l’uomo gioca un ruolo fondamentale.
Le ricadute tecnologiche di questa arcaica conoscenza
delle leggi del suono e dell’armonia, in particolare nel campo dell’energia e
dei sistemi di trasporto, sono semplicemente sbalorditive e il loro sviluppo
quanto mai impellente in questo nostro mondo, governato, oppresso e devastato
da interessi monopolistici legati allo sfruttamento dei combustibili fossili e
nucleari.
Quando i Pitagorici si riferivano all’Harmonia del Cosmo,
era solo una metafora o una formula scientifica, occultata dietro un simbolismo
mistico? La scienza ufficiale è zeppa di bugie clamorose, calcoli corretti,
solo un pochino! giusto per essere esatti, da Galileo a Newton, da Einstein a
Emilio Segrè. E tutto ciò per nasconderci la verità.
La “materia” non esiste, è solo un’oscillazione più
lenta. Il Tempo è solo un trucco dell’Eternità, affinché gli eventi non
accadano tutti nello stesso istante. C’è un modo di produrre energia mediante
apparecchiature frequenziali, collegate a sistemi antigravitazionali e quindi
ai viaggi nel tempo? È possibile influire sulla risonanza del DNA con frequenze
modulate per correggere malattie genetiche? Bloccare le nuove vie della folle
ricerca eretica, animate dall’amore per lo studio dei segreti dell’Universo,
significa impoverire l’intera umanità e tenerla legata a produzioni energetiche
autodistruttive, obsolete e paleolitiche, che stanno annientando il pianeta.
Il testo seguente è tratto dall’Introduzione di
“All’origine fu la vibrazione“:
L’uomo trova ciò che vuole. Dipende dalla cablatura del
suo cervello. Di conseguenza, costruisce delle macchine per vedere ciò che ha
immaginato in base alle proprie convinzioni. Ma tutto esiste, tutto è
compresente. Miliardi di frequenze, di cui noi percepiamo soltanto una, quella
materiale, deperibile fino all’indecenza. Perciò il matematico, esoterista e
veggente del XVIII secolo, Emanuel Swedenborg, sostiene che
“I pensieri sono tanto più finiti e ristretti quanto più
dipendono da spazio, tempo e cose materiali, mentre sono tanto più infiniti ed
estesi quanto più se ne liberano, perché allora il mentale si eleva al di sopra
delle cose mondane e corporali”.
Di solito si pensa che il tempo scorra quasi come una
retta omogenea. Eppure il tempo è una delle manifestazioni distorte degli altri
sistemi concomitanti. In verità il tempo-spazio è almeno esadimensionale. È
pieno di curve, di bolle, di cunicoli, di labirinti antigravitazionali, quelli
che potrebbero essere adoperati per viaggiare nel tempo da una costellazione
all’altra. Eppure siamo portati a pensare che il tempo sia unidimensionale e
perfettamente uniforme, lineare. Nient’affatto. È complicato come una sorta di
dedalo di Minosse (metafora che si riferisce all’Iperspazio, agli universi
paralleli, perpendicolari e sferici).
Le leggi della fisica vanno studiate nel loro ambiente
naturale, la vita, altrimenti mostreranno la loro parte peggiore, il lato
oscuro di una forza avversa. Ma è tutta colpa di una metodologia di studio che
è più attinente ai cacciatori di frodo che alla filosofia della conoscenza. Un
cinghiale morto non ha più abitudini, non può più muoversi. Un ghepardo in
gabbia perde la sua magnificenza e splendore. Non può più mostrare, come fa
nelle savane dell’Africa, il suo incredibile scatto e la sua meravigliosa
velocità. Peter Freund, docente di fisica teorica presso l’Istituto Enrico
Fermi dell’Università di Chicago, al riguardo afferma che:
“L’habitat naturale delle leggi della fisica è lo
spazio-tempo delle dimensioni superiori. Fatto sta che possiamo misurare le
leggi della fisica solo dopo averle imprigionate e ridotte nello spazio
angusto, nella gabbia del nostro laboratorio tridimensionale. Ciò che
contempliamo del ghepardo ha però perso la grazia e la bellezza originaria”[1].
La nostra vita è troppo breve, perché si possa
quantificare il respiro del Cosmo. Non è questione di apparecchiature, ma
d’interrelazione vibratoria degli astri, della Terra e dell’uomo. Tutto ciò che
vive è imprevedibile, sfugge ad ogni tipo di “mappatura”, condotta con i
calcoli logici e localizzati nel tempo e nello spazio. La riflessione su
periodi brevi non può essere applicata a strutture incommensurabilmente grandi
o piccole.
Ci servono equazioni variabili, stabilite su principi
eternamente divenienti, come accade nella teoria delle funzioni armonistiche,
adoperate in analisi musicale. Queste potrebbero essere unite alle funzioni
della fisica e della matematica. Si unificherebbero così – in maniera organica
– la precisione di queste ultime e l’incantevole grazia delle prime. Ed anche
allora, bisognerà tenere sempre a mente, che l’indagine riguarda soltanto una
parte di un tutto ben più vasto, di cui si cerca la formula primigenia.
Riusciremo mai a trovarla?
Se tutte le scienze, le arti e le filosofie
collaboreranno insieme, forse sì. La matematica e la fisica da sole, certamente
non ne saranno capaci. Sono in una fase di stallo, nessuno può negarlo! Ancora
una volta può soccorrerci un’antica conoscenza, di origine egizia: il
Simbolismo Harmonikale.
Il Simbolismo Harmonikale è il codice di lettura
dell’immanenza spirituale e materiale. Questa scienza integrale, se
adeguatamente attualizzata, assumerà i contorni di una parabola evoluistica,
che scardinerà i limiti ingannevoli fra realtà ed apparenza. Essa si basa sul
divenire della vita e sulle sue funzioni fluttuanti. Rifugge dai calcoli fissi
e si affida alle analogie qualitative. Ama farsi guidare dal principio della
risonanza musicale ed individua le forme tridimensionali come calco solido di
altri mondi eterei. Considera la spirale fonica un’energia che informa il
nostro sistema fisico. Ogni cosa, ogni formulario esoterico, ogni sistema
aggregativo e disgregativo diviene così immanente visione multicomprensiva fra
passato e futuro, tra micro e macrocosmo, fra natura ed artificio. Al centro
della concezione Harmonikale si situa l’uomo con le sue capacità discrezionali
e la sua sensibilità, sottoposte anch’esse – comunque – alle stesse leggi
frattali, stocastiche e ricorsive. Iniziò Pitagora di Samo (2500 anni fa) a
recuperare a piene mani quell’insegnamento egizio, che unisce bellezza e
matematica, fisica e musica, calcolo e vita.
Per tali motivi auspichiamo che le generazioni future
recuperino tale organicismo ed universalismo cognitivo, giacché le migliori
scoperte si compiono proprio sul limitare delle varie branche del sapere e
delle varie arti. Allora forse, per brevi attimi, fra scienza e astronomia,
medicina e geometria, musica e pittura, arriveremo a scorgere quelle leggi
universali, di cui siamo l’espressione. Unicamente l’Intendimento della logica
e la Meditazione dello spirito – ovvero l’Intelligenza del Cuore in Harmonia
con la Ragione – potranno intravedere il sentiero che conduce al luogo che non
si conosce. Il Cosmo ha per ognuno di noi, limiti apparenti.
Pure nel presente scritto, abbiamo riportato altre
corrispondenze universali, che rientrano in quelle costanti che regolano il
nostro universo elettromagnetico. Del resto, è inevitabile rimarcare un fatto
ovvio: vivere in una bolla spaziotemporale, definita da certi schemi, provoca
la loro presenza in qualunque aspetto della nostra realtà. Anzi, rilevarne i
parametri con ogni mezzo delle varie branche del sapere dovrebbe essere una
sicura prospettiva verso la conoscenza ultima. Ma, affinché tale visione sia
vincente, bisogna auspicare che lo studio sulla conformazione e sulle leggi
fondamentali del suono diventi una prassi d’indagine corrente. Un simile modo
d’agire darà luogo alla Fisica Vibrazionale e alla sua visione organicistica.
Essa dovrà stringere – in un unico abbraccio – la multidimensionalità del micro
e del macrofisico, come manifestazioni diverse di un’unica formula primordiale.
È solo in questa ottica che si può comprendere l’essenza
della Gravità. Come facevano gli scienziati delle civiltà arcaiche e
preistoriche, ragioneremo per analogia, introducendo nel nostro modo di
procedere – con l’intelligenza del cuore e della mente – i simbolismi mitici
che nascondono il più delle volte equazioni matematiche. E faremo riferimento
alle correlazioni tra suono e numero, fra la matrice virtuale ed i suoi aspetti
fluttuanti “implicati”. Evidenzieremo l’immagine del tempo, in quanto
interferenza d’onda tra passato e futuro. Auspicheremo l’equilibrio delle
energie sottili, tramite il Canto Harmonico. Teorizzeremo la produzione di
energia mediante dispositivi frequenziali, collegati allo sviluppo di
apparecchiature antigravitazionali e quindi ai viaggi nel tempo. Accenneremo
alla possibilità di influire sulla risonanza del DNA, allo studio di sistemi
analogici che comprendano le strutture minime della “materia” come oscillazioni
di corde. Per fare questo, però, abbiamo bisogno di conoscere a fondo la conformazione
del suono, i suoi costituenti basilari, i suoi legami col numero.
Da Newton ad Einstein, la scienza meccanicistica ha
fondato il suo sistema d’indagine sul principio apparente di massa “in
contrasto” all’energia (come dire che i toni e le loro armoniche risultanti
siano cose diverse e non interdipendenti). Ma l’energia non è che la materia
liberata, come la massa è soltanto una vibrazione più lenta, interpretata dal
nostro cervello come oggetto percepibile (Matrix). La massa, pertanto, in un
nuovo paradigma unificante della fisica, deve essere considerata nient’altro
che la forza cristallizzata, come l’architettura è musica pietrificata, ove
l’oscillazione – sempre presente – sfugge ai nostri sensi. Le molecole sono
quanti d’energie vibranti, sono microcorde oscillanti e non palle da biliardo,
come ci vengono proposte dalla fisica tradizionale. La “materia”, pertanto, è
un ulteriore campo fluttuante. È un livello vibrazionale più basso
dell’energia, mentre questa ne rappresenta il livello più alto.
[1] Cit. in: Michio Kaku, Iperspazio, Diegaro di Cesena
(FC), Macroedizioni, 2002, 33.
Alessio Di Benedetto
All'Origine Fu la Vibrazione >> http://goo.gl/IaEDed
Nuove e antiche conoscenze tra fisica, esoterismo e
musica
Editore: Nexus Edizioni
Data pubblicazione: Agosto 2008
Formato: Libro - Pag 336 - 15x21