Stress cronico e malattia
Le più recenti ricerche dimostrano come lo stress cronico
sia la causa del 90% delle patologie
di Sabrina Costantini, Piergiorgio Deriu - 24/04/2016
Stress cronico e malattia
Se guardiamo il panorama delle malattie, dei disagi, dei
disequilibri, delle sofferenze vediamo una lista lunga e in continua
evoluzione. Spaventa pensare che non vi sia un fondo.
In verità, la forma del nostro disagio è solo la parte
esterna, può assumere aspetti unici e individuali, ma l’origine è la stessa: lo
stress. Sembra banale, ma riflettiamo un po'.
La maggioranza delle prestigiose università e istituti di
ricerche americane riconoscono allo stress la causa del 90-95% delle malattie,
il restante è attribuito alla genetica, anch’essa influenzata, nella sua
espressività, dallo stress.
Cosa determina una situazione di stress
A determinare una condizione di stress non è soltanto un
insieme di fattori esterni, quali i ritmi quotidiani, il lavoro, la competizione,
i problemi economici ma più di ogni altra cosa lo stress è determinato da una
condizione interna, ovvero dalla strutturazione del nostro modo di pensare,
sentire, agire, che genera un’impostazione muscolare, ossea, chimica ed
energetica del corpo e delle sue cellule.
Fin dalla nascita, tutti noi riceviamo un imprinting
dall’ambiente, da cui ricaviamo esperienze
emotivo-somatico-relazionali-cognitive. Se il loro bilancio è sostanzialmente
positivo, struttureremo un modo di affrontare gli obiettivi e le difficoltà,
con curiosità, impegno, passione, dedizione, fiducia. Ma se il bilancio tenderà
al negativo, si creerà sfiducia nelle proprie capacità, nel mondo, un
atteggiamento di fuga, di sfida, di rinuncia, tutto sembrerà complicato,
impossibile.
In questo secondo caso, ogni esperienza sarà affrontata
con stress e fatica estrema, l’individuo non riuscirà a godersi nessun
traguardo, nessuna condizione positiva, ci sarà sempre allerta, l’attesa di
ostacoli e difficoltà. Il corpo ne risulterà teso, il respiro corto, l’ossigeno
in entrata sempre al minimo, il battito accelerato, il sonno disturbato, la
digestione difficoltosa, la ritenzione idrica elevata, la stipsi, la pressione
alterata.
Il cervello invia all’ipotalamo il messaggio che sussiste
una condizione di emergenza e come tale è necessario intervenire come se fosse
una condizione eccezionale. Il corpo si struttura in modo da rispondere nel
modo più ottimale possibile. L’ipotalamo, strettamente connesso con ipofisi e
surrene, regolando molte funzioni (fame, sete, risposta respiratoria,
circolazione sanguigna, ritmo sonno-veglia, comportamento sessuale),
determinerà una risposta fisiologica tipica di emergenza. Saranno ottimizzati
tutti i sistemi e gli organi necessari per attaccare/fuggire e sopravvivere, a
loro volta saranno dispensati tutti gli organi, le funzioni e le cellule che
non sono necessari alle funzioni basilari.
I muscoli, il cuore e i polmoni avranno il primato in
termini di attività, a sfavore delle funzioni quali digestione, lavoro epatico,
pensiero, emotività.
Lo stress cronico
Il problema nasce quando l’individuo si trova in questa
condizione d’emergenza in modo costante o semipermanente. L’organismo si
esaurisce e si intossica.
Il cuore, i polmoni e i muscoli producono un iperlavoro
che li porta a esaurirsi, il fegato, i reni, lo stomaco, l’intestino, sono
stati dispensati dalle loro attività, rimanendo ingolfati da prodotti non
adeguatamente trasformati, distribuiti e smaltiti. La cellula stessa non svolge
la funzione di scambio e ricambio, intossicandosi al suo interno.
Il sistema immunitario si troverà sbilanciato per un
tempo troppo prolungato e tutto questo porterà a sofferenza, disequilibrio e
malattia. Si rafforzeranno anche i messaggi negativi su noi stessi, quelli di
sfiducia, di sforzo e resistenza. “La vita è dura. È una lotta. Non ci si può
rilassare. Io non sono capace”: un vero circolo vizioso!
I benefici delle discipline bio-naturali nella gestione
dello stress
Troppo spesso si tralasciano o si sminuiscono gli effetti
nocivi del nostro modo di sentire, pensare, reagire, mangiare, respirare,
camminare.
Questo ci fa capire perché tante discipline bio-naturali
sono così potenti: regolando il respiro, riarmonizzandolo, mostrano in modo
visibile l’inconsistenza del proprio ritmo frenetico, aiutano a svelare le
convinzioni erronee.
I rimedi temporanei, quelli che si rivolgono ai sintomi,
non fanno che peggiorare le cose, perché nascondono il vero problema e la
necessità di intervenire da dentro.
È sicuramente meno impegnativo, più immediato e
deresponsabilizzante intervenire sul sintomo, ma la caducità dei risultati ci
suggerisce che non stiamo percorrendo la giusta via per ottenere la salute. Le
stesse discipline bio-naturali, nate e vissute per migliaia di anni con una
matrice olistica, approdate in Occidente sono spesso state ridotte a una sorta
di farmaco alternativo.
È importante interrompere gli automatismi malsani del
corpo, delle cellule, degli organi, che innescano circuiti automatici
inconsapevoli, nonché lavorare sulle convinzioni erronee e le emozioni
sottostanti. Le discipline stesse devono riprendere la propria dignitosa
origine, per promuovere una visione completa.
Certamente questa impostazione richiede l’impegno attivo
in prima persona di chi ne è coinvolto, che non sempre è consapevole di essere
primo attore della propria vita.
Stress e Vita - Libro
Questo volume è il frutto di un lavoro collettivo,
realizzato dai relatori al Congresso Internazionale di
Psiconeuroendocrinoimmunologia “Stress e Vita” che si è celebrato a Orvieto
alla fine del 2011.
Il titolo del congresso e di questo volume nasce da una
suggestione di Hans Selye, il padre della ricerca sulla neurobiologia dello
stress: uno dei suoi libri più famosi si intitola Stress of Life. Noi abbiamo
pensato di correggere una possibile immagine negativa che potrebbe venire dalla
locuzione “Lo Stress della vita” rimarcando invece come lo stress non è di per
sé negativo, anzi, come diceva lo stesso Selye, è l’essenza della vita, permea
la vita fin dalla cellula.
Per questo, troverete raccolti , in questo ricchissimo
volume, saggi e comunicazioni che spaziano dallo stress cellulare fino allo
stress da lavoro, da terremoto, da malattia, nonché qualificate esperienze di
gestione dello stress realizzate con il metodo scientifico. Troverete anche
studi sul buon stress, quello che Selye chiamava eustress e che George Chrousos
in questo volume chiama eustasi, buon equilibrio.
Gli Autori di questo libro provengono da tradizioni
scientifiche e professionali molte diverse tra loro: medici e ricercatori di
varia specializzazione, psicologi di vario orientamento, sociologi, filosofi,
studiosi della complessità. Eppure il lettore potrà facilmente rintracciare il
filo rosso che unisce i numerosi contributi, che talvolta presentano anche un
notevole spessore di approfondimento tecnico.
Il filo rosso è l’intenzione di rivedere la scienza dello
stress, unificando le due grandi tradizioni di ricerca: quella neurobiologica
che parte da Selye e giunge fino a Hugo Besedovsky, George Chrousos e Claudio
Franceschi (tutti in questo volume) e quella psicologica che parte da Richard
Lazarus e che è qui rappresentata da studiosi italiani (Lazzari, Bertini) e
stranieri (Stan Maes).
In sintesi, mi pare si possa dire che Selye aveva ragione
nell’affermare che gli stressors possono essere di varia natura - fisica,
biologica, psicologica - e che tutti attivano l’asse dello stress. Al tempo
stesso Lazarus aveva ragione nel sottolineare l’aspetto cognitivo, l’appraisal,
il filtro emozional-cognitivo che individualizza la ricezione degli stressors
psicosociali e che ci rende diversi di fronte allo stesso stimolo stressante.
Pensiamo che oggi questa sintesi sia disponibile nella
Psiconeuroendocrinoimmunologia che, con il suo modello a network, che contempla
la psiche come dimensione emergente dal livello biologico ma con una sua
relativa autonomia in grado di retroagire sul cervello modificandolo, ci
consente una lettura integrale dell’organismo sotto stress, apprezzando le
specificità psicologiche e/o fisiche con cui si manifesta, senza perdere di
vista l’intero.
Sono queste le nuove basi per rispondere alla domanda: “
è possibile una scienza della salute? Oppure la scienza deve necessariamente
occuparsi di malattie perché altrimenti si cade nel soggettivismo?”
In effetti la salute è un attributo del soggetto. È “una
condizione di intrinseca adeguatezza”, per dirla con il filosofo Hans-Georg
Gadamer o di “autoefficacia”, per usare le parole dello psicologo Albert
Bandura, o di “equilibrio adattativo” per dirla con il medico sperimentale Hans
Selye. La medicina contemporanea non contempla questo orizzonte essendo basata
su una fisiopatologia e una nosologia che non prevede la persona in temporaneo
disequilibrio, né l’attivazione delle risorse individuali come fattori di
salute e di guarigione e che invece fonda la salute all’esterno della persona,
confidando essenzialmente nel potenziale farmacologico del medico.
Questo volume dimostra che è in corso un cambio generale
di paradigma di riferimento delle scienze della cura, per rimettere in primo
piano il soggetto, senza abdicare alla spiegazione scientifica e tantomeno ai
presidi pratici che essa offre.
Il filosofo della scienza Thomas Kuhn, delineando il
superamento degli specialismi e dei micro-paradigmi che li sostengono, invocava
la comparsa di scienziati bilingue, esperti cioè dei diversi linguaggi
scientifici e quindi per questo capaci di abbattere le barriere disciplinari.
Questo libro è un esempio che il progetto di unità della
conoscenza e di sinergia tra specialisti è possibile.
(dalla Prefazione di Francesco Bottaccioli)
Francesco Bottaccioli
Stress e Vita - Libro >>> http://goo.gl/zcbvfp
La scienza dello stress e la scienza della salute