martedì 26 aprile 2016

Stress cronico e malattia





Stress cronico e malattia

Le più recenti ricerche dimostrano come lo stress cronico sia la causa del 90% delle patologie

di Sabrina Costantini, Piergiorgio Deriu - 24/04/2016



Stress cronico e malattia

Se guardiamo il panorama delle malattie, dei disagi, dei disequilibri, delle sofferenze vediamo una lista lunga e in continua evoluzione. Spaventa pensare che non vi sia un fondo.
In verità, la forma del nostro disagio è solo la parte esterna, può assumere aspetti unici e individuali, ma l’origine è la stessa: lo stress. Sembra banale, ma riflettiamo un po'.
La maggioranza delle prestigiose università e istituti di ricerche americane riconoscono allo stress la causa del 90-95% delle malattie, il restante è attribuito alla genetica, anch’essa influenzata, nella sua espressività, dallo stress.

Cosa determina una situazione di stress

A determinare una condizione di stress non è soltanto un insieme di fattori esterni, quali i ritmi quotidiani, il lavoro, la competizione, i problemi economici ma più di ogni altra cosa lo stress è determinato da una condizione interna, ovvero dalla strutturazione del nostro modo di pensare, sentire, agire, che genera un’impostazione muscolare, ossea, chimica ed energetica del corpo e delle sue cellule.
Fin dalla nascita, tutti noi riceviamo un imprinting dall’ambiente, da cui ricaviamo esperienze emotivo-somatico-relazionali-cognitive. Se il loro bilancio è sostanzialmente positivo, struttureremo un modo di affrontare gli obiettivi e le difficoltà, con curiosità, impegno, passione, dedizione, fiducia. Ma se il bilancio tenderà al negativo, si creerà sfiducia nelle proprie capacità, nel mondo, un atteggiamento di fuga, di sfida, di rinuncia, tutto sembrerà complicato, impossibile.
In questo secondo caso, ogni esperienza sarà affrontata con stress e fatica estrema, l’individuo non riuscirà a godersi nessun traguardo, nessuna condizione positiva, ci sarà sempre allerta, l’attesa di ostacoli e difficoltà. Il corpo ne risulterà teso, il respiro corto, l’ossigeno in entrata sempre al minimo, il battito accelerato, il sonno disturbato, la digestione difficoltosa, la ritenzione idrica elevata, la stipsi, la pressione alterata.
Il cervello invia all’ipotalamo il messaggio che sussiste una condizione di emergenza e come tale è necessario intervenire come se fosse una condizione eccezionale. Il corpo si struttura in modo da rispondere nel modo più ottimale possibile. L’ipotalamo, strettamente connesso con ipofisi e surrene, regolando molte funzioni (fame, sete, risposta respiratoria, circolazione sanguigna, ritmo sonno-veglia, comportamento sessuale), determinerà una risposta fisiologica tipica di emergenza. Saranno ottimizzati tutti i sistemi e gli organi necessari per attaccare/fuggire e sopravvivere, a loro volta saranno dispensati tutti gli organi, le funzioni e le cellule che non sono necessari alle funzioni basilari.
I muscoli, il cuore e i polmoni avranno il primato in termini di attività, a sfavore delle funzioni quali digestione, lavoro epatico, pensiero, emotività.

Lo stress cronico

Il problema nasce quando l’individuo si trova in questa condizione d’emergenza in modo costante o semipermanente. L’organismo si esaurisce e si intossica.
Il cuore, i polmoni e i muscoli producono un iperlavoro che li porta a esaurirsi, il fegato, i reni, lo stomaco, l’intestino, sono stati dispensati dalle loro attività, rimanendo ingolfati da prodotti non adeguatamente trasformati, distribuiti e smaltiti. La cellula stessa non svolge la funzione di scambio e ricambio, intossicandosi al suo interno.
Il sistema immunitario si troverà sbilanciato per un tempo troppo prolungato e tutto questo porterà a sofferenza, disequilibrio e malattia. Si rafforzeranno anche i messaggi negativi su noi stessi, quelli di sfiducia, di sforzo e resistenza. “La vita è dura. È una lotta. Non ci si può rilassare. Io non sono capace”: un vero circolo vizioso!

I benefici delle discipline bio-naturali nella gestione dello stress

Troppo spesso si tralasciano o si sminuiscono gli effetti nocivi del nostro modo di sentire, pensare, reagire, mangiare, respirare, camminare.
Questo ci fa capire perché tante discipline bio-naturali sono così potenti: regolando il respiro, riarmonizzandolo, mostrano in modo visibile l’inconsistenza del proprio ritmo frenetico, aiutano a svelare le convinzioni erronee.
I rimedi temporanei, quelli che si rivolgono ai sintomi, non fanno che peggiorare le cose, perché nascondono il vero problema e la necessità di intervenire da dentro.
È sicuramente meno impegnativo, più immediato e deresponsabilizzante intervenire sul sintomo, ma la caducità dei risultati ci suggerisce che non stiamo percorrendo la giusta via per ottenere la salute. Le stesse discipline bio-naturali, nate e vissute per migliaia di anni con una matrice olistica, approdate in Occidente sono spesso state ridotte a una sorta di farmaco alternativo.
È importante interrompere gli automatismi malsani del corpo, delle cellule, degli organi, che innescano circuiti automatici inconsapevoli, nonché lavorare sulle convinzioni erronee e le emozioni sottostanti. Le discipline stesse devono riprendere la propria dignitosa origine, per promuovere una visione completa.
Certamente questa impostazione richiede l’impegno attivo in prima persona di chi ne è coinvolto, che non sempre è consapevole di essere primo attore della propria vita.


Stress e Vita - Libro

Questo volume è il frutto di un lavoro collettivo, realizzato dai relatori al Congresso Internazionale di Psiconeuroendocrinoimmunologia “Stress e Vita” che si è celebrato a Orvieto alla fine del 2011.

Il titolo del congresso e di questo volume nasce da una suggestione di Hans Selye, il padre della ricerca sulla neurobiologia dello stress: uno dei suoi libri più famosi si intitola Stress of Life. Noi abbiamo pensato di correggere una possibile immagine negativa che potrebbe venire dalla locuzione “Lo Stress della vita” rimarcando invece come lo stress non è di per sé negativo, anzi, come diceva lo stesso Selye, è l’essenza della vita, permea la vita fin dalla cellula.

Per questo, troverete raccolti , in questo ricchissimo volume, saggi e comunicazioni che spaziano dallo stress cellulare fino allo stress da lavoro, da terremoto, da malattia, nonché qualificate esperienze di gestione dello stress realizzate con il metodo scientifico. Troverete anche studi sul buon stress, quello che Selye chiamava eustress e che George Chrousos in questo volume chiama eustasi, buon equilibrio.

Gli Autori di questo libro provengono da tradizioni scientifiche e professionali molte diverse tra loro: medici e ricercatori di varia specializzazione, psicologi di vario orientamento, sociologi, filosofi, studiosi della complessità. Eppure il lettore potrà facilmente rintracciare il filo rosso che unisce i numerosi contributi, che talvolta presentano anche un notevole spessore di approfondimento tecnico.

Il filo rosso è l’intenzione di rivedere la scienza dello stress, unificando le due grandi tradizioni di ricerca: quella neurobiologica che parte da Selye e giunge fino a Hugo Besedovsky, George Chrousos e Claudio Franceschi (tutti in questo volume) e quella psicologica che parte da Richard Lazarus e che è qui rappresentata da studiosi italiani (Lazzari, Bertini) e stranieri (Stan Maes).

In sintesi, mi pare si possa dire che Selye aveva ragione nell’affermare che gli stressors possono essere di varia natura - fisica, biologica, psicologica - e che tutti attivano l’asse dello stress. Al tempo stesso Lazarus aveva ragione nel sottolineare l’aspetto cognitivo, l’appraisal, il filtro emozional-cognitivo che individualizza la ricezione degli stressors psicosociali e che ci rende diversi di fronte allo stesso stimolo stressante.

Pensiamo che oggi questa sintesi sia disponibile nella Psiconeuroendocrinoimmunologia che, con il suo modello a network, che contempla la psiche come dimensione emergente dal livello biologico ma con una sua relativa autonomia in grado di retroagire sul cervello modificandolo, ci consente una lettura integrale dell’organismo sotto stress, apprezzando le specificità psicologiche e/o fisiche con cui si manifesta, senza perdere di vista l’intero.

Sono queste le nuove basi per rispondere alla domanda: “ è possibile una scienza della salute? Oppure la scienza deve necessariamente occuparsi di malattie perché altrimenti si cade nel soggettivismo?”

In effetti la salute è un attributo del soggetto. È “una condizione di intrinseca adeguatezza”, per dirla con il filosofo Hans-Georg Gadamer o di “autoefficacia”, per usare le parole dello psicologo Albert Bandura, o di “equilibrio adattativo” per dirla con il medico sperimentale Hans Selye. La medicina contemporanea non contempla questo orizzonte essendo basata su una fisiopatologia e una nosologia che non prevede la persona in temporaneo disequilibrio, né l’attivazione delle risorse individuali come fattori di salute e di guarigione e che invece fonda la salute all’esterno della persona, confidando essenzialmente nel potenziale farmacologico del medico.

Questo volume dimostra che è in corso un cambio generale di paradigma di riferimento delle scienze della cura, per rimettere in primo piano il soggetto, senza abdicare alla spiegazione scientifica e tantomeno ai presidi pratici che essa offre.

Il filosofo della scienza Thomas Kuhn, delineando il superamento degli specialismi e dei micro-paradigmi che li sostengono, invocava la comparsa di scienziati bilingue, esperti cioè dei diversi linguaggi scientifici e quindi per questo capaci di abbattere le barriere disciplinari.

Questo libro è un esempio che il progetto di unità della conoscenza e di sinergia tra specialisti è possibile.

(dalla Prefazione di Francesco Bottaccioli)


Francesco Bottaccioli
Stress e Vita - Libro >>> http://goo.gl/zcbvfp
La scienza dello stress e la scienza della salute