Perche' l'intestino e' chiamato anche "secondo
cervello"?
Scopriamolo nel libro "Buona Cacca a Tutti"
Scritto da: Redazione Scienza e Conoscenza
Medicina Non Convenzionale
Perché l'intestino è chiamato anche "secondo
cervello"? Scopriamolo nel libro "Buona Cacca a Tutti"
Questo articolo è tratto dallo straordinario libro Buona
Cacca a Tutti (Macro Edizioni, 2017).
Quando siamo stressati per un esame sediamo sul gabinetto
con la diarrea, quando cambiamo sede, invece, non funziona più niente. Se
soffriamo di stitichezza siamo di cattivo umore, quando siamo di cattivo umore
siamo spesso costipati, la paura ci fa venire mal di pancia. Dietro a tutto ciò
si nascondono i nervi: per l’esattezza l’influsso del sistema nervoso
vegetativo.
Se il tratto digerente svolgesse il suo lavoro in
completa autonomia ad ogni ora del giorno o della notte, con calma o sotto
tensione, ciò da una parte sarebbe un bene, dall’altra sarebbe però antieconomico,
per lo meno per quel che riguarda l’energia che rimane disponibile per il resto
dell’organismo. Proprio per questo motivo entra in scena il sistema nervoso
vegetativo, il controllo dal cervello che noi non riusciamo a influenzare.
Per questo motivo dobbiamo sapere un pochino di più sul
sistema nervoso. Il sistema nervoso autonomo del tratto digestivo, denominato
enterico, è solo una parte di questo sistema nervoso detto vegetativo o anche
autonomo, che consta di tre parti. Inconsapevolmente esso regola le nostre
funzioni vitali, dunque la pressione sanguigna, il battito cardiaco, la
respirazione, il metabolismo, le attività sessuali e anche, appunto, la
digestione.
Le altre due parti vengono chiamate sistema nervoso
simpatico e parasimpatico. All’opposto c’è il sistema nervoso somatico che
controlla le nostre reazioni consapevoli.
Il sistema nervoso simpatico, detto anche solo simpatico,
un tempo, quando andavamo a caccia di bufali, regolava le nostre funzioni
vitali. Oggi ci pilota quando siamo stressati, quando andiamo al lavoro, quando
litighiamo col vicino. Ci prepara per le prestazioni eccessive che ci stanno
aspettando. Questo processo ha effetti anche sull’intestino. Quest’ultimo viene
inibito dagli stimoli provenienti dal simpatico perché in queste situazioni di
stress le energie vengono utilizzate diversamente. Se lo stress prende il
sopravvento l’intestino reagisce con dolori, nausea oppure rutti perché non
riesce più a essere all’altezza dei propri compiti. Lo stomaco non si svuota,
la peristalsi nell’intestino tenue viene limitata, solo l’intestino crasso può,
in alcune persone, diventare più attivo. Lo stress continuo impedisce in questo
modo la corretta digestione dei nostri alimenti. Ciò si può manifestare con
diarrea o stitichezza, viene stimolata la produzione di sostanze tossiche
nell’intestino, le pareti intestinali diventano permeabili. L’attacco tossico e
i meccanismi di difesa da esso scatenati potrebbero spiegare alcuni stati
depressivi.
Il parasimpatico invece controlla tutte le funzioni in
situazioni di calma e di rigenerazione. Anche se il tratto digestivo ha il suo
proprio sistema nervoso esso viene stimolato dal parasimpatico a produrre
maggiori quantità di succhi gastrici, ad avere una migliore peristalsi e un’evacuazione
più facile. Quest’ultima sarebbe stata molto poco pratica durante la caccia al
bufalo e avrebbe certamente avuto come conseguenza che non ne avremmo mai fatto
fuori uno.
Torniamo al “secondo cervello”: l’intestino regola e
controlla la maggior parte del proprio lavoro tramite il suo proprio sistema,
mentre i suoi fratelli, il simpatico e il parasimpatico, intervengono dal
cervello quando l’energia serve da un’altra parte.
Tutto ciò si svolge per lo più in maniera inconscia.
Potete sicuramente immaginare che la nostra coscienza sarebbe completamente
oberata con tutte le informazioni provenienti dall’intestino; per questo motivo
le informazioni da questa regione arrivano alla nostra coscienza solo quando
qualcosa non va per il verso giusto, quando i nervi del nostro sistema nervoso
somatico segnalano del dolore.
La stessa cosa accade a molte persone che soffrono di
colon irritabile. La soglia percettiva, la soglia che determina quando le
informazioni vengono percepite, è abbassata nelle persone colpite da questo
problema. In un esperimento si è gonfiato nell’intestino di pazienti che
soffrono di colon irritabile un palloncino fino al momento in cui questi non
iniziavano a percepire dolore. Contemporaneamente venivano misurate le attività
cerebrali e si è scoperto che, al contrario di quanto avviene nei soggetti
sani, queste informazioni giungevano maggiormente in un’area del cervello che
definiamo sistema limbico. Questa è l’area in cui elaboriamo i sentimenti. Nei
pazienti che soffrono di attacchi di paura si sono osservate simili elevate
attività proprio in quest’area.
In seguito a quanto spiegato sopra risulta chiaro come
l’ampio spettro degli stimoli che vanno dallo stress alla calma, attraverso il
sistema nervoso vegetativo, abbia effetti sulla digestione. E grazie alla
nostra esperienza personale sappiamo inoltre che non solo lo stress ma anche
altri forti sentimenti, come amore, lutto, paura o rabbia, possono avere
ripercussioni sullo stomaco. Viceversa ci accorgiamo anche quando “qualcosa ci sta
sullo stomaco”: riceviamo un riscontro sullo stato della digestione, ci
sentiamo oppressi o abbiamo addirittura “le farfalle” nello stomaco.
Noi stessi possiamo essere sicuri che le emozioni e il
nostro tratto intestinale vivono in interazione e che il sistema limbico
“comunica” con la digestione. Sappiamo infatti che le nostre emozioni vengono
rielaborate nel sistema limbico del nostro cervello, proprio come le
informazioni che lì vengono inviate dall’intestino.
Possiamo dunque essere proprio sicuri che un intestino
sano contribuisce all’equilibrio emotivo e che viceversa stati emotivi a lungo
trattenuti, come paura o stress, hanno effetti negativi sulla nostra
digestione. Grazie a terapie che portano a rilassarsi e ad avere un equilibrio
emotivo, come yoga, training autogeno e meditazione, possiamo fare del bene
alla digestione e quindi migliorare anche le nostre condizioni di salute.
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Adrian Schulte