Acqua: elisir di lunga vita
L'importanza di una corretta idratazione per vivere a
lungo in salute senza bisogno di farmaci
di Fiamma Ferraro - 14/05/2014
Acqua: elisir di lunga vita
Mentre si dedica in genere molta attenzione a definire
quello che bisogna/non bisogna mangiare, e in quale quantità, non sempre si
dedica abbastanza attenzione alla funzione del bere, che pure viene, per
importanza, subito dopo il respirare e ben prima del mangiare. Lʼuomo non può
infatti sopravvivere più di pochi giorni senza bere, ed è costituito per il
70-90% di acqua (la percentuale, massima alla nascita, diminuisce con lʼetà:
purtroppo ci “rinsecchiamo”).
Mi sembra quindi che valga la pena di approfondire il
discorso, per vedere cosa sia meglio bere, per mantenere la nostra riserva di
“liquidità” in buone condizioni.
Quanto e come bere
Innanzitutto, vale anche per il bere quello che ho
osservato parlando del respirare: occorre tenere presente che la costituzione
dellʼuomo – e quindi i suoi istinti naturali – sono ancora quelli dei tempi
delle caverne, mentre le sue condizioni di vita sono cambiate radicalmente.
Quanto al respirare: i ritmi respiratori che ci verrebbero naturali e istintivi
non sono quindi sempre ottimali e vanno spesso riaddestrati. Quanto al
mangiare: lʼuomo preistorico, quando aveva la fortuna di trovare del cibo,
aveva il giusto istinto che lo portava a rimpinzarsene, per sopravvivere ai
successivi giorni in cui non ne avrebbe probabilmente avuto. Abbiamo ancora il
suo stesso istinto, anche se abbiamo il frigorifero in casa e il supermercato a
due passi! È quindi evidente, anche per il mangiare, che lʼistinto naturale non
ci è sempre utile e va controllato.
Parliamo ora del bere. Anche qui lʼistinto naturale non
sempre è affidabile.
In particolare le persone anziane, ma non solo, non
sentono abbastanza lo stimolo della sete, e devono costringersi a bere a ore
regolari, anche in assenza di sete (che è già di per sé un sintomo di
disidratazione). Sono necessari circa 2 l dʼacqua al giorno (un poʼ più o un
poʼ meno, a seconda del peso e di altri fattori). Un aspetto al quale non si
dedica in genere abbastanza attenzione è la “tempistica del bere”.
Per utilizzare e assimilare lʼacqua nel modo migliore
bisognerebbe evitare di berne grandi quantità tutte insieme. Lʼideale sarebbe
bere un bel bicchiere dʼacqua ogni ora. Anche se questo è in pratica
difficilmente attuabile, perlomeno quando siamo tranquilli in casa cerchiamo di
ricordarcene. È bene inoltre non bere troppo durante i pasti; ciò infatti,
diluendo troppo i succhi gastrici, può rendere meno efficiente la digestione.
Il problema della qualità
Provvedere alla quantità non è tuttavia sufficiente.
Occorre pensare anche alla qualità di quello che si beve, e a questo riguardo
sorgono non pochi problemi e interrogativi.
Sono purtroppo ben noti i problemi ambientali che fanno
sì che in molte zone la qualità dellʼacqua sia tuttʼaltro che ottimale, dato il
degrado e lʼesaurimento delle falde acquifere e lʼassottigliarsi delle sorgenti
di buona qualità; (mi limito a questo riguardo ad accennare alla problematica
di alcune sostanze di natura ormonale e di vari medicinali i cui residui,
passati nelle acque, non sono eliminati a sufficienza dai sistemi di
depurazione).
In quelle poche zone in cui vi è unʼacqua sorgiva di
buona qualità, questʼacqua preziosa è necessariamente usata, nelle case, anche
per lavare i pavimenti!
Sarebbe veramente stato il caso, molti decenni fa, di
realizzare nelle case delle condutture e rubinetti differenziati: da una parte
per lʼacqua da bere, e dallʼaltra per lʼacqua con cui lavare. Ora lʼacqua del
rubinetto di buona qualità è ormai così rara che non vale più nemmeno la pena
di pensarci. Lʼacqua del rubinetto, pur sterile e non velenosa e pur non
provocando guai a breve scadenza, è ormai quasi ovunque di qualità non adatta
per lʼingestione, soprattutto se si vuole mantenere lʼorganismo in condizioni
ottimali. Un pensiero va dedicato anche alle tubature dellʼedificio che spesso,
se vecchie, rilasciano nellʼacqua troppo rame o addirittura piombo.
Molti ripiegano sullʼacqua minerale, di cui si fa un
largo consumo, ma anche questa soluzione non è ideale. Non lo è innanzitutto
per lʼambiente (una famiglia di 4 persone con un consumo di 2 l dʼacqua a testa
provoca infatti più di 8 contenitori-bottiglie di plastica da smaltire ogni
giorno) ma non lo è a volte nemmeno per chi beve. A questo proposito avrebbe
meritato una maggiore attenzione anche in Italia una notizia, pubblicata tempo
fa, riguardante unʼindagine, condotta dallo scienziato canadese W. Shotyk per
lʼuniversità tedesca di Heidelberg, sulla qualità di 132 marche di acque
minerali, provenienti da 28 Paesi, contenute in bottiglie di plastica. Shotyk
ha infatti constatato che il materiale (polietilene tereftalato, PET) contenuto
nella plastica delle bottiglie di queste 132 marche, rilasciava nellʼacqua
sostanze tossiche, tra le quali soprattutto lʼantimonio (metallo chimicamente
simile al piombo che può provocare nausea, vertigini e depressione) in quantità
preoccupante, e tanto più elevata se le bottiglie erano conservate per più di
3-6 mesi o esposte al sole.
Le acque minerali in bottiglie di vetro sono
probabilmente preferibili, anche dal punto di vista dellʼimpatto ambientale, ma
difficili da trasportare e più care; secondo alcune fonti inoltre (ma non ho
sullʼargomento dati certi) per disinfettare le bottiglie riciclate verrebbero
impiegate delle sostanze potenzialmente dannose. Sarebbero forse preferibili
delle acque minerali impacchettate nel cartone (come già si fa con alcune
marche di vino e con il latte) ma non ne ho ancora trovate in giro, e poi anche
in questo caso resterebbero i problemi ambientali causati da tutto il traffico
di camion necessario per trasportare i pacchetti dʼacqua e riciclare i
contenitori vuoti.
A parte i problemi del contenitore, se si guarda al
contenuto, a mio avviso è preferibile bere acque oligominerali, e cioè con un
esiguo contenuto in minerali (con un residuo fisso a 180 °C inferiore a 200
mg). Il calcio e gli altri minerali disciolti nellʼacqua si trovano infatti in
una forma difficilmente assimilabile: si tratta in sostanza di pietre sciolte,
anche se in forma microscopica, e lʼorganismo umano ha bisogno
dellʼintermediazione delle piante per assimilare minerali da terra e pietre.
Lʼacqua non ha il compito di nutrire; ne ha invece molti
altri, tra cui quello di depurare, per questo posso solo consigliare di
investire in un buon apparecchio
(ce ne sono ormai di molte marche a prezzi abbordabili)
per la depurazione/ filtraggio casalingo dellʼacqua del rubinetto. Alla lunga
la spesa sarà ricompensata dal risparmio sullʼacquisto dellʼacqua minerale.
Gli apparecchi per il trattamento/ottimizzazione
dellʼacqua
La cattiva qualità dellʼacqua che abbiamo a disposizione
ha portato al fiorire di unʼinfinità di “aggeggi” diretti al miglioramento di
questa qualità; questi aggeggi, a quanto si afferma, dovrebbero non solo
filtrare ma spesso anche “vitalizzare” con varie procedure (dalla
magnetizzazione alla produzione di vortici ecc.) e rendere più assimilabile
(modificandone
la struttura) o alcalina lʼacqua che beviamo. Per quanto
riguarda la depurazione/filtraggio, le procedure sono chiare e provate. Si va
da una depurazione lieve, che trattiene solo poche sostanze, allʼosmosi
inversa, che le trattiene quasi tutte, alla distillazione, che trattiene tutto,
lasciandoci solo acqua pura, H2O, il che, secondo alcuni, presenterebbe degli
svantaggi; secondo altri invece, che osservano come la funzione dellʼacqua non
sia quella di nutrire (il calcio e i minerali devono essere assimilati con il
cibo) si tratterebbe di quella ideale, un tempo fornita, in natura, dallʼacqua
piovana (che è appunto H2O pura) ormai contaminata da varie sostanze dannose e
non più bevibile.
Per quanto riguarda invece le varie procedure di
“vitalizzazione” e potenziamento energetico, molte delle procedure reclamizzate
mi sembrano abbastanza “esoteriche” e poco fondate scientificamente. Di molte
altre non ho unʼesperienza diretta. Mi limito quindi, tra le infinità di
procedure disponibili sul mercato, a illustrarvene due di cui ho avuto
unʼesperienza diretta e che mi sembrano tra le più attendibili.
L'acqua ricca di idrogeno di Hayashi
La prima è tutta basata sul ruolo dellʼidrogeno, e parte
dal Giappone, dallo scienziato dottor Hayashi Hidemitsu.
Nei suoi studi portati avanti fin dal 1985 Hayashi (e con
lui anche altri scienziati) osserva che lʼidrogeno esercita un effetto
antiossidante superiore e più efficace rispetto a qualunque altra sostanza.
Tutti sanno infatti che lʼacqua è composta da idrogeno (H) e ossigeno (O): due
atomi di idrogeno si legano a un atomo di ossigeno, formando lʼacqua (H2O). In
altri termini, se idrogeno e ossigeno non avessero questa forte attrazione
lʼuno per lʼaltro lʼacqua non esisterebbe, e quindi non esisterebbe nemmeno la
sfera terrestre, e nemmeno noi. Questa forte attrazione dellʼidrogeno per
lʼossigeno fa sì che anche nel nostro organismo lʼidrogeno libero si leghi
subito allʼossigeno libero, neutralizzando così questo ossigeno attivo (effetto
antiossidante).
È noto che lʼossigeno, pur indispensabile per la vita,
esercita anche un effetto negativo. In sostanza ci consente di “bruciare” i
cibi ingeriti e di ricavarne energia. Questo processo è per certi versi simile
a quanto avviene quando in un motore si brucia della benzina, producendo
lʼenergia per far muovere la macchina, ma producendo anche necessariamente
delle sostanze di scarto, che sfuggono dal tubo di scappamento. Un processo
analogo si verifica anche durante la produzione di energia nellʼorganismo
umano: lʼossigeno ci dà lʼenergia necessaria per la vita, “bruciando” le
sostanze nutritive ma lasciandoci però anche un residuo dannoso, che può essere
paragonato al fumo di scappamento in una macchina, o alla ruggine nei metalli
esposti allʼaria; questa sostanza dannosa è composta da ossigeno in forma
libera/attiva (non legato allʼidrogeno o ad altre sostanze); da qui la nota
utilità delle sostanze antiossidanti, che contrastano appunto quest'azione
dannosa dellʼossigeno libero, dei radicali liberi. È appunto questo ossigeno
attivo che fa arruginire il ferro, scurire le mele e irrancidire i grassi
esposti allʼaria/ossigeno.
Lʼidrogeno è invece la sostanza antiossidante per
eccellenza. In sostanza, mentre lʼossigeno ha appunto funzione di ossidazione,
lʼidrogeno ha la funzione opposta, e cioè di “riduzione”.
Il problema, come accennato, è che in natura e nelle
varie sostanze che assumiamo, lʼidrogeno in forma libera non esiste quasi
perchè si volatilizza subito. Nel nostro organismo e in quello di tutti gli
organismi viventi vi è tuttavia, a quanto pare un enzima, lʼidrogenasi, che
provoca una scissione dellʼidrogeno legato ad altre sostanze e lo libera. Così
liberato, lʼidrogeno atomico è in grado di legarsi allʼossigeno attivo e di
ridurlo. Le scorte dellʼenzima idrogenasi si riducono però con lʼetà e
diminuiscono quindi le nostre difese antiossidanti.
Da qui lʼopportunità, messa in luce da Hayashi, di bere
dellʼacqua arricchita con idrogeno libero. Hayashi ha pertanto escogitato un
sistema diverso: si tratta in sostanza di inserire, nelle bottiglie dellʼacqua
da bere, dei bastoncini con una composizione speciale, che in base a una
reazione chimica rilasciano costantemente nellʼacqua un poʼdi idrogeno in forma
libera.
I bastoncini elaborati da Hayashi per produrre lʼ“acqua
ricca di idrogeno” hanno lʼulteriore vantaggio di costare molto poco.
Bevendo questʼacqua, come osserva Hayashi, si nota subito
un primo effetto: dopo qualche settimana le feci perdono il loro odore
sgradevole, di putrefazione, e assumono quello non sgradevole che vi è nelle
feci dei lattanti. Gli effetti a lungo andare sulla salute sarebbero invece, a
quanto afferma Hayashi e come proverebbero studi e osservazioni effettuate
nellʼIstituto giapponese da lui guidato e presso la Clinica Kyowa del dottor
Munemori Kawamura nel periodo 1985-2000, i seguenti:
- miglioramento generale e immediato di condizioni di disidratazione;
- miglioramenti del diabete;
- miglioramenti della circolazione del sangue;
- miglioramenti nel funzionamento del fegato e della
digestione;
- normalizzazione della pressione del sangue;
- miglioramenti in caso di asma, allergia e numerose altre
malattie.
Il ragionamento scientifico del dottor Hayashi mi sembra
fondato e ben approfondito e il trattamento dellʼacqua da lui raccomandato,
visti comunque anche il prezzo contenuto e la sicura innocuità, mi sembra da
prendere in considerazione.
Lʼattivatore dellʼacqua MRET (Molecular Resonance Effect
Technology- tecnologia a effetto di risonanza molecolare)
Dopo aver visto i benefici che lʼacqua bevuta
quotidianamente può produrre grazie allʼeffetto antiossidante dellʼidrogeno
libero, vediamo ora il beneficio che lʼacqua può produrre mediante quella che è
la sua funzione specifica, e cioè lʼidratazione. Sappiamo tutti che il corpo
del neonato è molto ricco dʼacqua mentre quello di una persona anziana ne
contiene una quantità molto minore; è spesso anche visibilmente non turgido ma
“rinsecchito”, avvizzito e disidratato.
È anche noto che purtroppo non basta bere molta acqua per
evitare la disidratazione progressiva del corpo con lʼetà. Lʼacqua che in
gioventù è presente in abbondanza si trova infatti dentro le cellule mentre
lʼacqua che si beve, pur svolgendo funzioni essenziali, non penetra in quantità
al loro interno ma viene eliminata dai reni o, peggio, resta in gran parte
fuori, provocando anche dei rigonfiamenti.
Molti degli apparecchi per il trattamento dellʼacqua oggi
in commercio sono reclamizzati, appunto, per lʼasserita capacità di far
migliorare la penetrazione dellʼacqua allʼinterno delle cellule (tramite
magnetizzazione, cambiamenti della struttura, forma dellʼacqua ecc.). Uno degli
apparecchi di questo tipo che a mio avviso è tra i più scientificamente fondati
è lʼattivatore MRET (Molecular Resonance Effect Technology - tecnologia a
effetto di risonanza molecolare) frutto della ricerca del professor Smirnov
(brevetto negli Stati Uniti n. 6022479). Questo apparecchio agisce impartendo
allʼacqua un campo con una frequenza elettromagnetica molto sottile, simile a
quella che si trova in natura nelle sorgenti dalle note proprietà risanatrici,
che le consente di penetrare più facilmente allʼinterno delle cellule per
idratarle e migliorarne la rigenerazione.
La misurazione dei parametri fisici sembra confermare le
modifiche sostanziali delle proprietà fisico-molecolari dellʼacqua trattata con
il MRET.
Le sperimentazioni universitarie condotte hanno in
effetti dimostrato un notevole effetto antibatterico di questʼacqua, che ha
fatto aumentare la resistenza delle cellule a infezioni e infiammazioni e che,
ostacolando la disidratazione delle cellule stesse, sembra produrre un
rallentamento nel processo di invecchiamento, insieme al miglioramento dei
processi di disintossicazione e del metabolismo.
Questo articolo è tratto dalla rivista
Scienza e Conoscenza - N. 46 >> http://goo.gl/boZfuW
Nuove scienze, Medicina non Convenzionale, Consapevolezza