Il Noce, un albero divino
Scopriamo le caratteristiche dell'albero del noce per
riconnetterci con la sua profonda natura
di Lena D'Angelo - 11/10/2015
Il Noce, un albero divino
Quanti miti e leggende ci sono dietro all’albero del
noce? Nel rapporto tra l’uomo e la natura gli alberi hanno rappresentato nelle
tradizioni nordiche, romane e greche il mezzo di interconnessione tra la
superficie della terra, il sottosuolo e il cielo.
In particolare il noce evoca il ternario sacro che presiede
a ogni manifestazione: corpo (guscio), spirito (la pellicola intorno al guscio
o mallo), e anima (la polpa, il gheriglio). La noce come frutto inoltre assume
il significato di “protetto dagli sguardi dei profani”. Il noce è un albero che
esiste sulla Terra da prima che arrivasse l’uomo.
Origini e storia del noce
Originario dell’Asia Minore fu poi introdotto in Europa
dai re Persiani. Plinio il Vecchio testimonia nel suo “Naturalia Historia” che
le noci venivano importate dai Greci fin dal VII V secolo a.C. In quanto dono
regale i Greci lo chiamarono “Karya Basilica” ovvero noce regale e lo
ritenevano un albero profetico.
Nella mitologia greca il noce era legato al dio Dionisio.
Si racconta infatti che Dionisio ospite del re Dione della Laconia si innamorò
di una delle tre figlie. Caria, questo il suo nome, contraccambiò l’amore, ma
le sue due sorelle gelose iniziarono a fare pettegolezzi sul dio Dionisio che
inferocito le fece prima impazzire e poi le uccise. Per il dolore Caria morì e
Dionisio ancora innamorato la trasformò in un albero di noce che potesse
produrre frutti fecondi. Una curiosità: i Laconi fecero costruire un tempio e
al suo ingresso misero delle statue scolpite in legno di noce raffiguranti le
tre sorelle che furono poi chiamate Cariatidi, ed ecco il significato della
parola Cariatide.
Al noce vengono attribuite valenze positive ma anche
negative. La Bibbia lo cita come albero escluso dal paradiso terrestre. Secondo
il Vangelo era di noce la croce su cui morì il Cristo. In epoca romana Ovidio
racconta di come i ragazzi utilizzassero i frutti come palline da gioco. Era
poi d’uso gettarle nei matrimoni a simboleggiare la fine dell’età dei giochi.
Detti e credenze popolari
Frutto nutriente utilizzato nei periodi di carestia viene
ricordato con il detto ”pane e noci pasto da sposi”. Un altro detto è “una noce
in sacco non fa rumore”, a indicare che le proteste del singolo non
impensieriscono i potenti.
Dove cresce il noce le altre piante non osano e si
raccomandava di non dormirci sotto né tantomeno di piantarli vicino alle stalle
per il pericolo di far ammalare gli animali. In effetti il noce si difende
dalle altre specie producendo con le sue radici la juglandina che è tossica.
Sotto al noce si svolgevano rituali pagani. In Italia uno
dei più conosciuti è quello delle streghe di Benevento. In epoca medioevale la
religione cristiana punì con torture e con la morte queste donne ritenute
streghe e portatrici del male. Nei processi per stregoneria l’albero viene
spesso citato.
Il nome scientifico del noce è Juglans regia, nome che
deriva dal latino jovis glans che significa “ghianda di Giove”, a testimonianza
della sacralità e del legame con la divinità, probabilmente grazie alla sua
maestosità e all’alto valore nutritivo del frutto.
Secondo la magia verde, portare con sé le noci è utile
per rafforzare il cuore e curare i dolori reumatici. Ricevere in dono un
sacchetto di noci favorisce la realizzazione dei propri desideri. Mettere noci
in un cappello o intorno alla testa aiuta a prevenire il mal di testa e le
insolazioni.
Se una donna desidera sposarsi, ma non concepire, il
giorno delle sue nozze dovrà mettere nel suo corpetto tante noci tostate quanti
sono gli anni in cui vuole restare senza avere figli. In Puglia, l’usanza
popolare vuole che le donne portino in tasca una noce per tenere lontano le
malattie e il malocchio.
Tra il 1500 e il 1600 era in voga la dottrina della
segnatura per cui la noce, somigliando con il suo gheriglio ai due emisferi
cerebrali, veniva ritenuta utile per tutte le problematiche del cervello.
Connettersi con l'energia del noce
Ma vorrei che questo albero così carico di storie e
credenze fosse vissuto da tutti noi con una nuova consapevolezza.
Possiamo osservare le sue foglie e vedere la crescita dei
suoi frutti.
Possiamo notare come gli astuti corvi, raccogliendo le
fresche noci, le fan cadere in volo per poi aprirle e “spizzicarle”con il duro
becco.
Possiamo strofinare una foglia tra le mani per sentirne
l’amarognolo odore.
Possiamo tornare a sentire e a percepire l'energia degli
alberi e, se ne conosciamo la storia, ci sentiremo sempre più in connessione
con loro.
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