mercoledì 4 settembre 2013

Quando la malattia va oltre il piano fisico

Quando la malattia va oltre il piano fisico

Non è possibile curare un paziente senza tenere conto del suo stato emozionale e spirituale

di Alexander Loyd, Ben Johnson - 03/09/2013



Quando la malattia va oltre il piano fisico

Uno dei grandi ostacoli, che ho dovuto affrontare in quanto oncologo integrativo, risiede nelle problematiche di tipo emotivo e spirituale che i miei pazienti devono superare per poter guarire. Ho avuto dei pazienti che sono deceduti letteralmente subito dopo essersi liberati del cancro, poiché non riuscivano a superare la rabbia, la paura, la sensazione di non essere amati, l’incapacità di perdonare o altri fattori problematici della loro vita. Per aiutare i miei pazienti a gestire meglio i loro problemi emotivi e spirituali ho esplorato e ricevuto formazione in molte terapie, incluso anche il counseling tradizionale, la Terapia del campo di pensiero (Thought Field Therapy, o TFT), le Tecniche di libertà emozionale (Emotional Freedom Techniques, o EFT), il Healing Touch, la Tecnica di digitopressione di Tapas (TAT), le Quantum Techniques e altro.

Alcune di esse sono state di una certa utilità, e talune hanno aiutato più di altre. Ma nessuna si è dimostrata all’altezza del compito di poter funzionare per tutti. La verità in tutto questo sta nel fatto che ci capita raramente d’incontrare una forma di terapia davvero nuova, specialmente una che sia potenzialmente in grado di modificare il panorama della medicina come lo conosciamo oggi.

Pensate solo alle possibilità di un mondo senza Prozac, Liptor, insulina o senza farmaci antipertensivi. Quando questo coincide col nostro momento del bisogno personale, può rappresentare un evento realmente fenomenale. All’epoca non lo sapevo, ma la nuova terapia che stavo cercando era rappresentata dai Codici di Guarigione sviluppati dal dottor Alex Loyd, che oggi ho il piacere di definire un amico e un socio.

Nella mia clinica oncologica di Atlanta siamo molto progressisti. Prendiamo in esame le svariate cause del cancro e per ciascuna cerchiamo di mettere a punto forme di terapia specifiche. Ritengo che le cause del cancro siano dovute a una combinazione di metalli pesanti, virus, carenza di ossigeno nelle cellule, acidosi metabolica e problemi di natura emotivo-spirituale. Possiamo gestire molto bene i metalli pesanti servendoci di una vasta gamma di agenti da assumere per via endovenosa e orale. Un virus e altre particelle simili ai virus sono molto più difficili da affrontare, ma possono essere gestiti per mezzo di alcuni preparati antivirali e di altri agenti non approvati dalla FDA. Per ciò che concerne la deprivazione di ossigeno cellulare (per la quale Otto Warburg è stato insignito del premio Nobel per la medicina nel 1932, quando provò che la mancanza di ossigeno è una causa importante del cancro), si tratta di un processo più lento. Esistono agenti che permettono di modificare la curva dissociativa tra ossigeno ed emoglobina per via endovenosa.

Tutto ciò è strettamente collegato all’acidosi metabolica e ai continui cambiamenti nella dieta, che sono assolutamente necessari. Sebbene non sia cosa facile, affrontare tutte queste problematiche simultaneamente costituisce un compito incalzante e concretizzabile. Erano piuttosto i problemi di natura emotiva e spirituale a costituire l’ostacolo principale per la guarigione dei miei pazienti. Trovare una soluzione a quell’ostacolo si trasformò in una impresa sempre più importante per me, mentre continuavo a occuparmi della professione medica.

La mia esperienza personale di diagnosi funesta

Durante le mie ricerche rivolte al benessere dei miei pazienti, cominciai ad avere io stesso alcuni sintomi a livello fisico, accusando principalmente affaticamento e fascicolazione (uno spasmo involontario o contrazione convulsa delle fibre muscolari). Cercai d’ignorarli, mettendoli da parte come una conseguenza dell’infortunio al midollo spinale che avevo subito nel 1996. Ma col passare del tempo le mie condizioni peggioravano. I muscoli di una gamba mi tremavano all’altezza del polpaccio e contemporaneamente subivo degli spasmi muscolari alla schiena o nella parte alta delle braccia. Ci si sarebbe potuti mettere lì seduti a osservare quei muscoli che saltavano su e giù sotto lo strato di epidermide. Per di più, mi affaticavo molto, anche solo per salire una corta rampa di scale, e la mia voce si era indebolita. Decisi che era ora di fissare una visita dal mio chirurgo ortopedico, che è anche un amico personale. Dopo avermi esaminato, m’informò con grande riluttanza della sua diagnosi: sclerosi laterale amiotrofica (SLA), comunemente nota col nome di morbo di Lou Gehrig. Non essendo soddisfatto di quella diagnosi, mi misi subito in contatto con un altro mio amico medico per avere una seconda opinione. Anche lui fece la stessa diagnosi.

Andai a casa e mi tuffai nei miei volumi di medicina. Quello che scoprii fu piuttosto spiacevole. L’ottanta per cento dei pazienti affetti dal morbo di Lou Gehrig muore nell’arco di cinque anni dopo la comparsa dei sintomi, e io li avevo già avuti per almeno un anno! Secondo le statistiche riferite a quella malattia, avevo appena vissuto tra il venticinque e il cinquanta per cento del tempo che mi restava da vivere. Molti dei miei pazienti oncologici avevano prognosi migliori di quella.

Poco tempo dopo aver ricevuto quella diagnosi frequentai un seminario durante il quale ebbi modo di ascoltare il dottor Alex Loyd mentre esponeva il suo recente lavoro sui Codici di Guarigione. Ero molto incuriosito dal fatto che, quando il dottor Loyd iniziava a fornire consulenza e a lavorare con i suoi pazienti e quando questi ultimi cominciavano a guarire emotivamente, iniziava a manifestarsi in loro anche una guarigione di tipo fisico. Il fenomeno era del tutto inatteso, ma si dimostrava vero, poiché il dottor Loyd rilevava la presenza di un numero crescente di pazienti che guarivano fisicamente. Con la mia recente diagnosi in mano, raddoppiai gli sforzi per saperne di più sulla scoperta del dottor Loyd.

Avevo capito ma dovevo analizzare le basi filosofiche

Le basi filosofiche erano importanti per me, perché se la filosofia fosse stata difettosa, anche il mio lavoro sarebbe stato imperfetto. Come il libro I codici di Guarigione spiegherà più in dettaglio, uno dei concetti base della metodica dei Codici di Guarigione consiste nel fatto che tutta la memoria è immagazzinata sottoforma d’immagini, e che alcune di queste immagini contengono delle non-verità o menzogne che, se non vengono corrette, finiscono per dare luogo a problemi di natura emotiva e/o fisica.

Il concetto che i ricordi fossero immagazzinati sotto forma d’immagini non mi creava alcun problema, visto che il cervello funziona in maniera molto simile a un supercomputer. L’idea delle non-verità o menzogne contenute in quelle immagini mi risultava un po’ nuova, ma aveva perfettamente senso. Tutti, a partire da Freud e da altri prima di lui, avevano teorizzato che ancoriamo parte della nostra energia a uno stadio precedente, il che poi ci rende incapaci di gestire i problemi di vita che sorgono innanzi a noi. L’idea nuova era il concetto che tali eventi, tali immagini, non fossero vere. Per esempio, se qualcuno si sentiva non amato, era davvero indegno di amore? Naturalmente no! Se ci si sentiva incompetenti, ciò significava che il nostro corpo e la nostra mente fossero davvero incapaci di svolgere quella data azione? Probabilmente no. È più verosimile pensare che semplicemente non si pensava di poterci riuscire. Quindi mi andava bene il concetto che si potesse credere a delle non-verità. Ma come poteva, tutto questo, tradursi in malattia?

Cercai di paragonare la cosa a un modello informatico che mi riuscisse di comprendere. Noi siamo stati creati avendo in dotazione determinati programmi. Uno dei nostri programmi è quello di “autoguarigione”. Quando crediamo a delle non-verità, i file di questo programma si corrompono, facendo sì che il programma giri sempre più lentamente e che poi finisca per bloccarsi. Se solo si potesse trovare il modo di ripulire il programma… Voilà! L’innata capacità dell’organismo di guarirsi, secondo il piano divino, sarebbe ristabilita! Questo era logico in un modello informatico, e plausibile in un modello umano. Ma come si fa per eliminare i dati sbagliati e sostituire a essi quelli giusti? Questo per me si riduceva a un concetto di fisica, poiché tutto, inclusa l’informazione digitale, in definitiva esistein termini del suo denominatore più comune: l’energia, dotata di una sua frequenza vibrazionale. Qualsiasi frequenza può essere cambiata, se soltanto si sa come fare.

Un tuffo a capofitto nel metodo

A quel punto ero a mio agio con gli aspetti scientifici e filosofici dei Codici di Guarigione. Era arrivato il momento di buttarsi, quindi m’iscrissi a un seminario di formazione. L’istruzione impartita era buona e cominciai ad apprendere alcune semplici tecniche utilizzate dai coach dei Codici di Guarigione. Decisi anche di acquistare una sessione di guarigione privata della durata di un’ora col dottor Loyd, a uso mio personale. C’erano due cose su cui volevo lavorare immediatamente. La prima in assoluto era la mia diagnosi del morbo di Lou Gehrig.

Inoltre, da molto tempo soffrivo d’insonnia, in modo talmente grave da far sì che ormai da decenni non mi fossi mai coricato la sera senza ricorrere a un sonnifero. Ricevetti un Codice per la mia insonnia che avrei dovuto usare tre volte al giorno. La prima sera, dopo aver applicato il Codice una sola volta, mi addormentai e dormii tutta la notte. Per le cinque settimane successive non presi una singola volta il sonnifero. Con questo non intendo dire di non averne mai più presi in seguito, poiché viaggio molto e talvolta gli strani letti e i rumori particolari mi creano situazioni difficili. Tuttavia, il mio schema del sonno è notevolmente migliorato e prendo un sonnifero soltanto di rado.
Quanto alla mia fascicolazione muscolare, all’affaticamento e ad altri sintomi del morbo di Gehrig, sono tutti spariti. Dopo tre soli mesi di utilizzo dei Codici di Guarigione tornai dal chirurgo che mi aveva fatto la prima diagnosi. Mi fece una elettromiografia (EMG) per controllare il morbo di Gehrig e scoprì che era scomparso del tutto. Sono stato libero dai sintomi fin dal mese di marzo del 2004. Per chi di voi non lo sapesse, non esiste una cura per il morbo di Lou Gehrig.

Dopo aver sperimentato personalmente i risultati delle tecniche dei Codici di Guarigione, decisi d’imparare tutto il sistema nella sua interezza. Inoltre, ho svolto formazione per lo staff della mia clinica oncologica di Atlanta, affinché anche i miei pazienti potessero godere dei benefici di questo grande lavoro. In base ai risultati che il mio staff e io stiamo rilevando, oggi so di aver trovato il metodo di guarigione che stavo cercando. Non conosco niente altro che si rivolga ai problemi sia emotivi che fisici, guarendoli in modo altrettanto efficace e completo.

Dott. Ben Johnson

Brano tratto dalla Prefazione del libro I codici di Guarigione - Dott. Alexander Loyd -  Macro Edizioni

Il Codice della Guarigione - The Healing Code - Libro >> http://goo.gl/7TUrCh      
Alexander Loyd, Ben Johnson
Editore: Macro Edizioni
Data pubblicazione: Febbraio 2012
Formato: Libro - Pag 320 - 13,5x20,5
Ristampa: Settembre 2012