Quando la malattia va oltre il piano fisico
Non è possibile curare un paziente senza tenere conto del
suo stato emozionale e spirituale
di Alexander Loyd, Ben Johnson - 03/09/2013
Quando la malattia va oltre il piano fisico
Uno dei grandi ostacoli, che ho dovuto affrontare in
quanto oncologo integrativo, risiede nelle problematiche di tipo emotivo e
spirituale che i miei pazienti devono superare per poter guarire. Ho avuto dei
pazienti che sono deceduti letteralmente subito dopo essersi liberati del
cancro, poiché non riuscivano a superare la rabbia, la paura, la sensazione di
non essere amati, l’incapacità di perdonare o altri fattori problematici della
loro vita. Per aiutare i miei pazienti a gestire meglio i loro problemi emotivi
e spirituali ho esplorato e ricevuto formazione in molte terapie, incluso anche
il counseling tradizionale, la Terapia del campo di pensiero (Thought Field
Therapy, o TFT), le Tecniche di libertà emozionale (Emotional Freedom
Techniques, o EFT), il Healing Touch, la Tecnica di digitopressione di Tapas
(TAT), le Quantum Techniques e altro.
Alcune di esse sono state di una certa utilità, e talune
hanno aiutato più di altre. Ma nessuna si è dimostrata all’altezza del compito
di poter funzionare per tutti. La verità in tutto questo sta nel fatto che ci
capita raramente d’incontrare una forma di terapia davvero nuova, specialmente
una che sia potenzialmente in grado di modificare il panorama della medicina
come lo conosciamo oggi.
Pensate solo alle possibilità di un mondo senza Prozac,
Liptor, insulina o senza farmaci antipertensivi. Quando questo coincide col
nostro momento del bisogno personale, può rappresentare un evento realmente
fenomenale. All’epoca non lo sapevo, ma la nuova terapia che stavo cercando era
rappresentata dai Codici di Guarigione sviluppati dal dottor Alex Loyd, che
oggi ho il piacere di definire un amico e un socio.
Nella mia clinica oncologica di Atlanta siamo molto
progressisti. Prendiamo in esame le svariate cause del cancro e per ciascuna
cerchiamo di mettere a punto forme di terapia specifiche. Ritengo che le cause
del cancro siano dovute a una combinazione di metalli pesanti, virus, carenza
di ossigeno nelle cellule, acidosi metabolica e problemi di natura
emotivo-spirituale. Possiamo gestire molto bene i metalli pesanti servendoci di
una vasta gamma di agenti da assumere per via endovenosa e orale. Un virus e
altre particelle simili ai virus sono molto più difficili da affrontare, ma
possono essere gestiti per mezzo di alcuni preparati antivirali e di altri
agenti non approvati dalla FDA. Per ciò che concerne la deprivazione di
ossigeno cellulare (per la quale Otto Warburg è stato insignito del premio
Nobel per la medicina nel 1932, quando provò che la mancanza di ossigeno è una
causa importante del cancro), si tratta di un processo più lento. Esistono
agenti che permettono di modificare la curva dissociativa tra ossigeno ed
emoglobina per via endovenosa.
Tutto ciò è strettamente collegato all’acidosi metabolica
e ai continui cambiamenti nella dieta, che sono assolutamente necessari.
Sebbene non sia cosa facile, affrontare tutte queste problematiche
simultaneamente costituisce un compito incalzante e concretizzabile. Erano
piuttosto i problemi di natura emotiva e spirituale a costituire l’ostacolo
principale per la guarigione dei miei pazienti. Trovare una soluzione a
quell’ostacolo si trasformò in una impresa sempre più importante per me, mentre
continuavo a occuparmi della professione medica.
La mia esperienza personale di diagnosi funesta
Durante le mie ricerche rivolte al benessere dei miei
pazienti, cominciai ad avere io stesso alcuni sintomi a livello fisico,
accusando principalmente affaticamento e fascicolazione (uno spasmo
involontario o contrazione convulsa delle fibre muscolari). Cercai d’ignorarli,
mettendoli da parte come una conseguenza dell’infortunio al midollo spinale che
avevo subito nel 1996. Ma col passare del tempo le mie condizioni peggioravano.
I muscoli di una gamba mi tremavano all’altezza del polpaccio e
contemporaneamente subivo degli spasmi muscolari alla schiena o nella parte
alta delle braccia. Ci si sarebbe potuti mettere lì seduti a osservare quei
muscoli che saltavano su e giù sotto lo strato di epidermide. Per di più, mi
affaticavo molto, anche solo per salire una corta rampa di scale, e la mia voce
si era indebolita. Decisi che era ora di fissare una visita dal mio chirurgo
ortopedico, che è anche un amico personale. Dopo avermi esaminato, m’informò
con grande riluttanza della sua diagnosi: sclerosi laterale amiotrofica (SLA),
comunemente nota col nome di morbo di Lou Gehrig. Non essendo soddisfatto di
quella diagnosi, mi misi subito in contatto con un altro mio amico medico per
avere una seconda opinione. Anche lui fece la stessa diagnosi.
Andai a casa e mi tuffai nei miei volumi di medicina.
Quello che scoprii fu piuttosto spiacevole. L’ottanta per cento dei pazienti
affetti dal morbo di Lou Gehrig muore nell’arco di cinque anni dopo la comparsa
dei sintomi, e io li avevo già avuti per almeno un anno! Secondo le statistiche
riferite a quella malattia, avevo appena vissuto tra il venticinque e il
cinquanta per cento del tempo che mi restava da vivere. Molti dei miei pazienti
oncologici avevano prognosi migliori di quella.
Poco tempo dopo aver ricevuto quella diagnosi frequentai
un seminario durante il quale ebbi modo di ascoltare il dottor Alex Loyd mentre
esponeva il suo recente lavoro sui Codici di Guarigione. Ero molto incuriosito
dal fatto che, quando il dottor Loyd iniziava a fornire consulenza e a lavorare
con i suoi pazienti e quando questi ultimi cominciavano a guarire emotivamente,
iniziava a manifestarsi in loro anche una guarigione di tipo fisico. Il
fenomeno era del tutto inatteso, ma si dimostrava vero, poiché il dottor Loyd
rilevava la presenza di un numero crescente di pazienti che guarivano
fisicamente. Con la mia recente diagnosi in mano, raddoppiai gli sforzi per
saperne di più sulla scoperta del dottor Loyd.
Avevo capito ma dovevo analizzare le basi filosofiche
Le basi filosofiche erano importanti per me, perché se la
filosofia fosse stata difettosa, anche il mio lavoro sarebbe stato imperfetto.
Come il libro I codici di Guarigione spiegherà più in dettaglio, uno dei
concetti base della metodica dei Codici di Guarigione consiste nel fatto che
tutta la memoria è immagazzinata sottoforma d’immagini, e che alcune di queste
immagini contengono delle non-verità o menzogne che, se non vengono corrette,
finiscono per dare luogo a problemi di natura emotiva e/o fisica.
Il concetto che i ricordi fossero immagazzinati sotto
forma d’immagini non mi creava alcun problema, visto che il cervello funziona
in maniera molto simile a un supercomputer. L’idea delle non-verità o menzogne
contenute in quelle immagini mi risultava un po’ nuova, ma aveva perfettamente
senso. Tutti, a partire da Freud e da altri prima di lui, avevano teorizzato
che ancoriamo parte della nostra energia a uno stadio precedente, il che poi ci
rende incapaci di gestire i problemi di vita che sorgono innanzi a noi. L’idea
nuova era il concetto che tali eventi, tali immagini, non fossero vere. Per
esempio, se qualcuno si sentiva non amato, era davvero indegno di amore?
Naturalmente no! Se ci si sentiva incompetenti, ciò significava che il nostro
corpo e la nostra mente fossero davvero incapaci di svolgere quella data
azione? Probabilmente no. È più verosimile pensare che semplicemente non si
pensava di poterci riuscire. Quindi mi andava bene il concetto che si potesse
credere a delle non-verità. Ma come poteva, tutto questo, tradursi in malattia?
Cercai di paragonare la cosa a un modello informatico che
mi riuscisse di comprendere. Noi siamo stati creati avendo in dotazione
determinati programmi. Uno dei nostri programmi è quello di “autoguarigione”.
Quando crediamo a delle non-verità, i file di questo programma si corrompono,
facendo sì che il programma giri sempre più lentamente e che poi finisca per
bloccarsi. Se solo si potesse trovare il modo di ripulire il programma… Voilà!
L’innata capacità dell’organismo di guarirsi, secondo il piano divino, sarebbe
ristabilita! Questo era logico in un modello informatico, e plausibile in un
modello umano. Ma come si fa per eliminare i dati sbagliati e sostituire a essi
quelli giusti? Questo per me si riduceva a un concetto di fisica, poiché tutto,
inclusa l’informazione digitale, in definitiva esistein termini del suo
denominatore più comune: l’energia, dotata di una sua frequenza vibrazionale.
Qualsiasi frequenza può essere cambiata, se soltanto si sa come fare.
Un tuffo a capofitto nel metodo
A quel punto ero a mio agio con gli aspetti scientifici e
filosofici dei Codici di Guarigione. Era arrivato il momento di buttarsi,
quindi m’iscrissi a un seminario di formazione. L’istruzione impartita era
buona e cominciai ad apprendere alcune semplici tecniche utilizzate dai coach
dei Codici di Guarigione. Decisi anche di acquistare una sessione di guarigione
privata della durata di un’ora col dottor Loyd, a uso mio personale. C’erano
due cose su cui volevo lavorare immediatamente. La prima in assoluto era la mia
diagnosi del morbo di Lou Gehrig.
Inoltre, da molto tempo soffrivo d’insonnia, in modo
talmente grave da far sì che ormai da decenni non mi fossi mai coricato la sera
senza ricorrere a un sonnifero. Ricevetti un Codice per la mia insonnia che
avrei dovuto usare tre volte al giorno. La prima sera, dopo aver applicato il
Codice una sola volta, mi addormentai e dormii tutta la notte. Per le cinque
settimane successive non presi una singola volta il sonnifero. Con questo non
intendo dire di non averne mai più presi in seguito, poiché viaggio molto e
talvolta gli strani letti e i rumori particolari mi creano situazioni
difficili. Tuttavia, il mio schema del sonno è notevolmente migliorato e prendo
un sonnifero soltanto di rado.
Quanto alla mia fascicolazione muscolare,
all’affaticamento e ad altri sintomi del morbo di Gehrig, sono tutti spariti.
Dopo tre soli mesi di utilizzo dei Codici di Guarigione tornai dal chirurgo che
mi aveva fatto la prima diagnosi. Mi fece una elettromiografia (EMG) per
controllare il morbo di Gehrig e scoprì che era scomparso del tutto. Sono stato
libero dai sintomi fin dal mese di marzo del 2004. Per chi di voi non lo
sapesse, non esiste una cura per il morbo di Lou Gehrig.
Dopo aver sperimentato personalmente i risultati delle
tecniche dei Codici di Guarigione, decisi d’imparare tutto il sistema nella sua
interezza. Inoltre, ho svolto formazione per lo staff della mia clinica
oncologica di Atlanta, affinché anche i miei pazienti potessero godere dei
benefici di questo grande lavoro. In base ai risultati che il mio staff e io
stiamo rilevando, oggi so di aver trovato il metodo di guarigione che stavo
cercando. Non conosco niente altro che si rivolga ai problemi sia emotivi che
fisici, guarendoli in modo altrettanto efficace e completo.
Dott. Ben Johnson
Brano tratto dalla Prefazione del libro I codici di
Guarigione - Dott. Alexander Loyd -
Macro Edizioni
Il Codice della Guarigione - The Healing Code - Libro
>> http://goo.gl/7TUrCh
Alexander Loyd, Ben Johnson
Editore: Macro Edizioni
Data pubblicazione: Febbraio 2012
Formato: Libro - Pag 320 - 13,5x20,5
Ristampa: Settembre 2012