L'alluminio causa l'Alzheimer?
Un'analisi dei più recenti studi sulla pericolosità dell'alluminio
per il nostro cervello
di Fiamma Ferraro - 21/01/2015
L'alluminio causa l'Alzheimer?
L’alluminio non è certamente l’unica causa dell'Alzheimer
e vanno presi in considerazione numerosi altri possibili fattori, che vanno
dalla predisposizione genetica alle quantità di alluminio assunto, alla
difficoltà che vi è in alcuni di espellerlo, alla coesistenza di vari altri
fattori nocivi (dieta, medicinali vari, ecc.).
Tuttavia gli studi più recenti sembrano indicare, anche
se non ancora con “prove di colpevolezza” al 100%, che l’alluminio, in quantità
giornaliere elevate e per lunghi periodi, svolge perlomeno un ruolo di
“complice corresponsabile” nel far insorgere questa malattia nelle persone
predisposte.
Sull’argomento vi è un’infinità di studi, con risultati
in parte contrastanti. Negli anni ’60 e ’70 prevalevano gli studi che ne
dichiaravano la colpevolezza, poi hanno iniziato a prevalere quelli che ne
indicavano l’innocenza, ma negli anni più recenti sono divenuti sempre più
numerosi quelli che ne indicano la colpevolezza.
L’attuale situazione è riassunta bene ad esempio nel
seguente articolo di Tomljenovic l. (Gruppo di ricerca neurologica
dell’Università della British Columbia, Vancouver, Canada), pubblicato su:
J Alzheimers Dis. 2011;23(4):567-98. doi:
10.3233/JAD-2010-101494, con il titolo: Aluminum and Alzheimer's disease: after
a century of controversy, is there a plausible link?. (Alluminio e morbo di
Alzheimer: dopo un secolo di controversie; vi è un nesso plausibile?).
In questo articolo si osserva che l’alluminio è il
metallo neurotossico maggiormente presente sulla terra, il cui possibile
accumulo nel tessuto neuronale è stato ripetutamente dimostrato. Il ruolo
dell’alluminio nell’Alzheimer è stato ripetutamente negato in base alle
seguenti considerazioni :
1) l’alluminio non potrebbe penetrare nel cervello in
quantità tali da causare danni;
2) l’alluminio in eccesso sarebbe facilmente espulso dal
corpo;
3) l’accumulo di alluminio nei neuroni sarebbe una
conseguenza più che una causa dell’Alzheimer.
A queste tesi nell’articolo viene fornita la seguente
risposta:
1) la ricerca ha dimostrato che sono sufficienti quantità
anche molto esigue di alluminio per provocare neurotossicità;
2) l’alluminio riesce con vari meccanismi di trasporto ad
attraversare la barriera emato-encefalica e quindi a penetrare nel tessuto
cerebrale;
3) l’accumulo di quantità pur esigue di alluminio nel
corso della vita porta con il tempo a un suo accumulo selettivo nei tessuti
cerebrali;
4) sin dal 1911 l’evidenza sperimentale ha ripetutamente
dimostrato che l’intossicazione cronica da alluminio riproduce la sintomatologia
neuropatologica propria dell’Alzheimer.
L’articolo conclude pertanto che: "L’ipotesi che
l’alluminio contribuisca in modo significativo all’Alzheimer è basata su
evidenza sperimentale molto solida” e che “dovrebbero essere prese delle misure
immediate per diminuire l’esposizione delle persone all’alluminio, esposizione
che potrebbe essere il singolo fattore, maggiormente pesante ed evitabile in
relazione all’Alzheimer ".
In questo libro della dottoressa Fiamma Ferraro sono
indicati alcuni rimedi diretti a liberare l'organismo umano da almeno una parte
del carico di tossine che tutti noi, vivendo in un ambiente tanto inquinato
quanto quello odierno, non possiamo evitare di accumulare nel corso degli anni.
Numerosi altri studi dimostrano il nesso
alluminio-Alzheimer, si vedano solo a titolo di esempio:
- Rodella LF, Ricci F, Borsani E, Stacchiotti A, Foglio
E, Favero G, Rezzani R, Mariani C, Bianchi R. “Aluminium exposure induces
Alzheimer's disease-like histopathological alterations in mouse brain”, Histol
Histopathol. 433-9. 23 Apr. 2008.
- Flarend, R, T Bin, D Elmore, and S L. Hemb. “A
Preliminary Study of the Dermal Absorption of Aluminum From Antiperspirants
Using Aluminium-26”, Food and Chemical Toxicology 39 (2001): 163-168. 22 Jan.
2008.
- Exley, C, and M M. Esiri. “Severe Cerebral Cognophilic
Angiopathy Coincident with Increased Brain Aluminium in a Resident of
Camelford, Cornwall, UK”, Journal of Neurology, Neurosurgery, and Psychiatry 77
(2006): 877-879. 18 Jan. 2008.
Ed ecco ancora altri estratti:
-Recent research suggests that aluminium is linked to
neurotoxicity and even dementia (Immunologic Research online, April 2013).
-Aluminium is found in higher concentrations in the
brains of Alzheimer's patients (Journal of Alzheimer's Disease online, Vol. 35,
No. 1, 2013).
-There is growing concern that aluminium is involved in
the development of this devastating condition (Clinical Biochemistry, January
2013).
-A preliminary study found that drinking silicon-rich
mineral water helps remove aluminum from the body and may improve cognition
(Journal of Alzheimer's Disease, Vol. 33, No. 2, 2013).
In particolare, il Prof. Christopher Exley,
dell’Università di Keele, U.K. in un articolo che in Gran Bretagna ha ricevuto
notevole diffusione (http://www.dailymail.co.uk/health/article-2792370/aluminium-poisoning-brains-causing-alzheimer-s-professor-claims.html#ixzz3OFElkEa4)
ha osservato per l’appunto che l’alluminio è il metallo più abbondante
contenuto nella crosta terrestre, e quindi si trova anche nelle piante e negli
alimenti, ma che, mentre fino a 50 anni fa assumevamo solo minime quantità di
questa sostanza dagli alimenti e magari dalle pentole in cui questi alimenti
erano cucinati, oggi invece siamo circondati dall’alluminio e ne assumiamo
quantità industriali, poiché è divenuto onnipresente; si trova nell’acqua, nei
deodoranti e cosmetici, in involucri e detersivi, negli antiacidi e in altre
medicine. Il Prof. Exley conclude: "Stiamo tutti quanti accumulando una
nota neurotossina nel nostro cervello, dal momento in cui siamo concepiti fino
alla morte; perchè mai affrontiamo questo fattore inevitabile con una tale
noncuranza?".
Il discorso riguardante l’opportunità di dedicare la
giusta attenzione a prodotti con cui si entra in contatto quotidiano vale certo
non solo per l’alluminio ma per numerose altre sostanze (piombo, mercurio,
arsenico, ecc.) presenti oggi nel nostro ambiente in quantità mai viste fino a
un centinaio di anni fa; il nostro organismo non si è ancora evoluto in modo
tale da poterle smaltire tutto senza problemi. Dosi “infinitesimali” di ognuna
di queste sostanze tossiche, prese ogni tanto e singolarmente non farebbero
danni, ma la somma di tutte queste dosi “infinitesimali” assunte giornalmente
alla fine rischia di diventare notevole e non più innocua.
La conclusione sopracitata del Prof. Exley sembra
riassumere molto bene l’atteggiamento più appropriato nei confronti di questo
problema: non è certo il caso di diventare “nevrotici” e di evitare con
“terrore” di assumere quantità anche infinitesimali di alluminio. L’alluminio
in forma organica contenuto negli alimenti è innocuo, e anche se a quello
alimentare viene aggiunto alluminio in altre forme, purché in quantità limitata
e non ogni giorno, con ogni probabilità non succede nulla (salvo magari in
soggetti geneticamente predisposti o con problemi di eliminazione). Vale
tuttavia la pena di dedicare un minimo di attenzione al problema e di prendere
alcune precauzioni elementari. Così ad esempio se si devono prendere
frequentemente antiacidi e altre medicine contenenti alluminio si potrebbe
evitare di usare deodoranti con alluminio, e fare attenzione a non mettere
pentole e posate di alluminio a contatto con l’aceto. È l’assunzione quotidiana
e costante di alluminio che causa problemi, e non un’assunzione occasionale.
Per cui se ogni tanto, per cucinare un piatto particolarmente gustoso, si
vogliono utilizzare per la cottura le buone proprietà conduttrici delle pentole
in alluminio non rivestito, allora non succede alcun danno: buon appetito!
Fiamma Ferraro
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