"La teoria del tutto": un film da vedere per
chi ama la scienza e i grandi sentimenti
La straordinaria storia di una delle più grandi menti
viventi al mondo, il famosissimo astrofisico Stephen Hawking: "La Teoria
del tutto" è un film, da vedere, rivedere, meditare
di Emanuele Cangini - 17/04/2015
«Non ci dovrebbero essere limiti alla ricerca umana.
Siamo tutti diversi. E per quanto la vita possa sembrare cattiva, c’è sempre
qualcosa che si può fare e riuscirci. Finché c’è vita, c’è speranza».
Con questa frase il celebre cosmologo-scienziato Stephen
Hawking chiude il sipario di una delle scene conclusive del film La teoria del
tutto, uscito nelle sale cinematografiche italiane nel 2014 e tratto dalla
storia autobiografica di Jane Hawking (prima moglie del fisico); una visione
che tocca profondamente le corde dell’animo, permeando di una densità palpabile
il lirismo romanzato che ne asseconda la trama.
La vita del geniale scienziato viene proposta da
un’angolazione alternativa, spostando abilmente il baricentro della narrazione
dalle scoperte che lo hanno reso famoso, pur accennandole, alle normalità della
sua quotidianità. Le gesta coraggiose di una donna che lo ama, che lo sposa e
ne sposa tutti i limiti della malattia, e che in nome di quell’amore totale,
con disilluso eroismo, rinnega la spensieratezza della propria gioventù per
consacrarsi a un sentimento certamente difficile da vivere, forse impossibile.
Jane, conosciuta presso il college, è figura ricca di significato, degna di
quella valenza che la vede oscillare tra una presenza a tratti anche
ingombrante e una più amena zona d’ombra, nella quale sa porsi con silenziosa
compostezza. Le scoperte dello scienziato non da fulcro della progressione
narrativa, fanno da cornice a quella malattia che lo abbatte nel corpo ma non
nello spirito, nei gesti ma non nei pensieri; inappellabile la sentenza di un
medico amareggiato, che con sentito sconforto comunica al giovane genio appena
ventenne i suoi “due ultimi anni di vita”.
Ciò che pare essere una condanna, si rivela un inno alla
vita.
Non esiste morte laddove esistono riflessione,
immaginazione, speculazione; non esiste abbandono laddove si invoca il proprio
irrevocabile diritto alla vita. È evidente da parte del regista James Marsh, il
sottolineare un contrasto: lo stridere che si produce dallo scontro tra un nichilismo
indotto da un destino crudele e una ferrea volontà di vivere, e di vita,
nostalgicamente umanista. La frase di Stephen, sul lettino, rivolta al medico è
emblematica: «Anche il cervello ne è colpito?».
In questo bailamme, non passa certo inosservata la
mutazione di paradigma scientifico-spirituale di Hawking: una posizione
certamente ortodossa e confacente ai protocolli cattedratici conservatori, che
lo vede porsi inizialmente a difesa della roccaforte dell’ateismo scientifico
newtoniano, pregno di quei rigori d’indagine figli dell’epopea illuminista,
muta in una più malleabile e speranzosa ottica di apertura.
Un’apertura che, a tratti, veste i panni di una sorta di
attesa.
Quell’universo che prima era visto, pensato, come non
necessariamente concepibile tramite causa prima, viene rivisto, rimeditato;
magari infinito, senza limiti e senza contorni. Magari…
Quel dio tanto temuto, tanto taciuto, tanto accantonato,
pare non fare più paura. E se anche nei nuovi modelli cosmologici non viene
menzionato, nemmeno, parimenti, gli viene chiusa la porta in faccia,
escludendolo come si farebbe con qualsiasi segreto scomodo e innominabile.
La fiamma del fuoco di un camino, intravista dalla trama
infeltrita di un maglione di lana maldestramente indossato ai bordi di un
letto, scatena la scintilla, l’intuizione, che porteranno lo scienziato, di lì
a poco, già dotto di dottorato, a formulare la sua geniale teoria di
descrizione dei buchi neri.
Essi emettono radiazione termica: perdendo energia e
particelle perdono al contempo massa, giustificando in tal modo una ipotetica
evaporazione che ne determinerebbe la limitatezza di vita.
Una teoria scientifica, certo, ma ancor più prosaica, che
si permette con i colori della matematica di scrivere un nuovo spartito
cosmologico.
Un film intenso e vibrante. Meritato il plauso al giovane
attore emergente Eddie Redmayne per la sublime interpretazione di Hawking.
Durante lo scorrere dei titoli di coda, con lo sguardo
bloccato e sospeso tra i nomi in successione, una frase è sopravvenuta alla mia
memoria, una frase famosa, titolo di una canzone del maestro Franco Battiato:
«Tutto l’universo ubbidisce all’amore».
Sì, ne sono ora ancor più convinto; questo film è un
inno, una consacrazione, all’amore.
Visto con la penna di uno scienziato e scritto con
l’anima di una storia coraggiosa.
Stephen Hawking
Questa è l'incredibile storia vera di un uomo che ha
dedicato la sua vita a scrivere il libretto di istruzioni per l'universo.
Dalla nascita sotto le bombe all'infanzia nella grande
casa che risuonava di musica e di bizzarro lessico familiare. Dai giorni di
scuola, leader naturale tra i compagni che lo soprannominarono
"Einstein" nonostante i voti scarsi, alla terribile scoperta dei
primi sintomi di una malattia degenerativa incurabile, la sclerosi laterale
amiotrofica. È il 1963 e Stephen Hawking ha ventun anni.
Secondo i dottori gliene restano da vivere al massimo
altri due.
Con la minaccia di una morte prematura che incombe sulla
sua testa, questo svogliato studente di fisica di Oxford si lancia nel campo
delle ricerche cosmologiche, rendendosi conto che c'è "una quantità di
cose importanti che avrei potuto fare se la mia condanna fosse stata
sospesa".
Oggi, sta per festeggiare il settantesimo compleanno, è
un genio riconosciuto del nostro tempo, e la radiazione che porta il suo nome
potrebbe trovare una conferma definitiva.
Questa è anche la storia di una grande avventura del
pensiero.
Kitty Ferguson, che da oltre vent'anni collabora con
Hawking, intreccia con sapienza al racconto della sua vita quello della sua
ricerca: la conciliazione fra la relatività generale e la meccanica
quantistica, la Teoria M e la prospettiva di una "Teoria del Tutto",
il paradosso dell'informazione, l'espansione dell'universo e la possibile
esistenza di un multiverso iperdimensionale.
Kitty Ferguson
Stephen Hawking >> http://goo.gl/wIvmn7
Una vita alla ricerca della teoria del tutto
Editore: Rizzoli
Data pubblicazione: Ottobre 2011
Formato: Libro - Pag 437 - 14x22 - cartonato