Lo stato unificato di coscienza
Lo stato unificato di coscienza è caratterizzato dal
sorgere di un insieme unico di cambiamenti fisiologici e neurofisiologici
indicanti profonda integrazione e coerenza del funzionamento cerebrale
di John Hagelin - 18/05/2015
Lo stato unificato di coscienza
Mentre la coscienza di veglia rappresenta una forma
complessa di consapevolezza corrispondente ad uno stato complesso del
funzionamento neurofisiologico, il cervello è capace anche di assumere stati
più semplici e più integrati di funzionamento, che soggettivamente
corrispondono a stati più silenti e più unificati di consapevolezza.
Secondo quanto risulta dall'esperienza diretta, e alla
scienza Vedica della coscienza dalla quale deriva la meditazione,
l'intelligenza umana, come l'intelligenza della natura, è strutturata
gerarchicamente in strati - dal grossolano al sottile, dall'eccitato al non
eccitato, e dal diversificato all'unificato.
Mentre noi generalmente siamo consapevoli solo dei
livelli più attivi e superficiali della mente che sono coinvolti nel pensiero,
nella percezione e nell'azione, l'esperienza rivela che ogni pensiero subisce
una microgenesi "verticale" da una forma seme o meno eccitata o
olistica fino ad una manifestazione più condensata e articolata concretamente,
dove finalmente è disponibile alla consapevolezza conscia e partecipa nel
processo dell'esperienza e dell'azione.
In altre parole, l'esperienza della meditazione rivela un
vasto regno di livelli sottili della mente e del processo cognitivo che tipicamente
resta al di fuori dell'esperienza conscia.
Questi livelli più profondi della mente sono sperimentati
come causalmente prioritari, intrinsecamente più dinamici, e progressivamente
più astratti, completi ed unificati - parallelamente ai livelli più fondamentali
di intelligenza riscontrati in natura.
I livelli sottili della mente
Soggettivamente, questi stati unificati di consapevolezza
emergono quando la mente sperimenta sistematicamente stadi più astratti e
fondamentali nello sviluppo del pensiero.
Pertanto, come la mente diviene meno e meno localizzata
dai limiti specifici di un pensiero, la consapevolezza diventa
corrispondentemente più espansa. Quando l'impulso più debole di un pensiero o
di una sensazione viene "trasceso" in questo modo, la coscienza è
lasciata da sola a sperimentare se stessa. In questo stato di pura coscienza,
lo stato più semplice e meno eccitato della consapevolezza umana, la cosceizna
viene sperimentata come un campo puramente astratto ed illimitato.
Appena divento consapevole spontaneamente dei livelli più
fondamentali ed astratti dell'oggetto dell'attenzione durante la meditazione, i
limiti rigidi dell'oggetto iniziano a sfumare. Come l'oggetto diventa sempre
meno localizzato ed il fuoco dell'attenzione inizia ad espandersi, la
comprensione diventa sempre più illimitata. Quando l'impulso più debole
dell'oggetto si dissolve e non vi è un contenuto localizzato dell'esperienza,
la mia consapevolezza è completamente illimitata. Rimango con l'esperienza di
un campo puro, astratto, universale di coscienza, non localizzato da uno
specifico contenuto o da un'attività della mente, soltanto il Sé vigile nella
sua stessa natura illimitata.
Da un punto di vista strutturale, la coscienza ordinaria
di veglia è caratterizzata dalla triplice struttura del "osservatore"
(campo vivo della soggettività stessa), del "processo di
osservazione" (il meccanismo del pensiero e della percezione), e l'
"osservato" (il contenuto o oggetto dell'esperienza). Così, nella coscienza
di veglia, c'è sempre un oggetto di percezione, che sia un oggetto grossolano
dell'esperienza sensoriale, un
pensiero, o semplicemente una sensazione astratta.
Sebbene l'"oggetto di percezione" fornisca il contenuto sostanziale
dell'esperienza di veglia, sia l'osservatore che il processo di osservazione
sono necessariamente presenti anch'essi. A livelli più profondi di
consapevolezza, l'oggetto della percezione è sperimentato come più intimo al
soggetto, ovvero la separazione tra l' "osservatore" e l'
"osservato", che è una caratteristica che definisce l'esperienza di
veglia, diventa meno distinta. Nello stato meno eccitato della coscienza, i tre
componenti essenziali dell'esperienza di veglia - osservatore, processo di
osservazione ed osservato - sono unificati in una struttura di pura coscienza
autointeragente.
Lo stato unificato di coscienza
Questo stato di pura coscienza è chiamato samhita
[letteralmente: coscienza unificata] nella scienza Vedica di Maharishi Mahesh
Yogi.
Questo stato unificato di coscienza è caratterizzato dal
sorgere di un insieme unico di cambiamenti fisiologici e neurofisiologici
indicanti profonda integrazione e coerenza del funzionamento cerebrale. La
ricerca fisiologica su questo sato iniziò con il lavoro di R.K.Wallace, che
evidenziò dall'elettroencefalogramma (EEG), dalla resistenza elettrica cutanea
e da altri indicatori metabolici che un quarto stato di coscienza [oltre i tre
noti di veglia, sogno e veglia] avrebbe potuto instaurarsi nel corso della
pratica della meditazione.
Numerosi studi successivi hanno confermato che il
complesso integrato di cambiamenti fisiologici che avvenivano spontaneamente
durante la pratica della meditazione è consistente con l'esistenza di un quarto
stato basilare di coscienza. Il termine "basilare" è usato per
indicare che questo stato di coscienza sembra essere universalmente accessibile
e altrettanto naturale degli stati di coscienza di veglia, sogno e sonno
profondo.
[...] L'esistenza di uno stato di coscienza unificato
sottostante e la disponibilità di procedure pratiche sistematiche per
investigare questo stato, è stata annunciata da molti ricercatori come una
nuova fondazione empirica per una teoria psicologica unificata e la base di una
completa scienza della coscienza.
Inoltre, queste pratiche meditative largamente
disponibili forniscono una base sistematica, riproducibile, scientifica per
l'esplorazione dei livelli più profondi della mente e della coscienza, e
pertanto permettono un paragone dettagliato della struttura della mente umana e
le strutture più profonde dell'intelligenza evidenziate in natura.
Intelligenza Umana e Intelligenza della Natura:
Corrispondenza dettagliata. Come risulta chiaramente, questa corrispondenza è
notevolissima. Come già notato, sia l'intelligenza umana che l'intelligenza
della natura posseggono una struttura gerarchica.
Entrambe hanno alla loro base un campo unificato di
intelligenza. E, come in natura, i livelli più profondi della mente sono più
potenti, olistici, completi ed unificati. Questa corrispondenza qualitativa ha
resistito ad uno stretto esame scientifico.
[...] La conclusione più naturale che si può trarre da
tale corrispondenza è che il campo unificato della pura coscienza
auto-interagente ed il campo unificato della moderna fisica teorica sono uno e
lo stesso. In altre parole, il livello più profondo dell'esperienza umana, la
pura coscienza, costituisce l'esperienza diretta soggettiva del campo unificato
che attualmente viene esplorato dalla fisica teorica moderna. Questa
conclusione è sia economica che consistente con il buonsenso comune: è
difficile concepire due distinti campi unificati della legge naturale - uno
alla base dell'esperienza conscia ed uno alla base di ogni altra cosa
nell'universo (infatti questa conclusione sembra logicamente necessaria; per
definizione, il campo unificato della fisica è puramente auto-interagente - la
sorgente autosufficiente di tutte le cose create; in modo simile, la pura
coscienza è puramente auto-interagente, o "auto-riferente" - il campo
unificato di tutta l'attività mentale; se questi due campi sono entrambi
puramente auto-interagenti, e se essi interagiscono l'uno con l'altro - come,
per esempio, la mente soggettiva ed il corpo materiale devono in ultima analisi
interagire tra di loro -, allora essi devono essere uno e lo stesso).
Mentre sembra quasi autoevidente agli scienziati
convenzionali che la pura coscienza, l'aspetto più fondamentale dell'esistenza
umana, ed il campo unificato, l'aspetto più fondamentale di ogni altra cosa in
natura, siano identici, questa affermazione risulta sorprendente - o perfino
anti-intuitiva - per molti fisici. La ragione di ciò è che molti scienziati
considerano la coscienza come un epifenomeno - come la risultante macroscopica
di numerosi processi elettro-chimici microscopici nel cervello. Questa visione
particolare della coscienza sembrerebbe precludere qualsiasi relazione
fondamentale tra la coscienza stessa ed il campo unificato. Tuttavia, questa
visione meccanicistica della coscienza e l'intero modello materialistico su cui
essa si fonda, è principalmente il prodotto di tre secoli di ricerca
scientifica dedicata all'analisi della materia macroscopica [superate dalle
grandi scoperte della teoria della relatività e della fisica quantistica]. Va
sottolineato che, riguardo alla coscienza, questo punto di vista non ha alcuna
base empirica rigorosa, e non dovrebbe essere formalmente associata con la
scienza. Inoltre, come vedremo, questa visione meccanicistica della coscienza è
in contrasto con un insieme sempre crescente di dati che riguardano il dominio
della coscienza individuale e collettiva, ed è anche incompatibile con le
esperienze dirette di milioni di individui, esperienze simili a quella citate
in precedenza.
Effetti di Campo della Coscienza
L'evidenza sperimentale più concreta per una descrizione
più profonda della coscienza, basata sulla teoria dei campi, è l'Effetto di
Super-radianza, o Effetto Maharishi, prodotto dalla pratica collettiva della
Meditazione Trascendentale e del programma di MT-Siddhi.
Questi sono dimostrazioni consistenti di effetti di campo
estesi della coscienza che hanno retto alla prova di molte ripetizioni
consecutive su una varietà di scale. Questi studi impiegano misure sociologiche
standard, come la statistica dell'FBI sulla criminalità, per studiare
l'influenza coerente su una popolazione circostante da parte di gruppi di
esperti che praticano collettivamente queste tecniche.
Il comportamento fisico osservato di questi effetti
sociologici sono fortemente indicativi di un effetto di campo. Per esempio, la
riscontrata attenuazione dell'effetto con la distanza appoggerebbe fortemente
una interpretazione di questo tipo, basata sulla teoria dei campi. La
dipendenza quadratica dell'intensità dell'effetto rispetto alla grandezza del
gruppo creatore di coerenza è anch'esso caratteristico di un fenomeno di campo
in cui gli elementi irradiatori operano coerentemente (specificatamente, la
sovrapposizione coerente di ampiezze richiesta per produrre un'intensa
interferenza costruttiva [tipica dei fenomeni ondulatori] suggerisce il
comportamento di un campo di Bose - per esempio un campo quantistico
gravitazionale, elettromagnetico o supersimmetrico).
Nell'ambito del dominio classico dello spazio-tempo (3+1)
dimensionale, gli unici mediatori potenziali per tali interazioni sociologiche
di lungo raggio sono l'elettromagnetismo e la gravitazione. L'interazione
gravitazionale tra individui, tuttavia, è di gran lunga troppo debole per
produrre effetti sociologici rivelabili. C'è un consenso generale tra gli
scienziati sul fatto che anche l'interazione elettromagnetica sia probabilmente
troppo debole per spiegare gli effetti sperimentalmente osservati.
Se i meccanismi convenzionali sono incapaci di rendere
conto dei dati della superradianza, allora è chiaramente necessario un
meccanismo non convenzionale; in particolare, ogni meccanismo che possa servire
a superare le sostanziali barriere di distanza coinvolte. Più di una
spiegazione dettagliata di tale meccanismo può essere trovata nella letteratura
[della fisica teorica]. Una spiegazione coinvolte la struttura nonlocale della
geometria spazio-temporale prodotta da forti effetti gravitazionali alla scala
di super-unificazione. Un'altra spiegazione coinvolge correlazioni quantistiche
di lungo raggio riguardanti una componente "conscia" del collasso
non-locale della funzione d'onda.
Entrambi i meccanismi richiedono che la coscienza operi
alla scala della superunificazione o vicino ad essa, e che pertanto essa occupi
una posizione fondamentale nella struttura dell'universo fisico.
L'abbondantissima evidenza sperimentale dell'Effetto Maharishi così fornisce un
forte sostegno empirico per l'identità proposta tra la pura coscienza ed il
campo unificato.