Il potenziale del cervello: tu sai come sfruttarlo al
massimo?
Le Neuroscienze, grazie a un metodo sensazionale, ci
insegnano come poter elevare al massimo le nostre potenzialità
di Valentina Balestri - 27/08/2015
Il potenziale del cervello: tu sai come sfruttarlo al
massimo?
Il nostro cervello possiede un potenziale immenso.
Anche se fino a una trentina di anni fa si pensava che
questo nostro prezioso organo fosse poco flessibile, fisso e immutabile, oggi i
neuroscienziati hanno dimostrato che il cervello ha la capacità di riprogrammarsi
in termini di apprendimento, adattamento e cambiamento.
Grazie a questa sua caratteristica, definita
neuroplasticità, il cervello può cablare i circuiti neurali, stabilendo nuove
funzioni: se una persona, ad esempio, perde la funzionalità della mano destra,
il cervello crea nuove connessioni neurali che permettono di ridisporre i ruoli
della mano sinistra, affidandole quelli precedentemente svolti dalla destra.
Possiamo, essenzialmente, alterare le nostre funzioni
cerebrali così da poter assumere un maggior controllo su di esse, smettendo di
lasciarci influenzare spropositatamente dalle emozioni distruttive.
Analogamente, possiamo permettere alla nostra salute,
alla nostra longevità (e alla nostra “illuminazione”) di manifestarsi al
massimo delle potenzialità.
Estratto da "Ottieni il massimo dal tuo
cervello"
Quali sono le emozioni che influenzano la nostra mente e
come incidono sulla riorganizzazione del nostro cervello?
“Abbiamo due tipologie di emozioni. Le prime, le emozioni
cognitive sono coscienti, originali e collegate al momento presente. È naturale
sentirci felici, arrabbiati o tristi in periodi diversi della vita, spesso
assolutamente senza alcun motivo. Se richiamate alla mente, queste emozioni,
non durano a lungo, perché sono ragionate e dotate di senso, solo in rapporto
alla situazione che rappresentano.
Le emozioni istintive, invece, sono tossiche. Se l’ira
scatenatasi durante una disputa permane a lungo, anche dopo la fine del
confronto, significa che stiamo sperimentando un’emozione istintiva. Infatti,
quando siamo arrabbiati, perdiamo la consapevolezza di agire in maniera
irrazionale, non ascoltiamo l’altra persona e siamo incapaci di provare empatia
e compassione: le funzioni del cervello superiore vengono dirottate e ci
ritroviamo a rimuginare, cercando sempre di più di convincerci della nostra
ragione e del torto ricevuto, anche a distanza di anni dall’evento.
Questo si traduce nel rifiuto di perdonare: ogni volta
l’adrenalina si diffonde nel sistema nervoso e il nostro corpo rivive
ininterrottamente l’evento, proprio come se stesse accadendo nel presente.
Iniziamo così ad argomentare mentalmente su come avremmo potuto rispondere
diversamente agli eventi.
Queste emozioni rappresentano la nemesi della vera
esperienza spirituale: così soffiamo sulle ceneri ardenti di vecchi ricordi e
li portiamo nel presente, dove avvampano con grande intensità.
Bisogna rendersi conto che questo stato d’animo ci
impedisce di sperimentare emozioni autentiche nel qui ed ora.
Agire di conseguenza significa riparare i nostri cervelli
e guarire le nostre emozioni tossiche, avvicinandoci di più a uno stato di
salute e di benessere personale. A quel punto, possiamo portare in primo piano
le qualità attribuite agli esseri “illuminati”: pace interiore, saggezza,
compassione, gioia, creatività e una nuova visione del futuro."
«Ci sono due lupi dentro di me.
Uno vuole uccidere e distruggere, mentre l’altro vuole
creare pace e portare bellezza.
Quale dei due vincerà?»
«Quello dei due a cui tu darai da mangiare»
Parabola diffusa tra gli Indiani d'America
David Perlmutter, Alberto Villoldo
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Gli orizzonti della neuroscienza
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