lunedì 7 settembre 2015

Il potenziale del cervello: sai come sfruttarlo al massimo?

Il potenziale del cervello: tu sai come sfruttarlo al massimo?

Le Neuroscienze, grazie a un metodo sensazionale, ci insegnano come poter elevare al massimo le nostre potenzialità

di Valentina Balestri - 27/08/2015



Il potenziale del cervello: tu sai come sfruttarlo al massimo?

Il nostro cervello possiede un potenziale immenso.

Anche se fino a una trentina di anni fa si pensava che questo nostro prezioso organo fosse poco flessibile, fisso e immutabile, oggi i neuroscienziati hanno dimostrato che il cervello ha la capacità di riprogrammarsi in termini di apprendimento, adattamento e cambiamento.

Grazie a questa sua caratteristica, definita neuroplasticità, il cervello può cablare i circuiti neurali, stabilendo nuove funzioni: se una persona, ad esempio, perde la funzionalità della mano destra, il cervello crea nuove connessioni neurali che permettono di ridisporre i ruoli della mano sinistra, affidandole quelli precedentemente svolti dalla destra.

Possiamo, essenzialmente, alterare le nostre funzioni cerebrali così da poter assumere un maggior controllo su di esse, smettendo di lasciarci influenzare spropositatamente dalle emozioni distruttive.
Analogamente, possiamo permettere alla nostra salute, alla nostra longevità (e alla nostra “illuminazione”) di manifestarsi al massimo delle potenzialità.


Estratto da "Ottieni il massimo dal tuo cervello"

Quali sono le emozioni che influenzano la nostra mente e come incidono sulla riorganizzazione del nostro cervello?
“Abbiamo due tipologie di emozioni. Le prime, le emozioni cognitive sono coscienti, originali e collegate al momento presente. È naturale sentirci felici, arrabbiati o tristi in periodi diversi della vita, spesso assolutamente senza alcun motivo. Se richiamate alla mente, queste emozioni, non durano a lungo, perché sono ragionate e dotate di senso, solo in rapporto alla situazione che rappresentano.

Le emozioni istintive, invece, sono tossiche. Se l’ira scatenatasi durante una disputa permane a lungo, anche dopo la fine del confronto, significa che stiamo sperimentando un’emozione istintiva. Infatti, quando siamo arrabbiati, perdiamo la consapevolezza di agire in maniera irrazionale, non ascoltiamo l’altra persona e siamo incapaci di provare empatia e compassione: le funzioni del cervello superiore vengono dirottate e ci ritroviamo a rimuginare, cercando sempre di più di convincerci della nostra ragione e del torto ricevuto, anche a distanza di anni dall’evento.
Questo si traduce nel rifiuto di perdonare: ogni volta l’adrenalina si diffonde nel sistema nervoso e il nostro corpo rivive ininterrottamente l’evento, proprio come se stesse accadendo nel presente. Iniziamo così ad argomentare mentalmente su come avremmo potuto rispondere diversamente agli eventi.
Queste emozioni rappresentano la nemesi della vera esperienza spirituale: così soffiamo sulle ceneri ardenti di vecchi ricordi e li portiamo nel presente, dove avvampano con grande intensità.

Bisogna rendersi conto che questo stato d’animo ci impedisce di sperimentare emozioni autentiche nel qui ed ora.
Agire di conseguenza significa riparare i nostri cervelli e guarire le nostre emozioni tossiche, avvicinandoci di più a uno stato di salute e di benessere personale. A quel punto, possiamo portare in primo piano le qualità attribuite agli esseri “illuminati”: pace interiore, saggezza, compassione, gioia, creatività e una nuova visione del futuro."
 

«Ci sono due lupi dentro di me.
Uno vuole uccidere e distruggere, mentre l’altro vuole creare pace e portare bellezza.
Quale dei due vincerà?»
«Quello dei due a cui tu darai da mangiare»

Parabola diffusa tra gli Indiani d'America


David Perlmutter, Alberto Villoldo
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Gli orizzonti della neuroscienza
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Data pubblicazione: Gennaio 2012
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