Costellazioni familliari: dal caos all’ordine
Dalla teoria all’esperienza diretta nell’approccio delle
costellazioni sistemiche di Victoria Sneh Shabel
di Elsa Masetti - 10/11/2014
Costellazioni familliari: dal caos all’ordine
«Si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla sia
in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo»
Siamo costantemente immersi in un campo di
energia-informazioni e con esso intrecciati. Nessuna traccia di ciò che è
stato, è e sarà in esso è dispersa. Allo stesso modo nessuna
connessione-persona-evento-memoria. A livello olografico siamo noi stessi quel
campo brulicante di energia-informazione, come lo è ogni cellula-molecola che
compone l’organismo. Ognuno di questi campi – locali e più diffusi, biologici e
di coscienza – brulica energeticamente d’informazioni che tendono a uno stato
di coerenza, che potremmo assumere quale altro termine per ordine o armonia. La
vita e la sua evoluzione è, grazie al raggiungimento e al riassestamento di
quello stato ordinato, allineato, sincronico.
Potrebbe quindi il caos essere un momento che tende alla
riorganizzazione cooperativa, dall’indifferenziazione alla differenziazione di
un nuovo ordine? Nella scienza si parla di teoria del caos come, in breve e
semplicemente, l’effetto imprevedibile di fatti e movimenti che potrebbero
sembrare ininfluenti, sul corso degli accadimenti e degli eventi. Questa
ipotesi in termini comprensibili a tutti è ciò che ha portato alla ribalta
l’effetto farfalla ovvero il concetto che minime variazioni all’origine possano
provocare effetti e mutamenti nel movimento-comportamento di un sistema. Detto
così, eludendo i termini matematici, le misure e restando fuori dalla competenza
accademica, resta un’ipotesi, affascinante forse, e tuttavia molto astratta.
Prendiamo il caso di un sistema di appartenenza – che potremmo anche chiamare,
tornando alla biologia, campo morfico – che va dal campo familiare alla più
generale appartenenza al genere umano fino all’appartenere ad un sistema
solare, a un cosmo etc.
Campi locali che come una serie di bambole russe si
trovano all’interno di campi sempre più vasti, liberi dalla nozione di
spazio-tempo, sebbene in egual misura fatti della stessa energia-informazione.
Ogni manifestazione, increspatura, movimento nel piccolo campo influenza il
grande e viceversa, in un’inestricabile connessione da cui non si scappa. E di
nuovo l’argomento può suonare astratto fino a diventare un potenziale rompicapo,
fintanto che indugiamo, però, nel bisogno di voler capire e ancor meglio di
cercare di capire con il solo intelletto. Coerenza, ordine, caos, sincronia per
quanto impugnati dalla scienza restano fenomeni con un alone di mistero che
travalica il sapere intellettivo continuando tuttavia a dispensarci e a rendere
evidenti i suoi effetti. Abbiamo bisogno di mobilitare altro, altri organi di
senso, interiori, intuitivi, non-locali o meglio ancora farsi organi (nel senso
lato strumenti, anche musicali sì) di un’intelligenza molto più vasta e
articolata di quella locale della piccola mente con il suo processo di
pensiero.
Ciò che mi ha sempre meravigliato, fin dal mio primo
incontro con Bert Hellinger e le costellazioni familiari, è come tutto ciò che
finora ho provato a spiegare, diventi una semplice esperienza diretta - senza
sforzo, sanante, inclusiva - nel dispiegarsi e ancor più nell’evolversi, negli
anni, del lavoro sistemico delle costellazioni. Trovo coerente, quindi, che una
facilitatrice in questo settore – Victoria Sneh Shabel – abbia, senza alcune
intenzione specifica, “scoperto” le costellazioni del caos. Le sue parole, su
come è avvenuto, ne sono la prova evidente e comprensibile:
Il mio primo timido contatto con il Caos è accaduto in
una costellazione che stavo conducendo.
Eravamo bloccati, nessuna soluzione era in vista e
l’energia stava lentamente abbandonando la costellazione. All’improvviso una
partecipante che era seduta nel cerchio si alza e cammina dritta attraverso la
costellazione per prendersi qualcosa da bere dalla parte opposta dalla sala. I
partecipanti del gruppo (ed io) tratteniamo il respiro senza crederci, quando
all’improvviso vedo, con l’angolo degli occhi, che l’immagine prima bloccata
della costellazione ha ricominciato a muoversi. Interessante! Invito l’intrusa
a ripetere il percorso che ha appena compiuto, questa volta lentamente e con
consapevolezza. Un sospiro di sollievo attraversa i rappresentanti. “Lei
mancava!” “Abbiamo bisogno di lei”. “Senza di lei non siamo completi”.
A questo punto era facile trovare la persona che avevamo
dimenticato di includere.
Da quel momento, tengo sempre gli occhi aperti su cosa
succede alle persone fuori dalla costellazione e ho imparato a guardare i
segnali nell’intera sala e anche nell’ambiente: un’improvvisa folata di vento
che apre la porta; il fragore di un tuono che si avvicina, un uccello che
inavvertitamente urta la finestra. Tutte queste cose ti possono portare verso
la via della comprensione e della risoluzione.
Con sempre più esperienza di queste “costellazioni del
caos”, il mio lavoro è cambiato al punto che dovevo cercare un nome che si
addicesse alla nuova gestalt, e anche che onorasse la fonte: il lavoro delle
costellazioni familiari. Non importava quale nome fosse proposto, tutte le
volte che ascoltavo le persone parlarne, mi era chiaro che “Costellazioni del
Caos” dava la migliore descrizione.
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