Il concetto di Sincronicità
di Armando De Vincentiis
“Se le recentissime conclusioni delle scienze naturali si
approssimano a un concetto unitario della realta’ , al quale si adattano da un
lato gli aspetti di spazio e tempo e dall’altro quelli di causalita’ e
sincronicità , cio’ non ha niente a che fare col materialismo. Piuttosto sembra
emergere qui la possibilita’ di eliminare l’incommensurabilita’ tra osservatore
e osservato”
C.G.Jung
La vera storia della sincronicità comincia con la
collaborazione di due grandi pensatori, lo psicologo Carl Jung e il fisico
Wolfgang Pauli. Il loro concetto di sincronicità ha avuto origine da un
connubio tra i due approcci della fisica e della psicologia. La vita e il
lavoro di questi due uomini contiene l’embrione da cui doveva evolversi il
concetto di sincronicità, è un fenomeno che ha catturato l’attenzione e la
ricerca di C.G.Jung e W.Pauli per più di 30 anni.
Carl Jung
Carl Gustav Jung nacque nel villaggio svizzero di Keswill
nel 1875 e, dopo un’infanzia solitaria costellata di malattie e un carattere
introverso tendente a sogni e fantasie, diventò uno studente di medicina,
estroverso, robusto, amante del bere. Dopo essersi specializzato in psichiatria
il giovane Jung cominciò a corrispondere con Freud. Quando, nel 1907 i due si
incontrarono l’analista svizzero aveva già dato dei contributi significativi
col suo test di associazione verbale e la sua teoria dei complessi. Le loro
discussioni furono molto fruttuose tanto che Freud scrisse: “Non potevo sperare
in nessuno meglio di te per continuare e completare il mio lavoro”.
Tuttavia, malgrado la loro amicizia, Freud e Jung avevano
una visione molto diversa dell’inconscio. Anche il metodo di ricerca era
differente perché mentre Freud si basava sulla tradizione scientifica
razionale, Jung era più interessato nello spiritualismo, nelle fantasie e nella
strana natura delle immagini disegnate e sognate dai suoi pazienti. Mentre
Freud sosteneva che la nostra vita inconscia è dominata dagli istinti e dalle
repressioni su cui si stende una leggera patina di civiltà, Jung riteneva che
la mente inconscia avesse una dimensione creativa nascosta e che non fosse solo
guidata da pulsioni sessuali.
Già nel 1909, malgrado fossero ancora molto amici, c’era
della tensione che serpeggiava sotto il loro rapporto. Un giorno Freud stava
rimproverando Jung per il suo interesse nello spiritualismo e lo metteva in
guardia dal rischio di essere sopraffatto dalla “marea nera del fango
dell’occultismo”. Jung provò una sensazione di caldo bruciante al diaframma e,
allo stesso tempo, i due uomini udirono un forte suono proveniente dalla
libreria. Jung suggerì che quello fosse un esempio di “esteriorizzazione
catalitica”, in risposta alla reazione scettica di Freud, Jung predisse che
sarebbe accaduto un secondo evento e infatti si sentì un altro suono che scosse
Freud considerevolmente.
Da quel momento le loro strade divennero sempre più
separate fino a che si ebbe la rottura definitiva nel 1912 con le dimissioni di
Jung da presidente del congresso psicoanalitico. Dopo la separazione di Jung da
Freud seguirono alcuni eventi che sono particolarmente significativi per lo
sviluppo dell’idea di sincronicità. Libero di esplorare le sue idea senza
l’ombra incombente di Freud, Jung cominciò a lavorare sui tipi psicologici
visti come un bilanciamento tra le forze dell’Intuizione, Sensazione, Pensiero
e Sentimento e mise a punto i concetti di estroversione e introversione.
Nel mezzo di questa attività che lo portò successivamente
a esplorare l’inconscio collettivo Jung cominciò a sentire i primi sintomi di
quello che i suoi biografi hanno definito una totale rottura dell’equilibrio
mentale di cui riferisce nel suo libro Memorie, sogni e riflessioni. Nei mesi
che seguirono il viaggio interiore si fece sempre più profondo nei recessi
nascosti della sua mente e, in un sogno, simbolizzò la sua mente come una casa
con una cantina nascosta contenente una porta a trappola che portava in una
caverna ancora più remota, preistorica. Jung stava cominciando a scoprire
un’area profonda e universale della mente, quella che poi avrebbe chiamato
l’inconscio collettivo.
In questa area, che dimostrò comune in tutti gli esseri
umani, Jung scoprì una varietà di simboli micro-macrocosmici, che chiamò
“mandala”, e un certo numero di personalità autonome. Il viaggio nell’inconscio
era accompagnato da figure con cui conversava quali Filemone, il vecchio
saggio, Anima, la giovane donna che fu da guida spirituale a Simon Magnus,
Lao-Tzu, Klingsor, etc. Di Filemone, Jung scrive: “…a volte mi sembrava molto
reale, come se fosse una personalità vivente. Continuavo a camminare su e giù
per il giardino con lui e per me era quello che gli indiani chiamano un
guru….Mi disse cose che non avevo pensato consciamente. E osservai che era
chiaramente lui che parlava, non io.”
Queste “visite” raggiunsero il loro culmine nel 1916
quando l’intera casa di Jung era come infestata da delle presenze e, un sabato
mattino, il campanello suonò e alla porta non c’era nessuno. “Credetemi,
continua Jung, l’atmosfera era molto spessa. Allora sentii che stava per accadere
qualcosa. L’intera casa era piena come se ci fosse una folla, totalmente piena
zeppa di spiriti. Erano ammassati fino alla porta e l’aria era così spessa che
facevo fatica a respirare”. Nelle tre notti successive Jung scrisse, come
posseduto da queste entità, I Sette sermoni ai morti, un lavoro scritto in
stile profetico, che presenta una cosmologia globale dell’universo materiale e
mentale. Nei sermoni il mondo di tutte le cose create, la “creatura” emerge da
una situazione precedente ancora indifferenziata, il “pleroma” e il libro
stesso diventa una metafora dell’emergenza della coscienza dall’inconscio
collettivo, e di quest’ultimo dallo “psicoide”, uno stato che precede la
distinzione tra mente e materia.
I Sermoni sono importanti perché contengono, in forma
simbolica, molto di quello che poi Jung avrebbe reso esplicito nelle ricerche e
negli scritti successivi. Dalle sue ricerche risulta che la mente umana può
essere scavata al di là dell’inconscio personale e che, ai suoi livelli più
profondi, possiede una struttura ricca di forze dinamiche, configurazioni
simmetriche e centri autonomi di energia. Andando ancora più in profondità si
incontra il terreno comune da cui sono emersi sia la mente che la materia, un
eco di quello che Kammerer definiva come: “un cordone ombelicale che connette
pensiero, sentimenti, scienza e arte col grembo dell’universo che li ha
generati”.
Che cosa è veramente successo a Jung durante questo
periodo di rottura dell’equilibrio mentale? Egli stesso la defini un periodo di
“malattia creativa”. Dire che era pazzo non spiega nulla perché il suo viaggio
nell’inconscio era tutt’altro che caotico anzi mostrava un consistente ordine
interno. Il mondo che Jung aveva scoperto non era pazzo e senza senso ma
talmente strutturato che lo psicologo fu in grado di ritornare alla superficie
della ‘sanità normale’ portando con se delle profonde intuizioni e delle
scoperte che formarono la base del suo lavoro successivo. Questa profonda
trasformazione di Jung durante il suo viaggio nella ‘follia’ fu accompagnato da
un certo numero di sincronicità, quali l’infestazione degli spiriti e il suono
del campanello alla porta, sicuramente importanti per il futuro riconoscimento
del fenomeno.
Come Jung ha creato una storia dell’origine della mente
dell’universo, così la fisica moderna ha prodotto un mito della creazione della
materia a partire dal vuoto indifferenziato o dal big bang primordiale.
Wolfgang Pauli
Pauli nacque nel 1900 a Vienna e pubblicò il suo primo
scritto scientifico due mesi dalla fine della scuola superiore. A vent’anni
aveva scritto un articolo di 200 pagine sulla teoria della relatività che fu
elogiato da Einstein con le seguenti parole, “nessuno che studiasse questo
lavoro maturo e magnificamente concepito potrebbe credere che l’autore sia un
uomo di 21 anni.
Ci si chiede cosa dovremmo ammirare di più … la
comprensione psicologica dello sviluppo delle idee, la sicurezza della
deduzione matematica, la profonda visione fisica, la capacità di
presentazione.” Le conversazioni di Pauli con Heisenberg spianarono la strada
per la teoria quantistica e, ad alcuni mesi dalla scoperta di Heisenberg, Pauli
aveva applicato la nuova teoria per calcolare lo spettro dell’atomo di
idrogeno. Le sue successive discussioni con Bohr aiutarono a formulare
l’interpretazione di quella teoria.
Il suo famoso Principio di Esclusione spiega perché c’è
struttura nell’universo. Elettroni, protoni ed altre particelle chiamate
fermioni sono governate da un principio di asimmetria, che significa che non
possono essere tutti nello stesso stato quantistico. Questa restrizione dà
inizio alla differenziazione del mondo materiale in uno di vari elementi
chimici. Dall’altra parte, le particelle bosone sono governate dal principio
della simmetria che permette loro di aggregarsi in un singolo stato coerente,
com’è il caso dei laser, dei superconduttori e dei superfluidi.
La visione di Pauli dell’importantissima simmetria in
natura lo portò anche a predire il neutrino, venticinque anni prima che fosse
scoperto sperimentalmente. Da parte sua, Max Born, credette che Pauli fosse uno
scienziato più grande di Einstein. Però il nome di Pauli non è mai stato molto
conosciuto al pubblico in generale come gli altri giganti della scienza degli
ultimi trecento anni. Il motivo è che Pauli preferì lavorare dietro le quinte
proponendo nuove idee e fornendo commenti critici in conversazioni, lezioni e
lettere. Nella sua personalità Pauli fu un po’ un paradosso. Mentre alcuni si
riferirono a Pauli come “la coscienza della fisica” altri lo soprannominarono
“il tremendo Pauli” e “la frusta di Dio” a causa dei suoi commenti brutali e
severi durante i seminari. Riferendosi ad un articolo di un collega, ad
esempio, disse, “Questo non è corretto. E non è nemmeno sbagliato. Pauli era
molto attaccato a sua madre che si suicidò nel 1927 quando scoperse che suo
marito aveva una relazione. Da questo punto in avanti la vita di Pauli cadde a
pezzi.
Il suo matrimonio con una cantante di nightclub durò solo
alcune settimane. Iniziò a bere sempre più e divenne aggressivo nei bar al
punto di essere buttato fuori. Finalmente a trent’anni consultò Carl Jung che
lo trovò “un individuo estremamente unidirezionale il cui inconscio era
divenuto turbato ed attivato; così si proiettava su altri uomini che gli
apparivano come suoi nemici … divenne molto solitario … iniziò a bere …
litigare … fu picchiato”.
Nella tipologia junghiana, Pauli era il tipo di pensatore
la cui funzione dei sentimenti era stata così repressa e non riconosciuta che
ora minacciava di esplodere e di travolgerlo. Jung trovò Pauli così “stracolmo
di materiale arcaico” che, non volendo influenzare o “contaminare” questo
materiale in alcun modo, lo indicò ad un collega, Erna Rosenbaum, per l’analisi
dei sogni. La Rosembaum si era appena laureata perciò Jung sapeva che non
avrebbe “interferito” col suo paziente. Ed invero durante i cinque mesi di
analisi Pauli riportò centinaia di sogni eccezionali. Aveva aperto un dialogo
con i più profondi livelli della sua mente inconscia e, a sua volta, aveva
iniziato ad insegnargli. L’incontro di Pauli con l’inconscio culminò in una
visione di una tale sublime armonia – l’Orologio del Mondo – che produsse
qualcosa di simile ad una conversione religiosa nel fisico. Questo sogno
espresse la misteriosa armonia del cosmo e nel suo simbolismo unì due mondi –
rappresentati da dischi rotanti.
Verso il 1935 Pauli sognò che Einstein venne da lui e gli
disse che la teoria quantistica era unidimensionale ma che la realtà era
bidimensionale. Pauli doveva accettare una nuova dimensione della realtà ed
egli credette che la dimensione mancante fosse l’inconscio ed i suoi archetipi.
Jung aveva proposto gli archetipi come princìpi strutturali della mente
inconscia ma Pauli ora affermava che essi erano anche i princìpi sottostanti
per le strutture ed i processi nel mondo fisico. A questo proposito intraprese
un programma di ricerca per sviluppare quello che definì un “linguaggio
neutro”, uno che si fosse applicato ugualmente bene alla fisica come alla
psicologia.
Collaborò con Jung sul lavoro di quest’ultimo sulla sincronicità
(il “principio di connessione acasuale” di Jung o la “connessione
significativa). Indipendentemente iniziò a studiare il modo in cui l’archetipo
della Trinità aveva influenzato Keplero nella sua formulazione delle leggi del
movimento planetario. Ma Pauli stava ora facendo altri sogni in cui una “donna
esotica” gli andava a far visita. Pauli credeva che lei fosse la sua anima.
Iniziò a capire che la questione più importante era “la mancanza dell’anima
nella moderna concezione scientifica del mondo”. Lo “spirito della materia”,
credeva, era stato negato per 300 anni ed ora stava lottando per la
resurrezione. Era guidato da una visione del ritorno dell’anima nel mondo.
Mentre aveva parlato con pochissime persone del suo nuovo lavoro, una volta disse
al suo assistente, H.B.G. Casimir, “Credo di sapere cosa succederà. Lo so
esattamente. Ma non lo dico agli altri. Perciò sto facendo piuttosto teoria a
cinque dimensioni della relatività benché non ci creda veramente. Ma so cosa
succederà. Forse te lo dirò qualche altra volta.”
Ciò nonostante nella sua mezza età iniziò a diventare
depresso. All’età di 47 anni ebbe il primo di una serie di sogni preoccupanti
in cui un “persiano” lo andava a trovare. Nella prima occasione lo straniero
arrivò portando delle lettere. Voleva entrare nell’università di Pauli e
studiare ma non gli era concesso. Quando iniziò a parlare a Pauli con voce
acuta Pauli gli chiese se fosse la sua ombra. “No,” disse lo straniero, “tu sei
la mia ombra”. Pauli gli chiese se voleva studiare fisica. Il visitatore disse
che non riusciva a comprendere il linguaggio di Pauli e Pauli non avrebbe
compreso la fisica nel suo linguaggio. Ma avrebbe aiutato Pauli portandogli una
sedia perché non c’era una sedia nello studio di Pauli. Pauli avrebbe dovuto
lasciar andare le sue illusioni. “Ha molte donne ma ce ne può essere soltanto
una.” Ripensando al sogno Pauli si rese conto che il suo tentativo di un
matrimonio mistico era stato troppo accademico.
Sempre più Pauli si sentì diviso nella sua vita. I suoi
sogni avevano mostrato la direzione in cui avrebbe dovuto muoversi, però gli
mancava il coraggio di cambiare. Iniziò a far visita all’assistente di Jung,
Maria von Franz, e formò una relazione che ebbe un profondo significato
spirituale per lui. Perseverò nell’analisi dei suoi sogni però, secondo von
Franz, “non voleva arrendersi alle richieste dell’inconscio e soffrirne le
conseguenze.” Nella scienza il calore è la chiave di trasformazione.
Come metafora si applica ugualmente all’alchimia come
pure alla psicoterapia. I processi entro una storta alchemica sono rispecchiati
da quelli dell’incontro terapeutico. Solo il calore, che sale con l’amore,
scongelerà “gli incidenti ghiacciati della vita” come dice la junghiana Beverly
Zabriski. Attraverso questo dialogo con l’inconscio e le sue proiezioni nel
mondo della fisica, come pure i suoi tentativi di riconciliare materia e
spirito nel mondo, Pauli stesso stava facendo lavoro alchemico. Però l’oro
alchemico non apparì mai. Eros era sempre stato assente dalla sua vita. Verso
la fine della sua vita al fisico fu concesso un sogno finale. Una donna gli
insegnerà a suonare il pianoforte. Lei prende un anello dal suo dito e lo dà a
lui. Gli dice che quest’anello unirà i due mondi perché è l’anello della sua
scuola di matematica. È “l’anello di i.” Il significato di quest’anello è che
in matematica “i” sta per quelli che sono conosciuti come numeri immaginari.
Assieme ai numeri reali essi creano un piano bidimensionale.
Sincronicità ed ESP
Un fenomeno altrettanto interessante che può definirsi,
in qualche modo, analogo alla sincronicità, è l’ESP (percezione
extra-sensoriale, fenomeni chiamati in generale col termine PSI da una lettera
dell’alfabeto greco), problema di non facile soluzione per la difficoltà di tracciare
una linea netta di demarcazione tra le frodi, i piccoli trucchi, l’auto inganno
e gli esperimenti scientifici. Negli anni ’40 divennero famosi, in USA, gli
esperimenti di psicocinesi dei coniugi Rhine (indovinare le carte, influire sul
lancio dei dadi), cui lo stesso Jung attinse per approfondire la sua ricerca.
Il principio della causalità, da parte sua, venne detronizzato all’inizio del
ventesimo secolo in seguito alle rivoluzionarie scoperte della fisica.
Basti pensare al Principio di Indeterminazione di
Heisenberg secondo il quale è impossibile “fissare” la conoscenza delle
particelle elementari perchè si presentano come onde o come corpuscoli a
seconda di ciò che si vuol osservare: velocità o posizione. Oppure al neutrino,
particella, tanto difficile da “catturare” perchè, praticamente, non ha nessuna
proprietà fisica: non ha massa, non ha carica elettrica, non ha campo
magnetico. Il paradosso, l’astrattezza e la vaghezza d’interpretazione, sono
gli elementi che accomunano il “psi” del fisico e il “psi” del parapsicologo.
Ma torniamo al discorso di partenza, cioè alla sincronicità che Jung studiò col
contributo del fisico W. Pauli, il “padre spirituale” del neutrino. Oltre a
Freud, che intese la telepatia come sistema arcaico di comunicazione tra gli
individui, biologi, matematici e filosofi si sono occupati del problema,
avanzando riflessioni ed ipotesi che mettono in discussione il concetto stesso
di “caso”.
Schopenhauer, parlando di armonia e connessione nella
vita di ogni individuo, sostiene che la causalità è soltanto uno dei principi
che governa il mondo. La natura degli “eventi convergenti” va ricercata,
secondo A. Koestler, in una “tendenza integrativa” universale che, al di là di
un principio causale, mira a riunificare la conoscenza parcellizzata.
Sembrerebbe quindi che la seriazione e la sincronicità sono le risultanti
archetipiche della fondamentale unità di tutte le cose, e che le ESP siano le
più alte manifestazioni del potenziale integrativo della materia vivente.
Secondo Jung “…soltanto la radicata convinzione dell’onnipotenza della
causalità crea difficoltà alla comprensione e fa apparire impensabile che
possano verificarsi o esistere eventi privi di causa….” Ma tali eventi esistono
(anche se, perlopiù, distratti come siamo, non ci facciamo caso e li
trascuriamo) e sembrano assomigliare a degli ordinamenti, “atti creativi”
facenti parte di un universo complesso e misterioso di “creatio continua”, al
di là di una nostra possibile comprensione intellettuale.
Tra le ultime formulazioni teoriche in merito, è
importante evidenziare il pensiero di Jean Charon, eminente fisico
contemporaneo. Charon descrive l’”onda psi” come un movimento ondulatorio di
ogni particella elementare che permette lo sguardo sul mondo esterno, quindi
una visione piccola e ristretta di un piccolo “pezzetto” di Universo ma,
contemporaneamente, permette alla particella di contemplare anche il suo mondo
interno, in rapporto anche al passato e alla memoria. Questo dà luogo alla
scelta di uno specifico comportamento, tra un insieme di scelte possibili; tale
scelta è agita come comportamento unico ed evolutivo in solidarietà con il
Cosmo intero. Guardando all’organismo (il corpo materiale) come ad un insieme
di particelle elementari, possiamo distinguere il Pensiero (l’Io) che funziona
razionalmente per fornire comportamenti possibili, e lo Spirito (il Sè) che,
come Centro Universale di Coscienza, rappresenta il Tutto e, attraverso il
“non-volere”, tende a scegliere (almeno, così crede l’Io…) il comportamento più
adatto all’evoluzione.
Scopo ultimo di Ragione e Intuizione è la dilatazione,
l’accrescimento della coscienza, in una visione onnicomprensiva ed universale.
D’altra parte è pur vero che “… i processi del sistema inconscio sono ‘fuori
dal tempo’, cioè non sono ordinati nel tempo, non mutano col trascorrere del
tempo. Il rapporto col tempo riguarda il sistema della coscienza” (S.Freud).
Forse è per questo che, soprattutto nel pensiero occidentale, così intriso di
razionalismo e determinismo, è difficile ammettere una complementarietà tra
uomo e cosmo, e che esista un livello di realtà “altro” che esula dal principio
di causalità. Ma l’odierna fisica atomica ci conduce ad una visione del reale
assai simile alla visione intuitiva dei mistici orientali, sicchè i fenomeni
sincronistici non sembrano più così oscuri dal momento che spazio e tempo
formano un continuum, materia ed energia sono intercambiabili, osservatore ed
osservato interagiscono e formano un tutt’uno.
Definizione di Sincronicità e commenti:
Concetto coniato da Jung per indicare la significativa
coincidenza o corrispondenza:
a) di un accadimento psichico e di uno fisico, senza che
vi sia una relazione causale tra uno e l’altro. Tali fenomeni sincronicistici
avvengono, per esempio quando vicende interne ( sogni, visioni, presentimenti)
trovano corrispondenza nella realtà esterna: l’immagine interiore o il
presentimento si sono dimostrati <>.
b) di sogni, pensieri, immagini interiori, ecc… simili o
uguali che hanno luogo contemporaneamente in luoghi diversi.
Per chi volesse sperimentare con la propria esperienza il
concetto di sincronicità, in questa sede si evidenzia che non si ancora giunti
ad una opinione scientifica accettata unanimemente, il fenomeno è ancora
materia di dibattito, secondo i detrattori non risponde, allo stato attuale
delle cose, alla cosiddetta ripetibilità sistematica tipico del laboratorio;
nell’esperienza, il probabile sperimentatore noterà che non si tratta di
mettere il termometro in un vaso d’acqua oggi e l’indomani di ripetere la
stessa misura; comunque sia è possibile incrementare il range statistico di
questi eventi.
Come? Innanzitutto comprendendo teoricamente la
definizione riportata, in secondo luogo porre una attenzione critica al proprio
flusso mentale, questo può essere discorsivo – immaginativo nella condizione di
veglia oppure onirico quando si dorme. In questo contesto sarebbe opportuno
tenere un diario aggiornato dei propri sogni, e fare attenzione alle proprie
immagini mentali quando ad esempio siamo assorti a contemplare una situazione
interiore, verificare quindi se è possibile collegarle a delle coincidenze
nello stato di veglia. Tali esperienze consistono nel verificarsi simultaneo di
due diversi stati psichici, due eventi (interni e/o esterni) legati da un
significato, ma non da causalità. Tali coincidenze si dicono “significative”
dove la “connessione” prescinde dal tempo, dallo spazio e dai rapporti
causa-effetto. Jung ha descritto 3 tipi di sincronicità: nel primo vi è
coincidenza tra contenuto psichico ed un evento esterno; nel secondo vi è un
sogno o una visione che coincide con un evento distante nello spazio. Nel
terzo, una persona ha un sogno o una visione di qualcosa che deve avvenire e
che poi, di fatto, si verifica.
Una delle testimonianze più note sul fenomeno è quella riportata
da Jung nell’esperienza con una paziente. La donna, che si trovava in un
momento terapeutico decisivo, stava raccontando un sogno nel quale ella
riceveva in dono uno scarabeo d’oro. Nel frattempo Jung sentì un rumore alle
sue spalle, come se qualcosa urtasse contro la finestra: era uno scarabeo che
cercava di entrare nella stanza buia. Lo scarabeo, simbolo per eccellenza di
rinascita, “entrato” nel momento analitico più idoneo, riuscì ad infrangere la
barriera difensiva della donna che, ancorata ad una statica razionalità, non
era riuscita, fino a quel momento, ad evolvere.L’esperienza psicologica, in
questo caso divenuto famoso, ha assunto pregnanza grazie all’affiorare di
parallelismi simbolici che Jung, almeno in un primo tempo, collegava all’inconscio
collettivo ed agli archetipi.
Di seguito annotiamo una esperienza dello psichiatra a
titolo di esempio…
“Subito dopo questa fantasia…un’altra immagine emerse
dall’inconscio, sviluppandosi da quella di Elia. Le diedi il nome di Filemone.
Filemone era un pagano, ma avvolto in un’atmosfera Egizio Ellenistica, con una
coloritura gnostica. La sua immagine mi si presento per la prima volta nel
sogno seguente. C’era un cielo azzurro, ma sembrava il mare. Sembrava che le
zolle si allontanassero l’una dall’altra e lasciassero scorgere l’acqua azzurra
del mare. Quest’acqua però era però il cielo azzurro. Improvvisamente dalla
destra giungeva librandosi nell’aria, un essere alato. Era un vecchio con corna
taurine.
Portava un mazzo di quattro chiavi tenendone una come se
fosse sul punto di aprire una serratura. Era alato, e le sue ali erano come
quelle di un martin pescatore, con i loro caratteristici colori. Non riuscendo
a capire questa immagine onirica, la dipinsi per meglio vederla. Nei giorni in
cui ero occupato a dipingere trovai nel mio giardino, presso la riva del lago,
un martin pescatore morto! Ero sbalordito, poiché solo assai di rado capita di
vedere uccelli del genere nei dintorni di Zurigo.”
Un ultimo commento…
“Non si può affermare con sicurezza che ciò che sembra
verificarsi nell’inconscio collettivo di un singolo individuo, non si verifichi
anche in altri individui o esseri viventi o cose o situazioni. Quando sorse
nella coscienza di Swedemborg la visione di un incendio a Stoccolma, il fuoco stava
infierendo sulla città, senza che l’una cosa avesse un rapporto in qualche modo
dimostrabile o anche solo pensabile con l’altra. Non vorrei tuttavia impegnarmi
a mostrare il rapporto archetipico in questo caso. Accennerò tuttavia al fatto
che la biografia di Swedemborg riporta certi eventi che gettano una luce
singolare sul suo stato psichico. Bisogna ammettere c’era in lui un
abbassamento della soglia di coscienza, abbassamento che permetteva di accedere
alla “conoscenza assoluta”. L’incendio di Stoccolma si verificò in un certo
modo anche in lui.”
Carl Gustav Jung
La Sincronicità >> http://goo.gl/1oeu9F
Editore: Bollati Boringhieri
Data pubblicazione: Gennaio 1980
Formato: Libro - Pag 120 - 11x17,5