Sport e sistema immunitario
Come e quando praticare attività fisica per trarne il
massimo beneficio
di Simone Soldani - 24/02/2015
Sport e sistema immunitario
L’esercizio fisico, se praticato con regolarità provoca
degli aggiustamenti ed adattamenti in molti apparati del nostro organismo.
Questo si verifica anche nel sistema immunitario.
Durante una singola seduta di allenamento, possiamo
osservare numerosi cambiamenti nelle differenti classi di globuli bianchi.
La concentrazione di granulociti neutrofili aumenta
durante l’attività fisica.
Durante esercizio, aumenta anche il numero dei linfociti
B e T ma allo sospensione dello stesso, soprattutto se l’allenamento è stato
molto intenso e prolungato (superiore all’ora), la concentrazione dei linfociti
si abbassa al di sotto dei valori iniziali. Oltre a verificarsi una riduzione
di numero dei linfociti presenti nel sangue, si ha un generale indebolimento
della funzionalità difensiva delle diverse sottopopolazioni di linfociti, che
viene definita come depressione immunitaria post esercizio. Tali modificazioni
risultano minori se l’intensità dell’attività fisica è moderata e la durata
inferiore all’ora. In questo secondo caso, infatti, i linfociti tornano
rapidamente ad avere una concentrazione nel sangue simile a quella precedente
lo sforzo.
L’esercizio fisico di elevata intensità produce effetti
significativi anche sulla concentrazione di citochine (molecole proteiche) nel
sangue. Gli studi hanno dimostrato che la quantità di interleuchina-6 (IL-6),
che ha effetti infiammatori, può aumentare anche di 100 volte, soprattutto se
il lavoro muscolare è avvenuto attraverso contrazione eccentrica (in
allungamento). È da notare che è lo stesso muscolo lesionato a produrre IL-6,
mentre l’IL-1 (che ha effetti antinfiammatori) è secreta dai monociti.
Un ruolo importante, che determina le modificazioni che
abbiamo avuto modo di vedere è dovuto a fattori neuro-ormonali. È risaputo che
i livelli di ormoni quali l’adrenalina, la noradrenalina e l’ormone della
crescita aumentano durante un esercizio fisico intenso, per ritornare ai valori
fisiologici poco dopo il termine della seduta di allenamento. L’incremento di
adrenalina e noradrenalina sembrerebbe essere responsabile della risposta dei
linfociti, mentre l’ormone della crescita agirebbe maggiormente sui granulociti
neutrofili. Nelle 2/3 ore successive l’attività fisica, prevale l’azione del
cortisolo (ormone dello stress), che è responsabile della riduzione della
concentrazione dei linfociti nel sangue e della loro minore funzionalità.
Quanto detto fino ad ora, può essere riassunto nella
cosiddetta teoria della “finestra aperta”. Infatti, dopo un esercizio fisico
intenso e protratto, esisterebbe un periodo di alcune ore, nel quale il sistema
immunitario è in generale meno efficiente, e nel quale gli agenti patogeni,
come virus e batteri, potrebbero provocare più facilmente un’infezione,
riducendo di conseguenza lo stato di salute. Secondo alcuni studiosi questo
periodo di ridotta efficienza del sistema immunitario potrebbe mantenersi per
tempi maggiori. A tal proposito, vi voglio citare uno studio effettuato su
concorrenti della Maratona di Boston, nel quale, è stato dimostrato che il
numero d’infezioni respiratorie nelle due settimane successive la competizione
era di circa 6 volte maggiore tra le persone che avevano portato a termine la
gara, rispetto a coloro che si erano iscritti alla manifestazione, ma che poi
non vi avevano partecipato.
Allenamento sportivo e funzione immunitaria
La funzionalità immunitaria di atleti che si allenano
frequentemente non mostra particolari differenze rispetto alla funzione
immunitaria di persone sedentarie. I diversi studi presi in esame confermano
che il sistema immunitario sembrerebbe essere lievemente potenziato negli
atleti, ma nulla di più. Differenze maggiori è possibile notarle negli atleti
che presentano una sindrome da sovrallenamento.
Per sovrallenamento, s’intende quella condizione nella
quale l’atleta è eccessivamente stressato da allenamenti e competizioni, che si
verificano con una frequenza tale, da determinare una riduzione della
performance sportiva, e tale riduzione persiste anche dopo un appropriato
periodo di riposo. Questi atleti presentano una ridotta funzione immunitaria,
tra cui, una evidente riduzione delle immunoglobuline presenti nella saliva e
nel sangue, oltre che un’inversione del rapporto fra alcuni tipi di
sottopopolazioni di linfociti. Quanto detto determina un aumento del numero di
infezioni in generale, soprattutto a carico delle prime vie respiratorie
(raffreddori, faringiti, laringiti, bronchiti). Per spiegare questa riduzione
della funzione immunitaria, sono state formulate numerose ipotesi, ma da un
punto di vista scientifico, non è ancora stata formulata una teoria esaustiva
che metta d’accordo tutti.
Attività fisica adeguata ed equilibrata
Ippocrate (460 a.C. – 377 a. C.) considerato il padre
della medicina amava dire: “se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta
dose di nutrimento ed esercizio fisico, né in difetto né in eccesso, avremmo
trovato la strada per la salute”.
Le parole su cui voglio che prestate attenzione sono: “né
in difetto né in eccesso”. L’attività fisica o se preferite lo sport, non
apporta i benefici sperati se non lo praticate con una certa regolarità nel
tempo (due, tre, quattro volte la settimana). All’estremo opposto, praticare
sedute di allenamento eccessivamente faticose, con una frequenza elevata, non
permettendo a voi stessi un adeguato recupero tra una seduta e quella
successiva non è salutare. Imparate quindi a praticare la giusta dose di
esercizio fisico, proprio come insegnavano nell’antichità.
Maurizio Morelli
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