Il caco: un concentrato di vitamine utili per sostenerci
in autunno
Ricco in vitamina A, C, potassio, fosforo, magnesio e
sodio, il caco ha un effetto diuretico, remineralizzante e drenante
di Lena D'Angelo - 03/11/2015
Il caco: un concentrato di vitamine utili per sostenerci
in autunno
Avete mai osservato un albero di kaki o cachi? Verso
ottobre novembre percorrendo le strade di campagna vi sarà capitato di volgere
lo sguardo verso cascinali con davanti questo bell’albero carico di frutti
dall’acceso arancio. Il suo delizioso frutto sembra racchiudere l’ultimo calore
e luce del sole. Chi ne possiede l’albero è solito non raccogliere tutti i
frutti in modo da poterli offrire a tutti gli uccellini affamati che d’inverno
cercano cibo e conforto.
Da dove viene l'albero dei cachi?
Frutto di transizione ci accompagna con la sua dolcezza
verso il rigore invernale. Ma conosciamo più da vicino le origini e la storia
di questo albero: il Diospyros kaki. L’albero dei cachi o kaki è di origine
asiatica e proviene in particolare dalle regioni calde della Cina dove era
coltivato già 2000 anni fa. Arriva successivamente anche in Giappone. Il nome
scientifico Diospyros è derivato da: Dio=Zeus (Dio), e Spyros=spirito/anima, o
Dios=Dio e Pyros= fuoco. Ovvero frutto dispensato da Dio del fuoco. Frutto
divino. Kaki invece proviene da Ka=anima e Ki=terra. Detto Mela D’oriente,
viene definito da giapponesi e cinesi l’albero delle sette virtù: vive a lungo
(anche fino a 50 anni), da una grande ombra d’estate, dà agli uccelli la
possibilità di nidificare tra i suoi fitti rami, non è attaccato dai tarli, le
sue foglie in autunno assumono un colore giallo rosso intenso fino ai primi
geli, il legno dà un bel fuoco, le foglie cadute sono molto concimanti. Anticamente
era d’uso in Giappone offrire il suo frutto nei santuari shintoisti così come
nelle case veniva essiccato e successivamente offerto sull’altare di famiglia a
Capodanno e nel giorno dei defunti, quando le
anime dei morti tornano sulla Terra. E ancora nei
cimiteri sulle tombe dei morti di sconosciuti viene offerto del riso bianco
sulle foglie di 25 cachi. Il suo legno invece viene utilizzato per le
cremazioni. Nella simbologia legata al mondo vegetale il cachi esprime
l’intuizione speciale di “non credere alle apparenze”: forse perché questo
succulento frutto appare tanto sgradevole quando è immaturo, quanto delizioso e
zuccherino una volta perse le sostanze che lo rendono allappante.
Molti studiosi ritengono che questa pianta fosse
conosciuta
già dai greci e dai Romani, altri invece ritengono che la
prima pianta apparve in Inghilterra nel 1796 e che provenisse da un giardino
botanico di Calcutta. In Italia il primo albero di cachi fu impiantato nel 1871
nel giardino Boboli a Firenze a scopo ornamentale. La coltivazione a scopo
alimentare si diffuse solo dal 1900 nel salernitano per poi espandersi in tutta
Italia specie in Emilia Romagna e di recente anche in Sicilia. Lo si trova in
vendita nei mercati rionali, meno facilmente nei supermercati poiché frutto
poco commercializzato dalle
grandi catene.
Il caco: un concentrato di vitamine
Con il suo bel colore aranciato il frutto del cachi ci
aiuta nel periodo di passaggio dall’autunno all’inverno. Ricco di vitamina C e
betacarotene ha un effetto antiossidante e offre luminosità ed elasticità alla
pelle. Ricco in vitamina A, potassio, fosforo, magnesio e sodio, ha un effetto
diuretico, remineralizzante e drenante. Ci può aiutare ad uscire dalle
convalescenze per superare la stanchezza e dopo cure antibiotiche. È
controindicato solo in chi è diabetico o in sovrappeso.
Ottimo regolatore intestinale agisce contro la
stitichezza se gustato a colazione, mentre se gustato meno maturo è utile al
mattino nei colitici perchè ha un effetto astringente, certo senza che sia
troppo “allappante”, sensazione dovuta alla presenza di tannini che con la
maturazione va però scomparendo.
Prima di pranzo aiuta lo stomaco a svolgere meglio le
proprie funzioni. Inoltre ha una funzione protettiva nei confronti di fegato
milza e pancreas. Nella medicina tradizionale cinese il Diospyros viene
utilizzato per la detossificazione da prodotti chimici e da metalli pesanti
come la chemioradioterapia o per problemi psicologici o fisici causati da un
trauma a causa di una guerra o di un incendio. Ma l’utilizzo del frutto del
diospyros è molto vario. Un’idea può essere quella di utilizzarlo in una zuppa
cruda in modo da non perderne le qualità.
Una ricetta con il caco
Vi propongo una ricettina! Estrarre del succo d’uva da
usare come base per la zuppa, tagliare a cubetti due o tre cachi magari i cachi
vaniglia che sono più solidi, tagliare anche a cubetti delle mele e delle pere
ed infine del sedano molto sottile. Mescolare il tutto e lasciare riposare per
un’oretta. Per chi ha una costituzione fredda può essere utile la cottura a 40
gradi nell’essiccatore in modo che sia anche riscaldante ma senza perderne le
qualità.
Francesco Bianchini, Carbetta Francesco
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