Perché il cielo è azzurro?
Il cielo è azzurro a causa della luce. Il dizionario
enciclopedico di Fisica quantistica ci spiega perché!
La redazione S&C - 19/11/2015
Perché il cielo è azzurro?
Nel dizionario enciclopedico di Fisica Quantistica è
tutto spiegato nei dettagli: ogni esperimento, ogni fenomeno, ogni personaggio
rilevante nella storia della Fisica viene raccontato con parole semplici e
chiare.
Ecco perché vi proponiamo un altro estratto.
Estratto dal “Dizionario enciclopedico di fisica quantistica”
di John Gribbin
Perché il cielo è azzurro?
Il cielo è azzurro perché la luce proveniente dal Sole è
diffusa dall’impatto con le molecole d’aria.
La luce
Con il termine “luce” ci si riferisce normalmente alla
gamma di radiazione elettromagnetica, percepibile dall’occhio umano, con una
lunghezza d’onda variabile dai 380 ai 750 nanometri.
Si tratta, in realtà, di una parte dello spettro
elettromagnetico, delimitata dalla radiazione ultravioletta e da quella
infrarossa.
Corrisponde, in termini di colori, alla gamma
dell’arcobaleno, dal rosso (onde più lunghe) al violetto (onde più corte),
passando progressivamente attraverso l’arancio, il giallo, il verde, il blu e
l’indaco.
L’occhio umano si è evoluto e adattato in modo da essere
sensibile alla luce perché la luce è presente: la radiazione di questa parte
dello spettro è prodotta in abbondanza dal Sole e non è assorbita
dall’atmosfera terrestre, cosicché raggiunge il suolo.
Perché albe e tramonti sono rossi?
La luce, a lunghezze d’onda superiori (ovvero nella
posizione rossa dello spettro), interagisce molto meno con l’atmosfera
terrestre rispetto a quanto accade con le lunghezze d’onda inferiori (porzione
blu dello spettro).
Ecco perché albe e tramonti sono rossi, sulla base del
residuo di luce proveniente più o meno direttamente dal Sole, mentre il cielo
nel complesso è di colore azzurro-blu, sulla base della luce che interagisce
con l’atmosfera.
Ci sono particelle disperse nell’aria?
Sebbene John Tyndall, fisico irlandese noto per le sue
doti di divulgatore scientifico, avesse compreso già nel 1860 che il colore del
cielo era dovuto alla diffusione della luce, egli aveva ipotizzato che tale
fenomeno fosse dovuto a piccole particelle di polvere o a goccioline disperse
nell’aria (mentre in realtà ciò provoca la colorazione intensamente rossa del
cielo all’alba e al tramonto).
In seguito, gli fu suggerito che probabilmente erano
proprio le molecole d’aria a operare buona parte della diffusione responsabile
della colorazione del cielo, ma fu solo nel 1910 che Albert Einstein lo
dimostrò inequivocabilmente, servendosi del modo in cui la luce è diffusa
dall’atmosfera, per giungere a una stima delle dimensioni delle molecole e del
valore del numero di Avogadro.
John Gribbin
Dizionario Enciclopedico di Fisica Quantistica con
illustrazioni - Libro >> http://goo.gl/6hvAOc
Dall'Acceleratore di particelle al campo del punto Zero -
Q come Quanto
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