Che cosa c’è nei vaccini?
Da cosa vengono ricavati i vaccini e cosa succede a chi
si vaccina?
di Stefano Montanari,Antonietta Gatti - 07/12/2015
Che cosa c’è nei vaccini?
Estratto dal libro:
“Vaccini: si o no?”
di Stefano Montanari e Antonietta M.Gatti
Vaccini: cosa c'è dentro?
A differenza dei vaccini primitivi, quelli
sette-ottocenteschi o anche, pur molto più raffinati, quelli di qualche
decennio fa, i vaccini correnti oggi sono prodotti farmaceutici molto complessi.
Lungi da noi l’intenzione di entrare in profondità
nell’argomento: i testi di tecnica farmaceutica dedicati sono a disposizione di
chi abbia necessità d’informazioni più dettagliate. Qui ci limiteremo a dire
che il principio attivo è di natura proteica tossica derivante da batteri o
virus modificati.
Di norma le sostanze tossiche sono coltivate in animali o
in loro organi, dal cervello del cane ai reni della scimmia, o in uova di pollo
e di anatra o in tessuti di origine umana come i feti abortiti o ottenute
grazie a manipolazione genetica.
Uno dei rischi, non il solo, insito in questo tipo di
coltivazione è quello d’introdurre poi nel prodotto finale virus presenti in
modo latente nell’animale.
Questi virus convivono pacificamente con l’animale che li
ospita da un numero immemorabile di generazioni ma sono potenziali induttori di
malattie quando vengono trasferiti ad una specie diversa.
I vaccini possono essere prodotti da batteri morti o
inattivati e da virus che, non potendo a rigor di termini essere definiti morti
perché non sono mai stati vivi sono, comunque, resi inattivi.
Il processo viene effettuato con l’aldeide formica
(formaldeide o metanale), una sostanza chimica semplicissima che interferisce
con i legami tra DNA e proteine e che ha proprietà cancerogene, tanto da essere
stato bandito come conservante, per esempio, delle protesi valvolari cardiache
biologiche e da preparati farmaceutici come - e chi è abbastanza vecchio lo
ricorda certamente - il Formitrol per il mal di gola.
Altra possibilità di produzione è quella con
microrganismi attenuati i quali, poi, si replicano nell’uomo come se si
trattasse della malattia vera e propria.
È ovvio che, almeno in linea teorica, chi viene vaccinato
con questa varietà di prodotti (per esempio il vaccino antipolio, quello per il
morbillo, quello per la parotite e quello per la rosolia) della malattia
diventa un portatore sano.
Citiamo senza commenti quanto riportato dall’Enciclopedia
Treccani: «I vaccini vivi attenuati normalmente non causano malattia nei
soggetti immunocompetenti; talvolta, tuttavia, questa si manifesta, anche se
generalmente in forma molto lieve. Nei soggetti con deficit immunitari il
patogeno attenuato può però avere una
replicazione incontrollata e indurre la malattia classica. Esiste la
possibilità inoltre che un microrganismo attenuato possa tornare alla sua forma
originaria e dare malattia».
Esistono, poi, vaccini cosiddetti tossoidi come, ad
esempio, quello che si applica per la difterite e per il tetano. Questi
prodotti non mirano a bloccare la diffusione del Corynebacterium diphtheriae
per la difterite e del Clostridium tetani per il tetano, stante il fatto che
questi batteri si comportano altrimenti, ma a rendere nulla l’azione delle loro
tossine. Anche in questo caso si usa la formaldeide. […]
È bene sapere che, quando un componente è presente in
quantità inferiore ad un determinato limite, il produttore può legalmente
evitare di elencarlo tra gli ingredienti.
È ovvio che questo toglie al medico la possibilità di
rendersi conto se stia somministrando qualcosa nei confronti del quale il
ricevente è allergico o sensibile, sempre che quell’allergia o quella
sensibilità siano note.
È comunque altrettanto ovvio che non sarà praticamente
mai possibile sapere che cosa si sta davvero facendo quando si vaccina un
neonato, dato che quel soggetto si è verosimilmente nutrito solo di latte e non
può essere venuto in contatto con non pochi tra i componenti del vaccino.
Solo per fare un esempio, è difficile stabilire se un
bambino molto piccolo sia allergico alle proteine contenute nelle uova,
proteine che sono presenti in diversi vaccini, né il medico si preoccupa, salvo
forse casi rarissimi, di chiedere notizie ai genitori del vaccinando.
Stefano Montanari, Antonietta Gatti
Vaccini: Sì o No? - Libro >> http://goo.gl/sxvL2J
In esclusiva per la prima volta le analisi e le foto di
laboratorio con il microscopio elettronico delle sostanze presenti nei vaccini